Poesia - 29 Gen 2021

“Voci lontane” di Enzo Parato, piccole schegge di verità

Nella silloge poetica dell’autore salentino emergono profondità di sentimenti, levità di fraseggio e scioltezza compositiva.


Spazio Aperto Salento

Enzo Parato, autore salicese originario di Torre Santa Susanna, ha pubblicato: I Rom: l’Olocausto dimenticato di un popolo diverso (Ed. Youcanprint), il saggio di didattica Caro insegnante… ti scrivo (Ed. Youcanprint) e le sillogi poetiche Accarezzami (Ed. Placebook – Publishing) e Voci lontane (Ed. Youcanprint). Quest’ultimo libro rappresenta un momento importante della produzione poetica di Parato.

Voci lontane, silloge pubblicata nel 2019, comprende componimenti di varia ispirazione. La raccolta è suddivisa nelle tre distinte sezioni enunciate dal sottotitolo, definite rispettivamente dalle intestazioni L’amore, Il dolore, Lo stupore, e concluse da una miscellanea di divertissements poetici dal titolo Paroliberiamo. Un corpus sostanzioso, presentato in una veste editoriale sobria ed elegante, e impreziosito dai suggestivi acquerelli di Carlo Arnesano, maestro del colore e della luce.

Sfogliando pagina dopo pagina questo libro di Parato, si avverte dapprima il piacere intellettuale trasmesso dalla gradevolezza interiore che suscita il verso limpido e pregnante delle varie composizioni, per poi realizzare gradualmente la configurazione di una mente e di un animo a tutto tondo, senza pose estetizzanti e senza infingimenti retorici.

Da ciascuna delle diverse sezioni, infatti, e da ciascuna di queste poesie, balza in evidenza la presenza di una personalità vera e reale, come quella che ognuno di noi riconosce in se stesso, con i sommovimenti emotivi e le pressioni mentali che la quotidianità degli accadimenti produce spesso in reciproca conflittualità. Proprio come gli umori cangianti di ogni giorno, a seconda delle sollecitazioni esterne e delle risposte riflesse nel nostro animo, a seconda della premura carezzevole della persona amata, o la partecipazione incontenibile al destino di chi soffre, o l’indignazione vibrante per le ingiustizie del mondo e per le mille sfaccettature di una politica sempre più incomprensibile e lontana dal pulsare doloroso di una umanità smarrita.

Per qualche ora ci si immerge in una temperie di autenticità e di oggettività esistenziale, sia scorrendo i settori più propriamente lirici di questa produzione poetica che percorrendo i sentieri accidentati di quelli più decisamente di impegno politico e di testimonianza civile. Una sorta di rivisitazione partecipe, perché riguarda la nostra stessa individualità, allo smarrimento di quell’uno, nessuno e centomila che ciascuno di noi si riconosce dentro nei momenti di reale rispecchiamento della propria identità.

In un continuo sfrangiarsi della personalità che ripetutamente oscilla tra i due estremi della tenerezza più amabile e leggiadra al turgore dell’indignazione più vibrata e pulsante, attraverso passaggi graduali di stati d’animo e pensieri che costituiscono la trama indecifrabile della nostra quotidianità.

Così, nella prima sezione di questo libro ciascun lettore può avvertire in modo particolare l’espressione viva e palpitante degli affetti e delle premure familiari, che spesso travalicano la soglia di casa e si allargano ai richiami dell’amicizia e delle affinità sociali. Sono liriche che riportano direttamente nelle analoghe atmosfere di accorati ripiegamenti interiori e dimesse sensazioni emotive evocati dalla penna leggera di Umberto Saba, oltre che di quella di Vittorio Sereni, perché espresse con una spontaneità ed una linearità di dettato che si imprime direttamente nella sensibilità di chi legge. Pennellate dai tocchi rapidi e luminosi, come certe tele di Renoir:

          Quando non avrò più
          la forza di sgomitare
          nelle inutili battaglie
          della vita,
          mi adagerò nella soffice coltre
          dei tuoi occhi.

O come la limpida rappresentazione della indecifrabile casualità della vita, che pure ravviva la cupezza incombente della realtà di ogni giorno, nella lirica Gli angeli non hanno le ali: 

          Gli angeli non hanno le ali…
          li riconosci dall’anima…
          li incontri così… per caso
          in un giorno qualsiasi
          pronti a regalarti un sogno
          o forse soltanto…
          per illuminare
          quel buio senza fine!

Nella seconda sezione della raccolta, invece, ci si ritrova intensamente coinvolti nell’indignazione, facilmente condivisibile, nei confronti del degrado sociale, morale, politico ed ambientale del nostro Paese, la delusione per ciò che sarebbe potuto essere e che non è stato, lo sconforto per i tanti ideali perduti della nostra giovinezza e la disillusione per lo svuotamento delle nostre utopie e dei nostri sogni di un umanesimo integrale.

          Questo popolo…
          disumano…
          che calpesta la sua coscienza…
          ormai specchio
          dell’arroganza

          dei suoi governanti…
          giorno dopo giorno…
          prepara…
          la cupa notte
          della democrazia!

