Lecce/Lizzanello - 30 Nov 2022

Cosimo De Giorgi e la “fine” della Terra d’Otranto

Dall’1 al 3 dicembre, a Lecce e a Lizzanello, un Convegno sullo studioso salentino nel centenario della morte (1922-2022)


Spazio Aperto Salento

Il 2 dicembre 1922 chiudeva in Lecce la sua vicenda terrena Cosimo De Giorgi, indicato nel necrologio scritto da Amilcare Foscarini sulle pagine del Corriere Meridionale «autentica illustrazione della provincia di Terra d’Otranto» (a. 34, 1 febbraio 1923, n. 4, p. 1). Sull’illustre studioso è stato promosso ed organizzato un importante Convegno di Studi tra Lizzanello e Lecce, (1-3 dicembre 2022), nei due centri che lo hanno accolto nelle tappe estreme della vita. Il tema dell’evento è “Un medico e scienziato dagli interessi poliedrici, Cosimo De Giorgi nel primo centenario della morte”.

La sua attività di studioso fu enorme, tanto che, senza cadere nella retorica di maniera, potremmo dire di lui il medesimo giudizio che Quintiliano riservò per Seneca: «tractavit … omnem fere studiorum materiam» (trattò quasi ogni branca del sapere). Peraltro, fu anche poeta ed abile disegnatore. Ma ciò che maggiormente rimane di lui è l’impegno nello studio della Terra d’Otranto, sulla linea di Sigismondo Castromediano e di tanti altri nobili spiriti che formavano un “fratellevole consorzio”, riconoscendo un ruolo non marginale delle genti salentine nella storia ed anticipando di molti decenni l’aggancio alla storia d’Italia e all’Europa.

Forse è una coincidenza, amara e triste per molti aspetti, che la morte di Cosimo De Giorgi segna la fine dell’antica Terra d’Otranto, identificata nel titolo del suo testo, forse più famoso, con La Provincia di Lecce (1882-1888). La prima immediata conseguenza della morte di De Giorgi fu il desiderio (poi sembrerebbe rientrato) di trasferire l’Osservatorio meteorologico da Lecce a Taranto. In effetti, Taranto si era già posta all’attenzione culturale con l’istituzione del Museo Archeologico Nazionale nel 1887, nato grazie a Luigi Viola, grecista ed archeologo, soprattutto con lo scopo di frenare il dilagante arricchimento delle «sale di famosi Musei italiani e stranieri e molte prestigiose collezioni private».

Castromediano in questo ha il primato: aveva avuto l’intuizione di istituire a Lecce il primo museo aperto al pubblico regionale (1868). Ma pochi mesi dopo la morte di De Giorgi, nel settembre del 1923 la Provincia di Lecce con cui s’identificava l’antica Terra d’Otranto viene decurtata di una parte del territorio a vantaggio di Taranto, nonostante le forti opposizioni apparse sulla stampa del tempo. Sono stabiliti nuovi confini (sotto tutti i punti di vista) e Taranto diventa un importante punto di riferimento per la strategia militare.

Lecce è anche sempre più emarginata culturalmente: con il R. D. del 30 settembre del 1923 è istituita la prima università regionale a Bari (giustamente è stato osservato che la data del 15 gennaio 1925 è spesso indicata come quella della istituzione dell’Università barese ma erroneamente, perché in realtà è il giorno della solenne inaugurazione del primo anno accademico). Intanto la Terra d’Otranto subirà un’altra decurtazione: nel 1927 Brindisi si staccherà assumendo il ruolo di “capolinea dell’Impero”.

Lecce diventa troppo lontana e non ha strade di diretto collegamento con i grandi centri “di vita attiva”. Sarà recuperata con una nuova veste urbanistica nel tentativo di darle il ruolo di una “cultura aristocratica ed elitaria”: monumenti, fontane, nuovi edifici (dal Liceo Musicale, al Palazzo del Consiglio Provinciale, dalla Casa del Balilla – inaugurata il 1934 in occasione della visita di Mussolini a Lecce – a Porta Napoli, ridotta ad Arco di Trionfo sul modello della romanità, alla Piazza Sant’Oronzo). Di fatto, si fascistizzava una città, con la pretesa di darle un nuovo volto.

Mentre si svolgevano i funerali di Cosimo De Giorgi, tutte le istituzioni cittadine erano presenti alla posa della prima pietra del Palazzo delle Poste, costruzione così a lungo osteggiata non soltanto dal De Giorgi ma anche da tutta la Commissione Conservatrice dei Monumenti, ormai esautorata ed inutile.

Il Foscarini  così chiudeva il suo necrologio pubblicato a pagina 1 del Corriere Meridionale dell’1 febbraio 1923:

 

 

Nella Villa Comunale di Lecce “G. Garibaldi”, in un remoto angolo, abbandonato in un appartato “silenzio”, c’è ancora (ma per quanto tempo?) il busto in bronzo di colui che fu Direttore del Giardino pubblico, senza un nome e vilipeso da vandali ignoranti che oltraggiano i monumenti per dimostrare a se stessi di esistere. Forse in occasione del centenario della morte sarebbe stato utile, oltre che significativo per i giovani, recuperare quel monumento, restaurarlo e magari collocarlo degnamente in quella via che Lecce volle dedicargli, ma molti anni dopo la sua morte, e non diventare invece la testimonianza di come Lecce ha “ricordato” (al di là dell’epigrafe commemorativa posta davanti alla sua casa leccese) un illustre salentino che, forse, ebbe l’unico torto di amare un po’ troppo questa terra.

Paolo Agostino Vetrugno
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Foto in alto: il  busto in bronzo di Cosimo De Giorgi, così come oggi si presenta nella Villa Comunale di Lecce

 

Lecce, via intitolata a Cosimo De Giorgi

 

Leggi il programma del Convegno di Studi:

“Un medico e scienziato dagli interessi poliedrici, Cosimo De Giorgi nel primo centenario della morte”

 

 

 

 

 


Programma Convegno De Giorgi