La masterclass organizzata per promuovere il bere consapevole e far conoscere i vini di qualità, si trasforma in un omaggio allo scrittore piemontese Cesare Pavese. L’incontro che non ti aspetti, è avvenuto nei giorni scorsi a Cannole, con poco più di 1500 abitanti, uno dei Comuni più piccoli del Salento, già fra i tredici della Decatria Choria, dove qualcuno conserva ancora la lingua e le tradizioni greche.
A tarda ora, in piazza San Vincenzo Ferreri, dove all’ombra del bel Castello Granafei e del brillante Campanile della Chiesa Matrice si tiene l’evento organizzato dall’imprenditore Graziano Caggiano di “Astemìa”, sentiamo riecheggiare i titoli di due delle sue opere più famose: “La luna e i falò”, ultima e più celebre opera dell’autore morto suicida a Torino, il 27 agosto del 1950, a soli 42 anni, dedicata alla compagna Constance Dowling, e “Tra donne sole”, il lavoro che chiude il trittico de “La bella estate”, incentrato sulla storia della modista Clelia, che lasciato finalmente il ruolo di semplice operaia, si scontra con la realtà “vuota e negativa” della cosiddetta società-bene.
Ma la vera sorpresa, è scoprire che su uno degli accorsati panchetti dedicati al vino, due bottiglie recano sulle etichette, proprio il nome dei romanzi appena menzionati. Allorché prendiamo a guardarci attorno, di lì a poco, il perché ce lo svela il nome di una Cantina vinicola di Barolo, il paesino della provincia di Cuneo, poco distante dal luogo di nascita di Pavese, Santo Stefano Belbo.
Si tratta della “Vite Colte” – quale nome poteva essere più azzeccato! -, che al grande scrittore nonché poeta, traduttore e critico letterario fra i più influenti e rappresentativi della sua epoca, ha dedicato un rosso ed un bianco: rispettivamente, Barbera d’Asti superiore 3 bicchieri Gambero Rosso 2022, e Sauvignon Premio 2022 James Suckling 88/100. E col nome della raccolta di tre romanzi brevi “La bella estate”, pure un passito.
Due le risposte alla domanda che ci siamo posti, su come sia stato possibile “appropriarsi” di cotanti nomi. I diritti d’autore sulle opere, sono scaduti nel 2021, e chiunque può dunque utilizzarle, senza ovviamente cambiare neppure una virgola. Ma chissà pure, se fra i proprietari della… colta Cantina, non ci sia qualche parente dello scrittore. Che ultimo di cinque figli, tre dei quali morti prematuramente, non ha comunque avuto figli, ma nipoti e pronipoti sì.
Come che sia, a considerare gli apprezzamenti espressi dagli intervenuti nella suggestiva piazza (fra loro anche turisti stranieri in vacanza nella vicina Otranto), è chiaro che il connubio letteratura-vini di qualità si è rivelato vincente. L’auspicio, allora, è che nel Salento, che di vitigni è peraltro terra d’eccellenza, l’esperienza della piccola ma dinamica Cannole, possa presto trovare emuli.
Toti Bellone
© Riproduzione riservata