L’opera dello storico e scrittore salentino riproposta in edizione economica dalle “Edizioni Grifo”
La “Lecce negli anni Cinquanta e Sessanta” in un libro dello storico e scrittore leccese residente ad Arnesano, Michele Mainardi. Per le Edizioni Grifo di Lecce, è da pochi giorni in libreria e nelle edicole, in un formato economico, erede della fortunata edizione in cofanetto del 2014 dal titolo: “La città nuova”.
Il volume racconta i due decenni cruciali per lo sviluppo urbanistico del capoluogo, che dapprima doveva spingersi verso la marina di San Cataldo, salvo poi ad interrompersi per controverse decisioni politiche, allorquando, all’indomani del XV Congresso eucaristico nazionale del 1956, vennero realizzati i primi, moderni condomini della zona dell’attuale piazza Mazzini o dei Trecentomila, così ribattezzata per via del numero di partecipanti al grande evento di carattere religioso.
Mainardi lo racconta anche attraverso l’inserimento di ben 200 fotografie in bianco e nero, reperite da dieci archivi (Area Sud Salento-Istituto autonomo per le case popolari, Curia arcivescovile, Filippo Montinaro, fotografico Giuseppe Palumbo, Antonio Lucio Giannone, Impresa Nicola Montinari, Privato, Anna Rizzo Palmieri, Storico del Comune, Storico fotografico dei Padri Minori), più quello del grande fotografo Pierluigi Bolognini e tre collezioni private (Antonio Imbriani, Aduino Sabato, Carlo Miglietta).
Una volta chiuso il capitolo della rovinosa Seconda guerra mondiale, desiderosi di modernità, i leccesi cominciarono ad abbandonare le casupole ed anche i palazzi del centro storico, per spostarsi nelle case popolari e nei lussuosi condomini sorti aldilà di via Salvatore Trinchese, che oggi segna l’asse di divisone proprio fra l’antica e la nuova zona della città. La stessa migrazione interessò le “putee” dove venivano preparati gli sfizi della cucina tradizionale e si beveva un quinto di vino, a vantaggio di bar come il mitico “Domino” ed altri locali di aggregazione sociale, di recente culminati nella nascita di decine e decine fra pub, birrerie ed arrosterie.
Questo ed altro documenta Mainardi nella sua “Lecce negli anni Cinquanta e Sessanta”, compresi il vivace dibattito sui giornali dell’epoca ed il pulsante fermento culturale. Quanto ai primi, si tratta della “Voce del Sud” di Ernesto Alvino (Lecce 1901-1980) e de “La Tribuna del Salento” di Ennio Bonea (Taranto 1924, Lecce 2006), che rappresentavano rispettivamente i leccesi fautori del recupero del centro storico contrapposti a coloro i quali miravano direttamente alla corsa verso la piena modernità.
Il fermento culturale trovò invece voce, fra le altre, nelle riviste “L’esperienza poetica” di Vittorio Bodini (Bari 1914, Roma 1970), “L’Albero” del poeta-barone di Lucugnano, Girolamo Comi (Casamassella 1890, Lucugnano 1968) e “Il Critone” di Vittorio Pagano (Lecce 1919-1979), attorno alle quali gravitavano personaggi dello spessore di Rina Durante, scrittrice e giornalista (Melendugno 1928, Lecce 2004), del pittore Vincenzo Ciardo (Gagliano del Capo 1894-1970) e del meridionalista Vittore Fiore (Gallipoli 1920, Capurso 1999).
Un bel libro, dunque, esaustivo e documentato, che se la storia locale venisse insegnata nelle scuole, troverebbe sicuramente posto fra i testi degli insegnanti e negli zaini degli studenti, che così si approprierebbero anche delle conoscenze della loro città e delle menti che l’hanno illuminata.
Toti Bellone
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La copertina del volume e l’autore Michele Mainardi