Intervento - 09 Ago 2025

“Fattizze d’Arneo”, abbandono selvaggio dei rifiuti: “una pratica scellerata che danneggia l’ambiente”

Intervento dell’ambientalista Rinaldo Innocente


Spazio Aperto Salento

La Terra d’Arneo, una vasta area tra Nardò e Avetrana, viene ricordata negli annali di storia come il luogo dove scoppiarono i primi tumulti contadini contro lo sfruttamento sul lavoro da parte dei grandi proprietari terrieri della zona e per le lotte sindacali a favore dell’inclusione delle terre incolte nella Riforma Agraria degli anni Cinquanta.

Oggi la Terra d’Arneo viene apprezzata soprattutto per la natura rigogliosa, per la fauna selvatica, per la macchia mediterranea, per i boschi di querce secolari e di pino d’aleppo ancora presenti in alcune parti di questo territorio. Anche la campagna coltivata fa la sua bella figura, arricchita dalla presenza dei muretti a secco, dalle vetuste costruzioni rurali e dalla bellezza architettonica delle masserie, antichi insediamenti molto diffusi nel Salento, organizzati con uomini e mezzi per la produzione di prodotti agricoli e per l’allevamento del bestiame. Queste strutture hanno scandito per secoli la vita di contadini, pastori, massari (gli “occhi del padrone”) e latifondisti.

Le masserie, quindi sono fra le testimonianze più importanti della nostra tradizione contadina, legata ai metodi antichi di coltivazione che rispettavano i tempi lunghi della natura, attraverso una profonda conoscenza della vita delle piante e degli animali che, con il passare del tempo, si trasmetteva di padre in figlio.

Nelle masserie si ospitavano i proprietari terrieri, vivevano i contadini, si allevava il bestiame, si produceva in prevalenza olio, vino e cereali. Alcune di esse presentavano una struttura architettonica fortificata per proteggere uomini e animali dagli attacchi dei briganti che infestavano ampie zone del Sud dell’Italia, oltre che per soddisfare il gusto estetico dei proprietari.

Purtroppo, agli inebrianti profumi dei fiori di campo, dei corbezzoli, dell’alloro, del finocchietto selvatico, insieme alle bellezze architettoniche delle masserie, fa da contraltare la mancanza di tutela del territorio da parte di “qualcuno” che sistematicamente agisce senza il minimo rispetto della natura. Tutto ciò si manifesta in particolare attraverso la pratica dell’abbandono indiscriminato di rifiuti di ogni tipo.

Una pratica scellerata che comporta una serie di conseguenze molto gravi sotto il profilo della salute pubblica ma anche sotto quello prettamente economico. I luoghi di abbandono preferiti da questi “vandali” sono quelli meno visibili agli occhi della gente, più appartati e meno frequentati: ad esempio nell’area interna di località “Fattizze d’Arneo”, non molto distante da eccellenti attività produttive (masseria ” La Grande”, famosa per la produzione di latticini e derivati del latte di grande qualità), da strutture turistico/ ricettive (un agricampeggio) e da alcuni terreni adiacenti alla pista Technical Center di Nardò.

I rifiuti includono di tutto: dai sacchi della spazzatura agli pneumatici, dal materiale edile di scarto agli elettrodomestici fuori uso, fino all’amianto e ad altri rifiuti tossici. Pare che, nel caso dei rifiuti di tipo “edile”, non si tratti di attività episodica da rimandare a singoli comportamenti casuali ma, in diversi casi, di una vera e propria attività sistematica, probabilmente organizzata a scopo di lucro e senza la minima preoccupazione del danno inestimabile provocato all’ambiente.

Ma cosa bisogna fare per contrastare questo fenomeno che sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti? È possibile porre un freno a questa pratica autolesionistica per l’umanità intera? Esistono delle responsabilità oggettivamente individuabili? Chi dovrebbe provvedere alla rimozione della spazzatura e al controllo del territorio? Domande difficili che esigono, tuttavia, risposte immediate e possibilmente risolutive. Provo a dare qualche risposta.

