Attualità - 25 Feb 2022

“Il nucleare come fonte primaria di approvvigionamento energetico? No grazie”

Dopo i referendum che in Italia hanno bocciato le centrali nucleari, si riaccende il dibattito sul tema che in passato ha interessato anche il Salento. Intervento dell’ecologista Rinaldo Innocente


Spazio Aperto Salento

Nucleare sì o nucleare no? In questi primi mesi del 2022 è tornato alla ribalta il dibattito sull’utilizzo dell’energia nucleare come fonte primaria di approvvigionamento energetico, nonostante i due referendum svolti nel nostro paese che hanno bocciato la proposta di installare, anche in Italia, le Centrali nucleari.

La responsabilità di questo ritorno di fiamma è additabile, addirittura, all’Unione europea, la quale nella stesura della bozza della cosiddetta “tassonomia”(una sorta di documento prodotto dagli Stati membri), vengono dichiarati investimenti green quelli che riguardano il nucleare e il gas, compatibili, quindi, con la transizione ecologica, un passaggio obbligato che dovrebbe portare alla neutralità climatica entro il 2050.

La tassonomia, questo è il termine utilizzato dall’Unione europea per classificare le attività economiche che vengono considerate sostenibili per l’ambiente e quindi degne di essere finanziate in quanto neutrali per il clima, obiettivo di enorme importanza per evitare il surriscaldamento del clima mondiale, responsabile, tra le altre cose, dell’innalzamento degli oceani e dello scioglimento dei ghiacciai.

A seguito della diffusione di queste notizie, non sono mancate le polemiche anche tra gli Stati membri dell’Unione; infatti, da una parte quelli contrari come l’Austria, la Germania e la Spagna, dall’altra la Francia, un paese che produce ed esporta da tempo energia atomica, hanno dato vita ad una serie di prese di posizione al momento inconciliabili tra loro.

Nel frattempo, in Italia, il ministro Roberto Cingolani (transizione ecologica) ha già manifestato la sua personale posizione favorevole alle Centrali nucleari, aprendo di fatto alla discussione tra le forze politiche circa questa nuova eventualità. È ovvio che il dibattito politico ed economico sull’utilizzo dell’energia atomica non possa prescindere dalle valutazioni di natura scientifica e tecnologica. Per questo si parla di reattori di quarta generazione per indicare le nuove tecnologie che verrebbero usate nei nuovi impianti ad energia atomica.

Tuttavia, si parla di questa nuova tecnologia ma nessuno l’ha mai vista, anzi molti esperti come Angelo Tartaglia, ingegnere nucleare e professore emerito di Fisica al Politecnico di Torino, oppure Umberto Minopoli, presidente dell’Associazione italiana nucleare (Ain), concordano nel fatto che i reattori di quarta generazione ancora non esistono materialmente ma solo sotto forma di progetti, i quali necessitano di molto tempo per essere realizzati, un tempo di molto superiore rispetto a quello previsto per la transizione ecologica. Inoltre, l’atomo non produce energia pulita, non è inesauribile e poi vi è il problema dello stoccaggio delle scorie, questione non trascurabile tenuto conto delle migliaia di zone deposito già esistenti e sparse nel mondo, le quali rappresentano delle bombe ecologiche pronte ad esplodere in ogni momento. Infatti, non esistono macchine che non si possano guastare nel tempo e non esiste attività dell’uomo che non possa essere fatale per errori commessi o, peggio ancora, per negligenza o per malaffare.

Risulta difficile individuare, al momento, eventuali benefici economici ed ambientali derivanti dall’utilizzo di energia atomica. Sotto il profilo economico, i costi del nucleare sono saliti sempre di più in concomitanza con la discesa dei costi delle rinnovabili, arrivando a costare più del doppio rispetto all’eolico o al fotovoltaico, tanto è vero che la Germania ha smantellato molte centrali nucleari, azione rafforzata politicamente dalla presenza massiccia dei Verdi nel panorama politico tedesco. L’esempio della scelta tedesca rispetto alle rinnovabili, per quanto mi riguarda, ovviamente, assume valenza di strategia pienamente condivisibile in quanto sostenibile a livello ambientale e non catalogabile nelle tipologia dei cosiddetti impianti eolici o fotovoltaici “selvaggi”, irrispettosi delle vocazioni e delle peculiarità dei territori.

Oltretutto, solo pochi Paesi nel mondo hanno intrapreso la costruzione di nuove centrali nucleari, tra cui la Cina, paese che non eccelle per attenzione alla tutela dell’ambiente. Inoltre, le disastrose conseguenze per l’uomo e per l’ambiente derivanti da guasti ad impianti nucleari su strutture esistenti, come avvenuto in Russia e in Giappone, hanno contribuito a creare nel tempo un alone di paura e avversione da parte dell’opinione pubblica mondiale.

La paura e l’avversione verso impianti nucleari non ha risparmiato la nostra Regione e in particolare il Salento. Solo pochi anni fa si parlava di siti individuati dal Governo dell’epoca, idonei alle installazioni di centrali nucleari, in particolare verso Taranto, Gallipoli e Otranto. Non solo, anche territori individuati per lo stoccaggio delle enormi quantità di scorie radioattive verso il confine tra la Puglia e la Basilicata, terreni oggi in prevalenza coltivati a frutteti. Peraltro, secondo un inventario redatto dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin), la Puglia e la Basilicata messe insieme, nonostante non abbiano mai avuto sui rispettivi territori delle centrali nucleari, hanno centinaia di metri cubi di materiale radiotossico nelle zone di stoccaggio, molti di più di altre Regioni come la Campania o l’Emilia Romagna.

Nonostante tutte le problematiche non ancora risolte che riguardano il passato, oggi si riparla di utilizzo di energia nucleare in maniera leggera e strumentale, senza rendersi conto delle sciagure mondiali create dall’utilizzo di questa pericolosa tecnologia superata dalla storia a vantaggio di fonti energetiche sicure e più redditizie. Purtroppo, il pericolo del canto delle sirene, a vantaggio delle lobby del nucleare, è sempre dietro l’angolo, a tutti livelli, da quello europeo a quello locale. Lasciamole cantare, le sirene, voltiamoci dall’altra parte.

Rinaldo Innocente
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In foto: Rinaldo Innocente