Laddove il proliferare sovrabbondante della punteggiatura di sospensione raffigura graficamente lo smarrimento e l’incomprensibilità di tanto degrado sociale e politico.

Ma è presente anche la profonda testimonianza di affratellamento nei confronti della tanta umanità che si perde quotidianamente per i sentieri più impraticabili del mondo, e nel non più glorioso Mare Nostrum, e in tutti gli altri mari amari di questo pianeta saccheggiato e violentato:

          Scarpe stremate
          di neri contadini…
          scarpe scaldate
          al fuoco dei camini…
          scarpe di sogni…
          speranze… tanta rabbia…
          scarpe che il mare
          spinge… sulla sabbia.

Dal punto di vista stilistico e formale piace la linearità discorsiva di queste composizioni, talmente piane e accessibili, oltre che dense di umanità e di valori, che dovrebbero essere lette e commentate nelle scuole di ogni ordine e grado, a iniziare dalla Primaria. In alcune di esse, infatti, si intravvede non solo la musicalità accattivante di Rodari, e le sue immagini corpose e incisive, e perciò immediatamente intellegibili, ma anche il suo impegno didattico e la forza inesausta della sua missione educativa. Per questo si può comprendere la scelta della rima, e dei troncamenti lessicali, che potrebbero sembrare superati dagli stilemi della poesia contemporanea se non rispondessero proprio al sotteso intendimento pedagogico che fluisce nelle volute di questi versi.

Scelta strategica accertata dalla parallela compresenza, in questa stessa silloge, di elementi stilistici di puro ermetismo, con le ardite allusioni analogiche e l’adozione del montaliano “corrispettivo oggettivo”, che allettano il gusto e le attese dei lettori più esigenti e più smaliziati.

          Nell’orto… con le sue promesse
          di prodigo ritorno
          mi confonde la primavera…
          sulla finestra lacrime di rugiada
          mi sussurrano… no… forse
          non ci sarà resurrezione…
          e nei miei occhi è illusione
          il ciliegio che matura!

E infine si apprezza la presenza, tutta umana e teneramente ineludibile, della contraddizione, come avviene ad esempio tra l’integrazione totalizzante degli affetti familiari, e coniugali, da un lato, e il morso gelido e inquietante della solitudine, che di tanto in tanto affiora perfidamente, a testimoniare la consapevolezza di un destino, anche per l’autore, “umano, troppo umano”.

Un libro in cui si ritrova uno stile che è costituito fondamentalmente da profondità di sentimenti, autenticità di valori, levità di fraseggio, padronanza lessicale e scioltezza compositiva. Queste liriche sono piccole schegge di verità che fanno scoprire, in chi le legge, le recondite analogie di pensiero e di sensazioni che albergano in ciascuno di noi. Parato sa dare forma e significato a tutto ciò che ciascuno di noi avverte confusamente nell’intrico dei suo pensiero e nel garbuglio del suo cuore.

Lo ha rilevato anche monsignor Lucio Renna, Vescovo carmelitano, che in ultima di copertina afferma: “Nella farragine culturale odierna, nel pensiero liquido che la caratterizza, le poesie del Parato invadono con dolcezza l’anima del lettore e la fanno vibrare di commozione; la convincono che non tutto affoga nel marasma intellettuale ed esistenziale odierno”.

Antonio Scandone

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Enzo Parato, originario di Torre Santa Susanna, vive a Salice Salentino. Laureato in Lettere Classiche presso l’Università del Salento, è stato docente di Lingua Italiana e Lingua Latina nel Liceo Scientifico “Banzi- Bazoli” di Lecce. Nei primi anni ’80 è stato giovane opinionista del Quotidiano di Lecce sui problemi della Scuola e della Politica. Nell’ottobre del 2008, accanto a nomi prestigiosi della cultura e dello spettacolo, è stato uno dei lettori della Bibbia nella trasmissione di Rai Uno “La Bibbia Giorno e Notte” nella Chiesa di Gerusalemme a Roma. Le sue opere hanno ottenuto diversi riconoscimenti. Negli ultimi due anni, in particolare, è risultato vincitore del Concorso letterario nazionale “Dei due mari” di Gallipoli, con la poesia Mediterraneo…quel mare (2019), del Concorso artistico internazionale “Amico Rom” di Lanciano con il Saggio di Storia Europea I Rom, l’Olocausto dimenticato di un popolo diverso (2019), del Premio Letterario “Residenze Gregoriane”, Tivoli (2019). Fra l’altro è risultato finalista nel Concorso nazionale “Il Pozzo e l’Arancio” di Oria, nonché vincitore del Premio internazionale Città di Castellana-Grotte “Carlo Francavilla” (2020), della 5a Edizione del Concorso Sinfonie Poetiche e Letterarie Festival di Valle D’Itria di Martina Franca (2020), della Sezione Haiku del Concorso Nazionale “Sonetto d’Argento” di Lentini (2020) e del prestigioso Concorso nazionale “Il Borgo Italiano” (2020). È stato premiato con Menzione speciale, infine, al Concorso mondiale “Nosside” di Reggio Calabria (2020) e al Concorso internazionale di Poesia Inedita “Besio 1860”.