Intervento - 14 Gen 2024

Bosco Cuturi, oasi naturalistica nel cuore del Salento

Intervento dell’ambientalista Rinaldo Innocente


Spazio Aperto Salento

Esiste un “Paradiso” sulla Terra e, soprattutto, noi umani, come lo immaginiamo? I cinesi, ad esempio, considerano il monte Tianmen, un rilievo che insiste nella zona nord occidentale del Paese, come la porta principale del Paradiso e, per questa ragione, i turisti di ogni parte del mondo sono disponibili a percorrere chilometri e chilometri di salita, per ammirare un panorama mozzafiato e per provare la sensazione, in terra, di vivere il regno dei cieli.

Per visitare un’altra zona della Terra ritenuta un “Paradiso”, per come noi lo immaginiamo, bisogna recarsi nel sud est asiatico, nelle Filippine, e precisamente nell’isola di Palawan, considerata dalle agenzie turistiche come la più bella del mondo. Una destinazione tropicale famosa per le immersioni, per le gite con delle imbarcazioni tipiche della zona e per le escursioni nell’entroterra.

Senza particolari sforzi fisici, invece, è possibile ammirare il Bosco Cuturi, uno dei luoghi incantevoli del Salento, in agro di Manduria, poco distante da San Pietro in Bevagna ed Avetrana. Si tratta di una delle poche aree “superstiti” del “Bosco di Arneo”, un’oasi naturalistica ricca di storia e di tantissime peculiarità floristiche e faunistiche, estesa oltre 35 ettari.

Il “Bosco di Arneo” (l’antica Foresta Oritana) un tempo interessava migliaia di ettari nella zona compresa tra i Comuni di Oria, San Pancrazio Salentino, Sandonaci, Porto Cesareo, Veglie, addirittura fino all’originario nucleo abitativo di Salice Salentino (anno 1.000 circa).

I graduali disboscamenti si sono avuti nel corso dei secoli, intensificati a partire dal 1700 e, soprattutto, nel ‘900. Questa porzione di territorio salentino, peraltro, è parte delle “Riserve naturali regionali orientate del litorale tarantino orientale” (L.R. 23 dicembre 2002, n. 24), comprendenti le seguenti aree naturali: “Foce del Chidro”, “Salina e dune di Torre Colimena”, “Palude del Conte e dune costiere”, “Bosco Cuturi e Rosa Marina” (art. 1 della L.R 24/2002

Il sito “Bosco di Cuturi” è molto vicino al mare Jonio, per questo il clima mite favorisce la crescita spontanea di piante e arbusti tipici mediterranei, con un sottobosco caratterizzato dalla presenza di piante come il lentisco, la fillirea, il timo, il rosmarino selvatico, la ginestra spinosa, il perastro e l’olivastro. La presenza di alberi di leccio secolari, una pianta parecchio rappresentativa del Mediterraneo, ritenuta molto importante dai Greci e dai Romani, che veniva utilizzata per la delimitazione di strade e di poderi (il leccio era sacro a Giove, protettore dei confini), mentre i soldati si esercitavano nei combattimenti corpo a corpo proprio nelle radure delimitate da questi splendidi alberi. Questa pianta era importante nel Salento al punto tale che proprio Lecce ne assunse la denominazione cambiando la vecchia denominazione “Lupiae”, stigmatizzandone la scelta nello stemma rappresentato da una lupa al riparo di un leccio.

Ancora, l’erba con la fumaria officinale, il gigaro e la mercorella comune, oltre ai fiori con i vari tipi di orchidee come la vesparia, l’ofride maggiore e la serapide minore. I profumi che vengono sprigionati da queste piante fanno rivivere vecchi ricordi oramai sopiti nella nostra mente, oltre ad esercitare un’azione esaltatoria dei nostri sensi, purificandoli e rivitalizzandoli.

Oltre alla flora rigogliosa e autoctona per alcune specie, l’area in questione rappresenta un luogo ideale per la fauna selvatica come il riccio comune, la faina e la volpe, animale che si può ammirare in tutte le latitudini del mondo; mentre tra i volatili è assicurata la presenza di alcuni predatori notturni come il gufo, la civetta, il barbagianni e il gheppio comune. Non mancano all’appello gli anfibi rappresentati dal rospo, e i rettili quali il cervone, il ramarro e il geco.

La zona è rilevante anche dal punto di vista archeologico. Sono presenti, infatti, due aree piuttosto estese all’interno: una situata nella zona est di confine; l’altra, invece, verso la strada provinciale per San Pietro in Bevagna, dove sono state ritrovate antiche tombe realizzate nella roccia con molta probabilità dal popolo dei Messapi (migrarono in Puglia dalla Grecia e abitarono la penisola salentina fin dal IX secolo a.C.).

È quasi superfluo sottolineare che la salvaguarda di questa eccezionale ricchezza, uno dei tanti “Paradisi in terra” presenti nella straordinaria penisola salentina, rappresenta per noi un obbligo perentorio al fine di trasmetterla intatta ai nostri figli. La biodiversità che da sempre garantisce, fra l’altro aiuterà a combattere i cambiamenti climatici a beneficio della società, della salute umana e dello sviluppo turistico ed economico dell’area.

Quello che sta accadendo proprio in questi mesi, però, rappresenta un “campanello d’allarme”. A pochi chilometri dal Bosco di Cuturi, in territorio di Nardò, in provincia di Lecce, c’è un’altra ampia zona superstite del Bosco di Arneo, nelle vicinanze della Nardò Technical Center della Porche. Quest’ultima, in accordo con la Regione Puglia, ha in progetto di ampliare la pista-prove anche a spese di aree con vegetazione di grande valore naturalistico ed ambientale (verso contrada Fattizze).

Mi chiedo spesso: a chi possono interessare le sorti di un periferico lembo di terra già martoriata, fin dagli anni Settanta, dalla grande industria e che adesso qualcuno tenta di distruggere del tutto? Purtroppo solo a poche persone amanti della natura, sbeffeggiate e vilipese, accusate essere un ostacolo al cosiddetto progresso, sovrastate da una grande maggioranza irriverente, silenziosa e inconsapevole.

Rinaldo Innocente
© Riproduzione riservatae

 

Nelle foto: alcune immagini del Bosco Cuturi