Arte contemporanea - 17 Feb 2024

La Biennale d’arte a Galatina: “un contributo nella nostra area geografica di periferia culturale”

Note e riflessioni di Salvatore Spedicato su Syncronicart-6, svoltasi dal 23 dicembre 2023 al 23 gennaio 2024. «Incisivo l’apporto di Massimo Guastella che ha dato maggiore risalto e prestigio alla “sfida” di Raffaele Gemma»


Spazio Aperto Salento

A Galatina, città di Gioacchino Toma e di Gaetano Martinez, dal 23 dicembre al 23 del mese scorso, i riflettori sono stati accesi sulla Biennale d’arte titolata Syncronicart-6. Numerosi sono stati i partecipanti (quarantaquattro) ripartiti in tre sezioni allestite in tre sedi del centro storico vicine fra loro (Chiostro dei frati minori della Basilica di Santa Caterina d’Alessandria; Palazzo Orsini; Art lab second light). In questa “città d’arte” ci accompagna il ricordo di tanti amici scomparsi che vi hanno dato lustro.

Ma senza indulgere a personali ricordi, basti rimarcare opportunamente il retroterra (toh il background), tutt’altro che trascurabile, della città che accoglie questa Biennale offrendo un terreno fertile nel quale possono germogliare nuovi semi. I tempi cambiano, certamente. Non abbiamo più i chiari riferimenti che consentivano di discernere facilmente il vero dal falso in arte, le capacità artistico-professionali dal banale dilettantismo. Non vi è chi non veda l’enorme confusione. Si rischia lo smarrimento nelle sabbie mobili di un generale scetticismo. La legittima pluralità di posizioni ha ceduto il posto ad un indifferenziato pluralismo fondato sull’assunto che tutte le posizioni si equivalgono e in quest’orizzonte tutto è ridotto a opinione. Ne deriva che, generalmente, in mancanza di criteri oggettivi, i partecipanti alle mostre più che selezionati vengono sostanzialmente reclutati. Forse davvero, come ha scritto Bauman nel libro “Retropia”, dovremmo fare un “cammino a ritroso per un processo di purificazione”.

Ma torniamo a parlare della “Biennale nel Salento” il cui ideatore, Raffaele Gemma, fortunatamente non pare essere toccato da scetticismo, tanto che continua da dodici anni a tenere in vita questa manifestazione. E si capisce che ogni sforzo nella direzione di un contributo nella nostra area geografica di periferia culturale, non già di cultura periferica, va attentamente seguito e considerato con simpatia.

La sezione ospitata nel chiostro della mirabile basilica di santa Caterina d’Alessandria dal titolo altisonante “Genius loci. Realtà artistico-visuali a cavallo del III millennio” ha compreso diciassette autori elencati sbrigativamente, senza essere utilmente indicati con un cartellino vicino alle proprie opere. Citiamo Marco Mariano, con l’installazione di una campana di bronzo da chiesetta rurale e di una schiera di colombe, davanti alla quale si respirava aria di festa pasquale. Di fronte, sul pozzo che faceva da pregevole cornice, i ferri contorti e intrecciati di Salvatore Sava: suggerivano una pianta “selvatica” che non sembrava sbocciare baroccamente dal pozzo per via della salda base in pietra leccese che s’intrometteva. Hanno decorato il chiostro come un salotto le sfere musive di Stefania Bolognese. Si notava Giovanni Gravante con tre elementi verticali a colori, rosso, blu, giallo. Giovanni Carpignano, che al centro del cerchio metallico della ruota di un vecchio carro agricolo o di un calesse ha inserito un “animaletto”. Da qui il titolo: “Dinamica animale”.

Altro cerchio, da bicicletta, circoscriveva un elemento ligneo sospeso al centro, firmato da Tonia Romano. Abbiamo notato ancora la graziosa opera in marmo di Franco Cudazzo. C’è stato poi chi, più o meno noto, ha preso sotto gamba la “partecipazione” non presentandosi al meglio delle proprie possibilità.

Il secondo gruppo di artisti della sezione curata da Gemma occupava lo spazio “accogliente” denominato “Art lab second light”. Erano esposti dipinti di Franco Contini, Tonino Caputo, recentemente scomparso, di Salvatore Masciullo (con una sobria “Maternità”), Andrea De Simeis con un disinvolto, spigliato disegno. Quindi Corimma (Corrado Marra), Marcello Toma, Antonio Luceri, Roberta Fracella, che presentava una candida opera con motivi geometrici ricorrenti a rilievo.

Abbiamo concluso il giro visitando la sezione allestita al primo piano di Palazzo Orsini (già sede municipale), curata da Massimo Guastella, storico dell’arte nell’Università del Salento, che in questa edizione ha voluto più incisivamente essere presente con un significativo apporto che certamente ha dato maggiore risalto e prestigio alla “sfida” di Raffaele Gemma, col quale aveva già lavorato soprattutto tramite le sue diligenti collaboratrici universitarie.

Guastella ha titolato così la sezione da lui firmata: “Inesauribile cosa è la libertà dell’uomo”. Si è trattato di una mostra variegata e assai interessante. Comprendeva, tra gli altri, Dario Tarantino (scultura), Angioletta De Nitto, Cesi Piscopo, Andrea Buttazzo, Concetta Resta. Non mancavano Gino De Rinaldis e Uccio Biondi. Il primo si distingue per la sua tecnica, un processo operativo lento e ordinato, con il senso creativo della misura, oggi per lo più smarrito. Il secondo è stato folgorato dallo scultore “realista” americano George Segal, che però non gli ha tolto autonomia creativa: Biondi è “artista visivo” anche di suo.

Salvatore Spedicato
Scultore e critico d’arte
già direttore di Accademia di Belle Arti

 

In foto: opere di Marco Mariano (a sinistra) e Salvatore Sava (a destra)