L’esposizione “Paesaggi urbani” potrà essere visitata fino a sabato 19 aprile 2025, a Lecce
Ancora qualche giorno per visitare la mostra “Paesaggi urbani”, aperta sino a sabato 19 aprile 2025, presso la “Fondazione Palmieri” di Lecce. A cura di Valerio Terragno, la selezione di opere di artisti salentini del XIX e XX secolo si presenta come un viaggio collettivo e autentico nell’anima dei luoghi abitati, frequentati, bazzicati, osservati dagli artisti originari del Salento.
È un percorso che cattura gli angoli più intimi del territorio salentino e che restituisce un valore di vissuto attraverso lo sguardo di chi quegli spazi li ha profondamente amati e dipinti con sensibilità.
Autori delle opere in mostra sono gli artisti salentini, nati a cavallo di due secoli, che forniscono le loro visioni. Da Giuseppe Forcignanò, che ci restituisce il clima d’epoca di Gallipoli tra l’azzurro del mare e del cielo e il castello, a Enzo Sozzo che ferma il tempo, con la sua opera Barocco e carrozza, nell’atmosfera artistica leccese degli anni ’70. Altre testimonianze urbane del proprio tempo sono quelle di Temistocle de Vitis, con Il pozzetto del seminario, che evidenzia come anche un dettaglio possa riportare ad una memoria, di Giovanni Stano e Carlo Arditi di Castelvetere che ci raccontano paesi jonico-salentini, la cui restituzione pittorica permette di fissare uno scorcio remoto e porre parallelismi con l’attuale aspetto urbanistico. E poi aggiungo le diverse “visioni” di Piazza S. Oronzo di Carlo Romano, Giovanni Pinto e Giovanni Pantaleo.
Mi limito a questi pochi esempi efficaci per dare una sintesi dell’intero corpus della mostra leccese.
L’esposizione pensata da Valerio Terragno, che non per la prima volta si cimenta nella valorizzazione della tradizione pittorica e degli artefici del territorio, non si limita ad immagini tratte nel Salento, che certamente è protagonista assoluto, ma esplora anche altri, se pur in pochi esemplari, territori, come dimostra Franco Gelli con la sua opera Venezia, Nino della Notte che offre una visione suggestiva del Villaggio africano, e Tonino Caputo con l’opera New Bridge, legata alla sua esperienza newyorkese, che si affianca a una sua precedente raffigurazione della Basilica di Santa Croce di Lecce.
Ciascuno degli artisti rivela nelle opere esposte, mediante il proprio linguaggio, la propria sensibilità, vicoli, piazze e scorci che spesso percorriamo distrattamente – a causa della frenesia e dalla precarietà caratterizzanti dell’epoca contemporanea di cui facciamo parte – e che avevamo azzerato, portando questi luoghi ad essere delle sole strade di “passaggio” o dei “non-luoghi”.
Le loro opere, che scorrono in una sequenza di visioni lungo due secoli, ci invitano a rallentare, a osservare attentamente e a contemplare quegli spazi, per restituire il loro reale valore di vissuto che permane nei ricordi. In questi “paesaggi urbani” non c’è solo estetica: c’è memoria, identità e appartenenza. Non è solo spazio urbano; è il luogo dell’esperienza emotiva, dove il nostro percorso personale si intreccia con la narrazione collettiva e l’arte diviene lo strumento che svela il fascino che si cela nel quotidiano.
Al contempo, la mostra offre uno spunto di riflessione sul patrimonio culturale e sul ruolo degli artisti ad esso collegati. “Paesaggi urbani”, infatti, ci permette di riconnetterci al nostro territorio, di riappropriarci della nostra terra e osservare con nuove lenti quello che abbiamo sempre innanzi agli occhi, per ritrovare il senso profondo dell’abitare.
Allo stesso modo, gli artisti del territorio sono stati testimoni e veri custodi della nostra identità culturale e le loro opere sono il riflesso dell’anima e del paesaggio.
Completano la ricca esposizione le opere di Giuseppe Giurgola, Emanuele Martina, Francesco Barbieri, Nullo D’Amato, Oronzo Fari, Michele Massari, Michele Palumbo, Vittorio Paradisi, Aldo Riso, Cosimo Monticchio, Ugo Tapparini, Lino Paolo Suppressa, Ennio Marzano e Carmine Zizzari.
Attraverso la loro arte, gli artisti ci ricordano che preservare la bellezza, quella autentica e cristallizzata nei luoghi e nelle persone, può essere un atto di resistenza culturale.
Anna Pirrelli
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Foto in alto: Giuseppe Forcignanò, Il castello di Gallipoli, olio su tela, cm 12 x 22.3
Giovanni Stano, Vico delle Giravolte, t.m. su cartone, cm 50 x 40
Enzo Sozzo, Barocco e carrozza, 1976, olio su tela cartonata, cm 50 x 40
Temistocle De Vitis, Il pozzetto del seminario, olio su tavola, cm 43,5 x 36