Arnesano - 07 Nov 2022

“Ieri e Osce?!”, Martina torna alla poesia

Nella terza raccolta poetica dell’autore salentino trentuno liriche con innesti in griko e latino e supporti fotografici a colori e bianconero


Spazio Aperto Salento

S’intitola “Ieri e Osce?!”, la nuova raccolta di liriche del professore Peppino Martina (in foto), 86 anni di Arnesano, docente in pensione di Disegno e Storia dell’Arte. Pubblicata in proprio attraverso la piattaforma di selfpublishing “Youcanprint” e stampata a Roma da “The factory” per conto di Borè, come si evince dal titolo, è scritta in vernacolo, con incursioni nel griko e nel latino, lingue da sempre congeniali ai lavori letterari di Martina.

Oltre alla traduzione in italiano offerta a fronte di ogni composizione, l’opera viene per così dire filtrata – ed è questa un’inedita trovata – dall’occhio fotografico dell’architetto Gianluca Vetrugno e della docente del Liceo artistico di Smirne, in Turchia, Meltem Erkek, entrambi impegnati nello studio dell’anima dei negativi fotografici. Nel volume, ognuna delle trentuno liriche è infatti stampata, e dunque supportata, dalle immagini a colori create dalla coppia di fotografi. In bianco e nero, sono invece quelle (volutamente ripetitive, come per sottolineare la centralità della figura del poeta), che ritraggono lo stesso Martina, intento al lavoro attorno ad un’altra delle sue passioni: il restauro.

Non solo poeta è, dunque, l’artista salentino, ma anche abile restauratore, grazie agli insegnamenti maturati a Firenze col sostegno di Carlo Guido, nonché incisore con studi a Bologna, allievo del maestro Manfredi, e pittore e scultore con frequentazioni negli ambienti culturali di Brera a Milano e di Roma, dove assieme al maestro Monachesi, prese parte al Movimento Nazionale “Agrà”.

“Ieri e Osce?!” è, dopo “Spigolature ventennali” del 1988 e “Poesie” del 2008, la terza raccolta poetica di Martina, ancora una volta incentrata sul rapporto con l’amato territorio di Terra d’Otranto, e con i sentimenti, che attraverso le amicizie, le conoscenze e le colleganze familiari, da esso scaturiscono. Del primo fanno parte, fra le altre: “Castru”, “Trasendu a Santa Cisaria”, “Utrantu” e “Zinzulusa”, dei secondi: “Tuermi tuermi”, “La fatìa te sempre”, “Strangugghiati te li stienti” e “Natale a Leuca”.

Veleggiando, consapevole e  sicuro verso i 90 anni, Peppino Martina continua a lavorare nella casa-studio di Lecce, dove vive da tempo, cullato fra i ricordi dell’adorata moglie Franca, e spronato dall’affetto dei creativi nipoti, Emanuele Francesco di sette ed Elisabetta Maria di dodici anni. Ma l’impegno, culturale in generale ed artistico in particolare, si concretizza anche altrove, come nella Mostra Collettiva “Innesti d’arte”  dell’estate appena trascorsa, tenutasi negli spazi all’aperto dell’Associazione “Ritorno alle Terra” del rione Riesci di Arnesano, animata dal giornalista Vito Antonio Pati, in arte Mago Fracasso, dove ha esposto sculture in ferro e materiali vari.

Toti Bellone

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