Il nuovo impianto, voluto dall’Amministrazione provinciale, è a led ed è dotato di un orologio astronomico elettronico che accende le sorgenti luminose ad ogni tramonto.
Luce ad Acaya. Non parliamo della pubblica illuminazione: quella già c’è. Discreta e soffusa come si addice ad un borgo antico qual è la cittadina fortificata con schema viario a maglia ortogonale. Si tratta dell’impianto, nuovo di zecca, che illumina il Castello fatto erigere fra il 1535 ed il 1536 da Alfonso dell’Acaya, padre del più famoso regio ingegnere Gian Giacomo, progettista, fra le altre, della fortezza militare di Lecce, meglio nota come Castello di Carlo V.
Al posto del vecchio e dispendioso a ioduri metallici, il nuovo impianto, voluto dall’amministrazione provinciale, è a led ed è dotato di un orologio astronomico elettronico, che sostituisce il superato “crepuscolare”, che attiva comunque le sorgenti luminose ad ogni tramonto.
L’impianto, già entrato in funzione, è dotato di una cinquantina di fari di varia grandezza e potenza: di essi, 22 illuminano il fossato, 10 l’area archeologica, 6 il pavimento del pianoterra e 4 l’ingresso ove un tempo si trovava il ponte levatoio.
Con le nuove sorgenti a led per il Castello ed il suo fossato, ad Acaya è stata completata l’illuminazione artistica dell’ingresso cittadino. In precedenza, per iniziativa di Enel Sole, era stata illuminata la Settecentesca porta, sulla cui sommità spicca la statua del protettore, Santo Oronzo.
Acaya, una delle cinque frazioni di Vernole (le altre sono Acquarica di Lecce, Pisignano, Strudà e Vanze), sorge laddove un tempo si trovava il borgo medievale di Segine.
Toti Bellone
Nelle foto in basso: nuova illuminazione della zona archeologica.