Rubrica - 24 Nov 2024

“All’ombra del bonsai” 9

Rubrica a cura di don Carmine Canoci


Spazio Aperto Salento

 

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Ci impegniamo noi e non gli altri
unicamente noi e non gli altri
né chi sta in alto, né chi sta in basso,
né chi crede, né chi non crede.
Ci impegniamo senza pretendere
che altri s’impegnino con noi o per loro conto,
come noi o in altro modo.
Ci impegniamo senza giudicare chi non si impegna,
senza accusare chi non si impegna,
senza condannare chi non si impegna,
senza disimpegnarci perché altri non si impegnano.
Ci impegniamo per trovare un senso alla vita,
a questa vita, alla nostra vita,
una ragione che non sia una delle tante
che ben conosciamo
e che non ci prendono il cuore […]
Ci interessa perderci per qualcuno
che rimane anche dopo che noi saremo passati
e che costituisce la ragione del nostro ritrovarci.
Ci impegniamo a portare nel tempo un destino eterno,
a sentirci responsabili di tutto e di tutti […]”.

don Primo Mazzolari
(Cremona 1890 – Cremona 1959)

da Incontro con Cristo, EDB, 2007 

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“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Uscirne tutti insieme è politica. Uscirne da soli è avarizia”. 

La scuola è come un ospedale che cura solo i sani e caccia i malati”.

“Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto”. 

don Lorenzo Milani
(Firenze 1923 – Firenze 1967)

da “Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina 2010
e da “L’obbedienza non è più una virtù, Chiarelettere, 2020 

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La religione non ammette servilismi, ma il martirio.

Termino con un monito che deve essere ben sentito da chi ha la vera coscienza di un italiano. Non monopolizziamo le coscienze che sarebbe un assurdo, ma cerchiamo di apprezzare, stimare, fraternizzare tutto ciò che torna a giovamento per la famiglia comune che è la patria nostra”.

don Giovanni Minzoni
(Ravenna 1885 – Argenta 1923)

da lettera a don Giovanni Mesini

Quando un partito (…), quando un governo, quando uomini in grande o in piccolo stile denigrano, violentano, perseguitano una idea, un programma […] per me non vi è che una soluzione: passare il Rubicone e quello che succederà sarà sempre meglio che la vita stupida e servile che ci si vuole imporre”.

don Giovanni Minzoni
da Lettera a don Getulio Senzalacqua, agosto 1923 

Vili! Non avete nemmeno il rispetto di ciò che almeno un giorno fu civiltà, l’anima della vita sociale. Quanto siete bassi e miserabili. Voi, figli della libertà, volete distruggere un organismo, un’idea colla violenza. Il Cristianesimo anche con ciò vi dà lezione. La nostra idea ha trionfato col sacrifizio da parte nostra, senza violenza. Ed ha avuto la forza di trasformare ogni manifestazione di vita (religione, società, cultura, organizzazione, ecc.) in una vita intensamente cristiana”.

Appunto senza titolo
da Nicola Palumbi, Scritti di don Minzoni, Editore Diabasis, 2011

 

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Viviamo tempi, tutti lo ammettono, che non sono né belli né buoni. Colpa di chi? Ognuno sembra sapere a chi dare la colpa: alla politica, al governo, alla scuola, alla corsa agli interessi socio economici che sfociano nella guerra, all’imperversare dei social, al fascismo…  Mai ho sentito parlare tanto di fascisti, antifascisti in tutte le salse, come al tempo attuale. Mi viene quasi il sospetto che, per secondi e reconditi fini, qualcuno artatamente gridi: al lupo, al lupo…

Da quello che ho studiato, da quello che so, (sono nato quando l’aria, la cultura, la socialità era ancora impregnata da retaggi culturali residuali degli ultimi epigoni del fascismo), il fascismo, il nazifascismo vero era completamente diverso dal presunto attuale, e di che maniera! Da parte mia penso, ad esempio, ai 400 sacerdoti uccisi in quel tempo, senza nemmeno dimenticare i circa 130 religiosi morti per mano dei partigiani… (nemmeno i giorni di quel tempo diverso/opposto sono stati giorni da Paradiso terrestre).

