Mesagne/Mostra - 21 Dic 2025

“Negli anni dell’Impressionismo, da Monet a Boldini: artisti in cerca di libertà”

In mostra, nel Castello Normanno-Svevo di Mesagne, 153 capolavori di autori dell’Ottocento. L’esposizione è stata prorogata al 28 febbraio 2026


Spazio Aperto Salento

Due tele di Monet, tre del “verista” pugliese Giuseppe De Nittis, altre dei salentini Casciaro e Toma, e così via, per un totale di 153 capolavori originali di autori dell’Ottocento, accomunati dall’appartenenza alla corrente pittorica dell’Impressionismo. Tutti assieme, si possono ancora ammirare nella grande mostra “Da Monet a Boldini: artisti in cerca di libertà”, visitabile nelle Sale al primo piano del Castello Normanno-Svevo di Mesagne. L’avverbio di tempo è necessario per dire, che la chiusura fissata al 6 gennaio 2026, per le numerose richieste giunte da ogni parte d’Italia ed anche dall’Estero, all’ufficio di segreteria retto da Gabriella Lucarella e veicolate dall’addetto-stampa Angelo Sconosciuto, è stata prorogata alla fine di febbraio del nuovo anno.

Inaugurata il 27 giugno scorso, la Rassegna curata dalla docente di Storia dell’arte contemporanea dell’Università “Federico II” di Napoli, Isabella Valente, ed organizzata da Micexperience Rete d’Imprese, Regione Puglia e Comune di Mesagne nell’ambito di Puglia Walking Art, ha già totalizzato quasi 20mila visitatori, proprio grazie al richiamo di nomi di primissimo piano del panorama pittorico mondiale del cosiddetto “Secolo breve”. L’Ottocento, appunto, che in ambito culturale, oltre che da romanticismo e positivismo, fu caratterizzato dal realismo in arte e letteratura. Nomi che hanno prodotto i 153 capolavori di cui s’è detto, non a caso assicurati per ben 25 milioni di euro.

Il ricco percorso espositivo, si apre proprio con le tele di Claude Monet, che dell’Impressionismo è uno dei fondatori. La prima è “Veduta di Londra nella nebbia”, la seconda, vera e propria star della Mostra, “Ninfee”, appartenente al ciclo di circa 250 dipinti che ritraggono nelle diverse fasi di crescita, il fiore acquatico galleggiante, col quale il pittore francese che amava dipingere “en plein air” (leggi: all’aperto), entrò in contatto nel piccolo bacino fluviale della cittadina dell’entroterra parigino di Giverny, dove aveva preso casa con giardino.

Attorno alla Sala dove sono pure 12 sculture, quasi tutte bronzi, fra gli altri, di Mario Rutelli e Vincenzo Gemito, brillano anche i tre De Nittis, in testa l’olio dal titolo “Signora con gattino nero” (gli altri due dell’artista nativo di Barletta, sono “Giornata di neve” e “Cantiere”), e dei salentini Giuseppe Casciaro di Ortelle e Gioacchino Toma di Galatina, rispettivamente “Neve a Capodimonte” e “Sotto il Vesuvio di sera”. A completare la schiera dei pugliesi, ecco poi i lavori di Corrado Giaquinto di Bari, Francesco Saverio Altamura di Foggia, e il bellissimo acquerello “In campagna”, di Francesco Netti di Santeramo in Colle. Fra gli altri, tutti degni di nota, ci piace segnalare l’olio su tavola del lucano Giacomo Di Chirico, “The rose, m’ama non m’ama”, che ritrae una dama in abito settecentesco mentre sfoglia i petali di una rosa rosa.

Toti Bellone
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Foto in alto: una Sala espositiva

 

G. Di Chirico, The rose. M’ama non m’ama, 1872, olio su tavola, 53×43 cm (coll. priv.)

F. S. Altamura, Ritratto di signora con cappello e veletta”, s.d., olio su tela, 46×38 cm (coll. priv.)