Arte contemporanea - 01 Mar 2022

“Intersezioni e Introspezioni”, al Caffè Letterario di Lecce le opere di Angelica Dragone


Spazio Aperto Salento

Gli effetti che i difficili anni trascorsi hanno avuto sull’intera comunità sono riscontrabili agli occhi di tutti: la pandemia ha segnato una pagina drammatica della nostra storia, che compromette costantemente il nostro presente e che a fatica riusciremo a lasciarci alle spalle. Uno degli aspetti maggiormente a rischio è la sfera dei rapporti umani: il distanziamento sociale ha messo in evidenza la difficoltà che l’uomo ha nello stabilire una pacifica convivenza con i suoi simili, perdendo così tutto ciò che un tempo aveva dato per scontato.

È questa una delle chiavi di lettura per comprendere la mostra Intersezioni e Introspezioni dell’artista Angelica Dragone, a cura di Davide Miceli e visitabile sino al 17 marzo 2022, presso il Caffè Letterario di Lecce. Il titolo di quella che la stessa artista definisce «una mostra d’emblée», è un primo espediente utilizzato per facilitare il visitatore ad immettersi nelle opere presentate, che, seppur nei limiti che lo spazio espositivo consente, sono accomunate da un unico filo conduttore.

L’artista salentina, classe 1970, con alle spalle una formazione prima all’Istituto d’Arte di Galatina e poi alla Scuola di Decorazione dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, e un articolato percorso espositivo, giunge a questa mostra dopo una fase di stallo, lontana da personali e collettive, che le ha però consentito di arricchire e far maturare il proprio bagaglio artistico.

«Anche la psicologia di tutto questo periodo – afferma Angelica Dragone – mi ha favorito sia positivamente che negativamente, sia per quello che di brutto è successo, sia perché la visione della vita sicuramente ci è cambiata, oltre a tutto ciò che di personale c’è in ognuno di noi».

Angelica Dragone

Il fil rouge è, quindi, quello dei rapporti interpersonali, o meglio, della caducità di essi. Per quanto l’uomo di per sé sia considerato dalle discipline psicosociali, per natura, un essere egoista, le vicissitudini degli ultimi anni hanno condotto ad un’ulteriore messa in discussione dei labili legami umani, spesso anche quelli instaurati con le persone più care e vicine, che si rivelano in realtà fittizi e costruiti.

Le opere più recenti dell’artista, inserite nell’allestimento del Caffè Letterario di Lecce, realizzate nell’anno corrente, sono “SÌ! MA IO…!” e “MA IO…!”. Si tratta di due serigrafie su tavola, dalle dimensioni di 50×50 cm, che costituiscono un vero e proprio dittico, concetto su cui insistono anche i titoli stessi, che istituiscono una sorta di dialogo.

L’artista, che nella serigrafia da tempo ha trovato il suo medium confacente, sottolinea che tra i due lavori vi è una storia consolidata, ponendo l’accento sulla difficile comunicazione: «un mettere in evidenza tutto ciò che l’uno all’altro non dice per forza di cose, sempre, le realtà intime che non vengono mai fuori soprattutto nei rapporti stretti».

Le opere di Angelica Dragone costituiscono uno strumento che conduce all’instaurazione di un colloquio tra il quadro e chi lo realizza, un diario mediante il quale raccontarsi: è un lavoro che fa per sé stessa, un tramite che le permette di dar voce a tutto ciò che non riesce a esprimere a parole.

A prova di ciò l’opera “MATERNITÀ”, serigrafia e matita su tavola, realizzata nel 2013, dalle dimensioni di 25×25 cm. Si tratta di un lavoro dal carattere biografico e persino intimo, riferendosi affatto alla maternità dell’artista, all’interno del quale inserisce un codice a barre, un segno rosso che indica il nome della sua piccola, Bianca.

Dunque, fondamentale mezzo espressivo utilizzato da Angelica Dragone è la tecnica della serigrafia: procedimento di stampa meccanizzato e ben definito, che consente di acquisire perfette riproduzioni grafiche ad alta qualità, e che ritorna puntualmente nella sua produzione artistica sin dalle fasi formative ai corsi di decorazione. L’artista utilizza questa tecnica per la parte figurativa delle sue opere, ma lo fa in maniera anomala e non conforme alla tecnica storica. «Gioco molto con il difetto – dice Angelica – con ciò che in serigrafia non si fa».

Così fa un uso proprio e personale del processo serigrafico e della tecnica del fuori contatto, al fine di inserire la figurazione nelle sue opere, mediante un approccio molto astratto: le figure appaiono nei suoi dipinti come dei fermoimmagine, «delle immagini stoppate», le definisce, che inducono però a profonde riflessioni.

Uno dei soggetti più cari ad Angelica Dragone, particolarmente ricorrente in molte sue opere, è Olga. L’artista non fornisce particolari suggerimenti per l’identificazione del personaggio, racconta di una forestiera, che viene dall’Estonia, ma aggiunge che non si riesce a sapere nulla di lei. Nonostante ciò, Olga è la prima figura alla quale Angelica attribuisce un nome, la prima ad instaurare un reale contatto con l’osservatore. Ogni opera è diversa dall’altra, dissimili sono i titoli, differenti le luci, i colori ed anche le espressioni.

I quadri esposti nella mostra leccese sono accomunati dall’esigenza dell’artista di trasmettere il proprio “io” sulla tavola, e questa volta ciò parte sin dalla rigorosa preparazione del fondo bianco, a differenza di altri suoi periodi, caratterizzati da una progettualità molto più composta, durante il quale sapeva, ancor prima di cominciare, quale sarebbe stata la resa finale della sua opera.

Nell’ostico scenario che la società di oggi sta vivendo, è proprio questo il senso dell’esposizione: la voglia che l’artista ha di riemergere, cogliendo occasioni che portino ad un raccontarsi sempre maggiore, con se stessa, con le sue opere e, di conseguenza, con il suo pubblico.

Martina Raho
© Riproduzione riservata

 

 

princ. – Angelica Dragone SI!…MA IO! 2022 serigrafia su tavola 50×50 (particolare)

 

A. Dragone, MA IO…!, 2022 serigrafia su tavola 50×50

A. Dragone, MATERNITÀ, 2013, serigrafia e matita su tavola 25×25

A. Dragone, PER OLGA, 2007, serigrafia su tavola 30×30