Ma l’individuo, pur se nel suo piccolo, si chiede mai cosa lui può fare di fronte a tutta l’arroganza di chi accusa e mai si autoaccusa, perché delegare a scatola chiusa altri (v. citazione *), specialmente quando si profilano eventuali rischi, preferendo per sé il divano e il telecomando di casa? Condizione ideale perché il mea culpa venga battuto sul petto dell’altro.

I tempi attuali sono tempi che richiedono chiarezza di idee e assunzione di responsabilità da parte di tutti. Qualcuno ha detto: “oggi è necessario rivelare l’energia della presenza” (= mettere la faccia, la propria).

I preti citati vissuti in un tempo più difficile di quello attuale, non hanno vissuto solo di sacrestia (non la trascuravano certo), ma anche di testimonianza di valori non negoziabili, evidenziati da scelte di vita a favore delle vittime di diritti umani calpestati. Hanno speso tutto se stessi per una giustizia esigita a vantaggio specialmente dei più deboli che per un sacerdote sono i più privilegiati. Non avevano proprio come riferimento di comportamento il don Abbondio di manzoniana memoria.

Sono stati capaci di scuotere le coscienze, di tenere testa a chi credeva di avere autorità, esponendosi di persona e non curanti di pagare con la propria vita (v. citazione **), o con la minaccia della morte certa, o con il discredito e l’infamia pubblica seminata, tra gli altri, anche da frange di Chiesa che invitava alla continua ricerca di rassicuranti accordi e poco evangelici compromessi (v. citazione ***).

Così vivono e muoiono i preti, servitori del Vangelo e del popolo di Dio, che si sono spesi con fedeltà e creatività sociale e pastorale. Onore a loro!

don carmine canoci

 

Post Scriptum

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Don Primo Mazzolari, Sacerdote, scrittore e partigiano. Fu una delle più significative figure del cattolicesimo italiano nella prima metà del Novecento. Il suo pensiero anticipò alcune delle istanze dottrinarie e pastorali del Concilio Vaticano II (in particolare relativamente alla “Chiesa dei poveri“, alla libertà religiosa, al pluralismo, al “dialogo coi lontani”, alla distinzione tra errore ed erranti), tanto da venire definito “carismatico e profetico”. I suoi atteggiamenti e la sua predicazione espressero una decisa opposizione all’ideologia fascista e ad ogni forma di ingiustizia e di violenza (tra l’altro nascose e salvò, durante la guerra, numerosi ebrei e antifascisti, come, dopo di essa, anche alcune persone coinvolte nel fascismo ingiustamente perseguitate). Morì in seguito a un malore che lo colpì mentre predicava.

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Don Giovanni Minzoni è stato un sacerdote testimone del suo tempo, la sua storia parla ancora al nostro. Testimone e martire, perché a causarne l’uccisione tu la coerenza del suo annuncio evangelico e la dedizione alla missione. Da sempre oppositore del fascismo e non mancò di mostrare la sua contrarietà e opposizione al nuovo regime che venne instaurato in Italia nel 1922. Nell’agosto del 1923 fu aggredito da due squadristi fascisti e, a seguito delle lesioni riportate, morì poche ore più tardi.

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Don Lorenzo Milani è stato un presbitero, insegnante, scrittore ed educatore italiano. Figura controversa della Chiesa cattolica negli anni Cinquanta e Sessanta, viene ora considerato una figura di riferimento per il cattolicesimo socialmente attivo per il suo impegno civile nell’istruzione dei poveri, Il suo sostegno all’obiezione di coscienza opposta al servizio militare, (allora obbligatorio in Italia) e la sua lettera ai cappellani militari, lo condussero a processo per apologia di reato.