Ambiente - 10 Mag 2021

La “Foresta urbana” di Lecce, sorprendente oasi verde alla periferia della città

Gestita dal WWF è centro di attività didattiche, scientifiche e culturali. Si trova nelle antiche cave di pietra leccese “Marcu Itu”


Spazio Aperto Salento

Lecce ha una “Foresta urbana” grande quasi due ettari, che nel 2014 i suoi cinque proprietari hanno affidato al WWF Salento, con l’obiettivo di offrire ai cittadini ed ai turisti, un’oasi di pace e salute, ma anche un centro di attività didattico-scientifiche e culturali.

Ubicata nell’immediata periferia, e più esattamente lungo la via per il Comune di San Cesario, si trova nel complesso delle antiche cave di pietra leccese di Marco Vito (Marcu Itu), e sino a poco più di un decennio fa, veniva utilizzata come discarica a cielo aperto. Dall’alto delle sue mura scoscese, senza ritegno alcuno, sconsiderati gettavano rifiuti d’ogni genere, compresi i liquami di fogna, che hanno finito per inquinare la falda. Per fortuna, hanno risparmiato la grande cisterna per la raccolta delle acque piovane, che oggi serve all’associazione ambientalista per irrigare l’orto ed il frutteto creati durante i primi anni di riqualificazione e gestione, nonché gli alberi messi a dimora soprattutto dalle scolaresche: dall’olivo selvatico all’alloro, dalla quercia vallonea al noce.

Alla “Foresta” si accede attraverso un cancelletto, aldilà del quale, una piazzola di chianche invita alla discesa profonda una decina di metri, delimitata da una doppia staccionata costruita dagli attivisti del WWF guidato dal presidente provinciale Vittorio De Vitis, ambientalista della prima ora ed insostituibile divulgatore con trascorsi nell’insegnamento universitario. Per consentire accesso e fruibilità ai diversamente abili, nei progetti dell’associazione, c’è anche l’installazione di un ascensore.

In sette anni di lavoro, dalla cava sono state rimosse e stoccate tonnellate di rifiuti. Per farlo, attraverso l’autofinanziamento, il WWF ha potuto contare solo sulle proprie tasche, ed in un’occasione, sull’aiuto di uno dei proprietari dei terreni, che ha pagato l’impiego di un “ragno” per prelevare i rifiuti ferrosi più ingombranti. A testimonianza di ciò che veniva gettato dall’alto, sono stati conservati una macchinina ed una biciclettina per bambini, una motozappa della storica fabbrica Pas.Bo. di Carmiano ed uno zocco, il piccone usato dagli zuccaturi (cavatori) per estrarre le lastre di pietra leccese dette “uccetti” o “pizzotti”, tutti destinati all’erigendo micro Museo di archeologia industriale.

Come detto, sono già una realtà l’orto ed il frutteto, che il WWF ha denominato rispettivamente “Il giardino dei semplici” ed “Il frutteto dei nonni”. Nel primo è possibile godere dei profumi delle piante aromatiche e medicinali, ma anche della bellezza delle orchidee come l’ofride garganica, e nel secondo, fra gli altri, del melograno e delle sue “site”, del carrubo con le “cornule”, del gelso nero che regala gli “geusi mori”, ed ancora, del giuggiolo e delle sue gustose meline dette “ciciule” e del fico ottata che offre i fioroni conosciuti come “culumbi”.

Nella “Foresta” non potevano mancare gli animali. Il padrone di casa è una diffidente cagnetta, adottata dopo essere stata trovata spaurita accanto alla madre travolta da un’auto e battezzata “Cavetta” in onore delle cave. Ci sono poi volpi e ricci, ed a guardare le tane, quasi certamente tassi. Senza tralasciare gli immancabili gatti, che hanno decimato la nutrita popolazione di topi, che la faceva da padrone al tempo della discarica a cielo aperto.

Il piatto forte è però costituito dai voltatili, a cominciare dai rapaci, compresi quelli di volta in volta liberati, dopo le cure, dagli animatori del Museo di storia naturale di Calimera. Quanto agli altri, si tratta di rondini, rondoni, balestrucci, pigliamosche, pettirossi, codirossi spazzacamino, merli, tordi bottaccio, fringuelli, capinere, regoli, storni, ballerine, gazze, taccole, tortore dal collare, rigagnoli, ed ancora, occhiocotti, cinciarelle, verdoni, verzellini, cardellini, fanelli e passere d’Italia e mattugia.

Degna di nota è pure la presenza degli insetti, il cui studio, a sentire il parere di un entomologo in visita, potrebbe riservare sorprese quali – azzardiamo – la scoperta di nuove specie.

Lungo il salutare e rilassante percorso, oltre alla vegetazione selvaggia con arbusti alti sino a venti metri e piante bellissime come l’acanto (le sue grandi foglie hanno ispirato i fregi dei primi capitelli corinzi), la “Foresta urbana” di Lecce presenta altri due spettacoli della natura. Il primo è costituto dalla “ventarola”, una parete altissima caratterizzata da lunghe e profonde feritoie, attraverso le quali, specie quando spira potente, il vento produce fischi udibili sin dalla strada. Il secondo è una sorta di gigantesco “menhir”, che rappresenta una testimonianza del tempo in cui si estraevano i grossi blocchi di pietra leccese.

A completare il quadro, esistono tre manufatti con volte a stella, a botte ed a voltine; in uno hanno resistito un forno di pietra ed un camino ed in un altro è possibile ammirare una sorprendente collezione di vecchie bottiglie. A disposizione dei visitatori, inoltre, è uno spiazzo a forma di cerchio, attorno al quale si svolgono concerti, performance, mostre e presentazione di libri.

Ed a proposito di libri, sul polmone verde della via per San Cesario, sono state scritte due tesi di laurea in geologia ed antropologia culturale, alla cui stesura, in qualità di correlatore, ha contribuito lo stesso De Vitis. Si tratta de “Le cave tagliatelle: passato, presente, futuro”, di Marco Pignatiello, e “Storia di una cava: biografia delle cose”, di Debora Ragione.

L’ESERCITO DEGLI ATTIVISTI

Uno ad uno ed in ordine alfabetico, ecco l’elenco degli attivisti del WWF presieduto da Vittorio De Vitis. Tra altri soci, volontari e simpatizzanti,  sono attualmente 24: Maicol Barba, Sandro Calcagnile, Matteo Cannoletta, Mimino Carrozzo, Angela Colonna, Daniele Coluccia, Leo Congedo, Maurizio De Vitis, Cinzia Di Lauro, Marco Elia, Carlo Epifani, Alberto Favale, Giuseppe Garrisi, Rosario Gatto, Luciana Lettere, Silvio Micasi, Viviana Nardò, Daniela Palma, Antonio Panico, Maria Felice Pepe, Luana Quarta, Grazio e Maria Antonietta Passaseo, Alessio Spagnolo.

Toti Bellone

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Foto in alto: L’area per concerti e manifestazioni

 

L’ingresso della “Foresta Urbana”

La bacheca con le informazioni per i visitatori

Un sentiero fra la vegetazione spontanea

Il menhir di pietra leccese

La suggestiva “ventarola”

Le grandi foglie di un cespuglio di acanto

Lo “zocco” per estrarre le lastre di pietra

Vittorio De Vitis assieme ad una scolaresca (in visita ante Covid)