Cultura - 06 Giu 2024

“Un addio”, racconti “intimisti” di Piero Pellegrino


Spazio Aperto Salento

Tre racconti intimisti, in cui s’avverte la necessità della scrittura come mezzo attraverso il quale fissare – evidentemente perché non vadano persi – altrettanti momenti della propria vita. La vita da studente, a Firenze e dintorni, dell’io narrante. Un io narrante universale, che per gli argomenti trattati, può essere ognuno di noi.

Piero Pellegrino, già Ordinario di Diritto Canonico all’Università degli studi di Lecce (oggi Università del Salento), riprende il cammino letterario interrotto quasi dieci fa, pubblicando per la storica casa editrice leccese Milella, oggi del giovane imprenditore Emanuele Augieri, “Un addio”. Poche, intense pagine di narrativa, così come poche sono le liriche (venti), che prima di questi tre racconti, avevano scandito, con la raccolta “Inutili illusioni” (Argo, aprile 2023), la prima ripresa del suddetto cammino.

Non c’è prefazione, in “Un addio”, così come, a parte una frase dello scrittore Vincenzo Cardarelli (“…e il saggio non è che un fanciullo che si duole di essere cresciuto”), non c’è in “Inutili illusioni”. E tanto – è il nostro pensiero – per offrire al lettore, uno scritto non condizionato dalle valutazioni, che anche se velate, sempre si celano fra le righe di chi – di fatto – scrive per presentare questo o quel lavoro letterario.

“Una notte”, “Da molto lontano” e “Un addio”, sono i titoli dei tre racconti di Pellegrino, in cui il denominatore comune è la figura di una ragazza straniera, Kathleen. Nel primo, chi narra è alle prese col vuoto lasciato proprio dalla partenza della fidanzata (Kathleen), ma anche con l’ingresso furtivo, di notte nella stanza della pensione dove vive, della bellissima Silvia, compagna del figlio della padrona di casa. Che rimasta incinta di un altro, è alla disperata ricerca di denaro (per abortire?).

In “Da molto lontano”, dopo due anni dal primo incontro, l’io narrante rivede Kathleen a Roma, dove nel frattempo patisce per la malattia del fratello dell’amico Ubaldo. In “Un addio”, infine, mentre chi narra si lascia andare ai ricordi delle passeggiate fiorentine sul Lung’Arno ed alle intricate vicende d’una famiglia di conoscenti, stanca del sole e del caldo di Roma, Kathleen decide di lasciare l’Italia.

Leggieri come una piuma, i tre racconti di Pellegrino, che ancora per Argo, ne ha appena pubblicato un altro di ventitré pagine, “Corinne”, scivolano piacevolmente nella lettura, ma subito si fissano nella mente di chi li ha incontrati, fors’anche solo per rammentare, che per quanto possano essere nostalgici, i ricordi rappresentano un passaggio sempre e comunque importante della vita di ciascuno di noi.

Toti Bellone
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