«L’Europa intende legalizzare una pratica che oggi costituisce il reato di “frode in commercio” producendo un danno alla principale voce dell’agroalimentare italiano. Quantomeno non si riporti in etichetta il termine vino, poiché vino non sarebbe».
Il senatore Dario Stefàno (in foto), presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea, interviene sulla proposta attualmente in discussione a Bruxelles che prevede di autorizzare nelle pratiche enologiche l’eliminazione, totale o parziale, dell’alcol con la possibilità di aggiungere acqua nei vini, anche quelli a denominazione di origine.
«Si tratta – afferma Stefàno – di una decisione che, qualora dovesse passare, creerà confusione sul mercato, col rischio di alimentare fenomeni di frodi e di contraffazioni a tutto danno dei consumatori che si troveranno a pagare qualcosa che vino non è».
«L’utilizzo del termine vino in etichetta – spiega Stefàno – è associato ad un secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino. Ci sono disciplinari di produzione delle Dop e delle Igp che sono molto rigidi e che assicurano la qualità del prodotto e garantiscono i consumatori».
«Pur ammettendo – prosegue il senatore – la richiesta di prodotti con minore tasso alcolico per alcuni prodotti – ma questo vale semmai per i superalcolici, non certo per i vini – non è accettabile che si chiami vino un prodotto per la vendita in cui viene “legalizzata” una pratica che oggi costituisce il reato di “frode in commercio”. Tali prodotti non avrebbero nulla a che vedere con i vini della nostra tradizione – della tradizione europea, direi – e non dovranno in alcun modo riportare nella loro etichetta la parola vino».
«Sarebbe uno schiaffo per i tanti lavoratori del settore – conclude Stefàno – con un danno diretto, come bene ha detto Ettore Prandini di Coldiretti, ad un settore che rappresenta la principale voce dell’export agroalimentare nazionale, che sviluppa un fatturato di 11 miliardi di euro. Assumerò immediate iniziative, anche in Commissione, per allertare il nostro Governo a presidiare una discussione sbagliata e dannosa».
Comunicato