Per contrastare questa barbara pratica è necessario fare molta informazione e tanta prevenzione. Un’operazione culturale guidata dai Comuni, Province e Regioni, che dovrebbe mettere insieme impegno e risorse finanziarie, per realizzare progetti per la tutela e il rispetto dell’ambiente, senza preconcetti (purtroppo è molto scarsa la sensibilità su questi temi da parte della Politica in generale).

Per la verità esistono già dei piani pubblici orientati sui temi dell’ambiente – ad esempio il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR) che si rifà al Piano Nazionale (PNGR approvato con Decreto ministeriale n. 257 del 24 Giugno del 2022) – messi in campo quali strumenti anche per combattere l’abbandono selvaggio dei rifiuti e per favorire la cosiddetta “economia circolare” finalizzata alla riduzione dello smaltimento in discarica.

Ma tutto questo non è bastato, quindi bisogna fare di più e, soprattutto, farlo meglio. Oltretutto, fare prevenzione significa favorire un’azione di autoconvincimento su ognuno di noi, acquistando, ad esempio, prodotti con minore quantità di imballaggi, riducendo la pratica dell’usa e getta, utilizzando i prodotti sfusi o formato famiglia con il vuoto a perdere, scegliendo prodotti biodegradabili e non di plastica.

Insomma, è arrivato il momento di cambiare totalmente il nostro stile di vita, i nostri modelli di consumo e di produzione, altrimenti moriremo sotto i cumuli di rifiuti da noi stessi prodotti. Proviamo a rispondere, poi, all’ultima domanda posta in precedenza: “Chi dovrebbe provvedere alla rimozione dei rifiuti abbandonati nelle nostre campagne e, soprattutto, a chi spetta il compito di controllare il nostro territorio?”.

La prima distinzione da fare è se l’autore degli abbandoni è conosciuto o meno. Infatti, la legge stabilisce che l’obbligo della rimozione spetta all’autore dell’abbandono (art. 192 del D.Lgs. 152 del 2006). Invece, se l’autore è sconosciuto, la responsabilità si trasferisce automaticamente su altri soggetti. Ad esempio, sul proprietario del terreno privato in cui insistono i rifiuti, ma solo se viene provato che lo stesso abbia avuto un comportamento doloso o colposo, avendo compartecipato all’illecito. La prova del dolo spetta al Comune, altrimenti quest’ultimo deve provvedere a proprie spese alla rimozione dei rifiuti. Tuttavia, se il terreno è stato abbandonato al proprio destino dal proprietario, magari perché improduttivo, deve provvedere lo stesso proprietario alla rimozione dei rifiuti, esortato dallo stesso Comune.

Inoltre, se i rifiuti sono stati abbandonati lungo le strade comunali, questi vengono considerati rifiuti urbani (art. 184 del D.L.vo 152/06), quindi devono provvedere  i Comuni alla loro rimozione (art. 192, stesso decreto legislativo di prima).

Morale: la legge è molto chiara; sono le procedure amministrative che dovrebbero applicarla ad essere lente e farraginose, spesso per mancanza di competenze specifiche dei funzionari preposti, oppure per la malsana pratica di evitare di provvedere al pagamento degli alti costi della rimozione dei rifiuti, specialmente se in presenza di rifiuti speciali come residui industriali, scarti edilizi, eccetera.

Nel frattempo, “Fattizze d’Arneo” si riempie di spazzatura, mentre i soggetti pubblici e privati che dovrebbero contribuire a mantenere questo splendido luogo pulito e vivibile, si scaricano vicendevolmente le responsabilità. Un film già visto più volte e da troppo tempo. Non si tratta di essere ambientalisti o meno, si tratta esclusivamente di amare il proprio territorio (non a parole), la natura e tutti gli abitanti di questo straordinario Pianeta.

Rinaldo Innocente
© Riproduzione riservata

 

Foto in alto e sotto: rifiuti abbandonati nell’area “Fattizze d’Arneo”