Ecumenismo - 22 Gen 2021

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2021

Appuntamento annuale “ecumenico” dal 18 al 25 gennaio, per cattolici, ortodossi, protestanti


Spazio Aperto Salento

“Rimanete nel mio amore: porterete molto frutto” (Gv 15,5-9)

Cos’è la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani? Quale lo scopo? Come nasce? A queste domande risponde don Carmine Canoci.

 

Il monito di Gesù costituisce il tema e la spiegazione di ogni celebrazione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei cristiani che tutti gli anni cade dal 18 al 25 gennaio, tra la festa della Cattedra (= insegnamento) di San Pietro e quella della Conversione di San Paolo.

Molto spesso si sente parlare di ecumenismo anche per realtà e situazioni non riferite direttamente alla Chiesa. 

Ma dal punto di vista cristiano (o meglio conciliare) cos’è l’ecumenismo?

È un movimento animato dalla speranza che si realizzi la preghiera di Gesù “perché tutti siano una sola cosa”. È l’impegno a superare ciò che divide tutti i cristiani e cioè ortodossi, protestanti, cattolici che, pur professando la comune fede in Cristo, appartengono a chiese o a comunità diverse.

La ricerca di unità trova ragion d’essere nell’insegnamento fondamentale di Gesù, il quale ha esortato a pregare dicendo: “Padre nostro”, in un dialogo non solo personale con il Signore, ma da realizzare soprattutto nella comunità e fra le comunità cristiane che, ascoltando la Parola di vita, si presentano davanti a Dio insieme, riconciliati tutti con i fratelli.

L’ecumenismo è, perciò, non una scelta episodica, ma un cammino insieme di cui oggi più che mai l’umanità intera ha bisogno, in un mondo frammentato e disgregato, che parla di globalizzazione, ma pratica la divisione.

Si potrà mai raggiungere questo obiettivo? Come si potranno ricomporre le differenze?

Don Tonino Bello parlava di “convivialità delle differenze” con una fede salda e incrollabile nella conversione operata dal Vangelo e con un’azione mirata a superare steccati, muri e pregiudizi di ogni genere.

Non si tratta di far confluire una chiesa in un’altra, magari sopraffacendola, ma di ricercare i punti essenziali della fede che non annullano ciò che di peculiare e specifico caratterizza ciascuna delle parti in dialogo e di promuovere, vincendo le resistenze, uno spirito di apertura, di accoglienza e di convergenza.

Il movimento ecumenico sorse in casa protestante nel 1910 e, ribadendo l’importanza dell’unità, denunciava gli scandali seguiti alla divisione dei cristiani.

La Chiesa cattolica, con il Concilio “Ecumenico” Vaticano II, ha rivolto la sua attenzione ai “fratelli separati” riconoscendo che i cattolici e le altre comunità cristiane sono depositarie di un patrimonio comune e di fatto si trovano a vivere una certa comunione.

L’anelito all’unità è chiaramente visibile nell’operato di Papa Francesco che in mille occasioni richiama l’impegno a vincere ogni frattura e divisione per vivere nella carità la fratellanza tra tutti coloro che si professano cristiani.

don carmine