Poesia - 11 Set 2021

“Angelieddhi e Tiaulicchi”, i versi in cavallinese dell’artista Arnaldo Miccoli Pastore

Presentazione della raccolta oggi 11 settembre, alle 19, nella Galleria del Palazzo Ducale di Cavallino


Spazio Aperto Salento

La pittura è il suo primo amore, la poesia l’amante tenuta in alta considerazione. Potremmo spiegare così la scelta di Arnaldo Miccoli, pittore di levatura internazionale, di pubblicare una raccolta di poesie, alla quale ha dato per titolo “Angelieddhi e Tiaulicchi”, e per sottotitolo “Cu fiuri te campagna”. Sottotitolo più che necessario, perché accanto alle nuove, l’autore ha inserito le vecchie liriche – nel senso di scritte in precedenza – contenute in un’altra pubblicazione, denominata appunto “Fiuri te campagna”.

IL LIBRO

La raccolta (Il Salentino editore, 20 euro, con allegato cd musicato da Gianluca Milanese), è scritta in dialetto di Cavallino, paese natale dell’autore. Per scelta, Miccoli non ha voluto affiancarle la traduzione in italiano, lingua nella quale ha pronto un altro lavoro che dovrebbe presto vedere la luce, per altro con testo inglese a fronte.

È da dire subito, che sulla copertina, illustrato da un’opera pittorica dello stesso artista, al nome e cognome è stato aggiunto: Pastore. A prima vista potrebbe sembrare un secondo cognome; ma poiché il pittore Arnaldo Miccoli è conosciuto come tale in tutto il mondo (per mezzo secolo ha vissuto negli Stati Uniti), incuriositi, gli abbiamo chiesto lumi.

“Nei paesi si usava ed in qualche modo si usa ancora, dare soprannomi con i quali vengono indicati tutti i componenti di una famiglia. Soprannomi che spesso coincidono con la cosiddetta ‘ngiura”.

Un termine, aggiungiamo, che può essere offensivo oppure soltanto ironico, od ancora, sollecitare battute pungenti o ilarità.

“Nel mio caso – sottolinea Miccoli – rappresenta il riferimento a mio nonno Domenico, che faceva proprio il pastore, e tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, effettuava ancora la transumanza. Ovviamente lo ha ereditato mio padre Angiulino, pastore pure lui, con la passione per il ciclismo, più che per la transumanza, che nel 1938 lo portò a vincere il giro di Puglia e Lucania dilettanti”.

“In ossequio a questa nostra tradizione e per distinguere il pittore dal poeta – conclude – nel libro ho voluto così aggiungere il soprannome”.

LA PRESENTAZIONE

“Angelieddhi e Tiaulicchi” verrà presentato oggi, sabato 11 settembre, alle ore 19, nella Galleria del Palazzo Ducale di Cavallino, da tempo battezzata Città di cultura e d’arte.

Oltre al sindaco Bruno Ciccarese Gorgoni, interverranno il professore Marcello Aprile, ordinario di Linguistica Italiana all’Università del Salento; il professore Antonio Montinaro, associato di Linguistica Italiana all’Università del Molise; il direttore emerito della biblioteca “Nicola Bernardini” di Lecce, Alessandro Laporta; lo storico e critico dell’arte, Toti Carpentieri, ed il musicologo Gianluca Milanese. A coordinare la serata, è stato interpellato il giornalista Ludovico Malorgio.

VITA E INCONTRI

Dopo il diploma d’arte conseguito a Lecce, Arnaldo Miccoli ha frequentato a Roma l’Accademia di Belle Arti dei pittori Peppino Piccolo (1903-1983) e Franco Gentilini (1909-1981), e poi ancora, l’Università Cattolica di Studi Sociali. Per il Natale del 1962, a Cavallino firma il numero unico della rivista in vernacolo “Lu llacquaru”. Tre anni dopo vola negli Stati Uniti, dove dipinge, studia ed insegna. Rientrato in Italia, vive esperienze nella Capitale ed in Toscana, per poi stabilirsi definitivamente negli Usa, nel piccolo centro del New Yersey, Tenalfy. Durante la permanenza americana, conosce ed instaura rapporti di amicizia con il vulcanico pittore ed artista poliedrico Andy Warhol (1928-1987), ma anche col pianista Bill Evans (1929-1980) e l’attore Ben Gazzarra (1930-2012).

L’ARTE

Ai suoi quadri, che ritraggono soprattutto policromi atleti, giocolieri, saltimbanchi e matrone in cui si scorgono echi cari a Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938), Pablo Picasso (1881-1973) e Giorgio De Chirico (1888-1978), è stata associata la definizione di “espressionismo primordiale. Molti fra i suoi lavori figurano in collezioni private e pubbliche sparse in Europa e nelle Americhe.

Vale ora ricordare cosa ha fra l’altro detto di lui il noto critico d’arte Vittorio Sgarbi: “La pittura di Miccoli è un modo come un altro per esorcizzare le minacce di una natura leopardianamente matrigna, come facevano gli ignoti pittori primitivi delle grotte di Altamira” (la caverna del Nord della Spagna famosa per le pitture parietali del Paleolitico Superiore, che raffigurano mammiferi selvatici e mani umane, ndr).

IL PITTORE OGGI

Da qualche anno, Arnaldo Miccoli Pastore è rientrato nella “sua” Cavallino, dove continua a dipingere nello studio ubicato alle spalle del Palazzo Ducale.

Sull’ultima di copertina, come per congedarsi dal lettore, utilizzando ancora il dialetto cavallinese, l’autore ha fatto riportare quanto segue: “Sta storia finisce sapiti percene? La vita ete sacra pe ognunu te nui! Lassamu lu circu e ci ole se nd’ène! Uliti restati? Pesciu per bbui!”.

Toti Bellone
© Riproduzione riservata

 

Foto in alto: Arnaldo Miccoli Pastore

 

La copertina del libro

Arnaldo Miccoli con una delle sue grandi tele

Autoritratto

L’artista assieme ad Andy Warhol

Cavallino, l’ingresso del Palazzo Ducale