La speciale nuova etichetta di “Cantine Paololeo” verrà presentata per la prima volta a Verona (Vinitaly - Pad. 11/B5)
“Cantine Paololeo”, prima azienda pugliese ad aver incantinato in mare, presenterà al Vinitaly 2024 la nuova speciale etichetta “Mormora”, ormai pronta per essere offerta ai consumatori dopo accurata e controllata maturazione di 12 mesi, interamente avvenuta nel mare cristallino dell’Area marina protetta di Porto Cesareo, a circa 30 metri di profondità. L’immersione ha riguardato 1011 bottiglie di Metodo Classico Pas Dosé, prezioso prodotto ottenuto dalle varietà autoctone Verdeca e Maresco.
“Il Vinitaly 2024 – viene spiegato in una nota dell’azienda di San Donaci – sarà l’occasione per presentare questa straordinaria novità al pubblico. È il culmine di un anno di studio e di scoperta continua, grazie ad assaggi mensili, che hanno monitorato passo dopo passo tutte le evoluzioni di un vino unico, maturato nelle profondità marine. Il mare di Porto Cesareo ha accudito le bottiglie, riparandole dalla luce e dall’influsso delle fasi lunari. Il movimento marino ha consentito di lasciare i lieviti in sospensione nella bottiglia e attuare così un bâtonnage costante e naturale, necessario in affinamento”.
“Il progetto della cantina sottomarina – si legge ancora nella nota – per la Paololeo ha una valenza particolare perché intrinsecamente legata a due aspetti a cui l’azienda tiene particolarmente: la sostenibilità e la sperimentazione enoica. Certificata Equalitas dal 2021, pubblica annualmente il proprio bilancio di sostenibilità oltre al proprio Codice Etico. La Cantina Sottomarina è una sperimentazione in completa linea con il concetto di risparmio energetico, perché in mare non si necessita di impianti di refrigerazione e di giropallett”.
“Con questo obiettivo – afferma l’enologo Nicola Leo – abbiamo condotto uno studio assieme all’Area Marina Protetta di Porto Cesareo. La scelta di affinare le bottiglie in mare è spinta anche dalla volontà di sfidare le mille potenzialità del vino e dimostrare la sua grande versatilità grazie alla valorizzazione di due varietà autoctone pugliesi. Il risultato è qualcosa di unico e sorprendente”. (red.)
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