Arte contemporanea - 24 Mar 2022

“La scultura del dolore”, l’opera di Gaetano Martinez in un libro

Il volume firmato da Salvatore Luperto è stato realizzato in occasione del settantesimo anniversario dalla morte dell’artista galatinese


Spazio Aperto Salento

Il dolore esistenziale nell’arte di Gaetano Martinez è il terzo libro della collana Cahier, ideata e diretta da Salvatore Luperto in collaborazione con il Museo Pietro Cavoti di Galatina.  Dedicata allo studio e all’approfondimento dei beni presenti nel museo, la collana ha visto la pubblicazione di un primo volume firmato da Antonio Giuseppe Lupo, Pietro Cavoti: I taccuini, le pagine di cronaca del tempo, a cui è seguito Tarantolismo complicanze ed esiti, di Roberto Lupo.

Cahier 3, dedicato a Martinez e realizzato in occasione del settantesimo anniversario dalla morte dell’artista galatinese, vuole rendergli omaggio in concomitanza all’esposizione di suoi disegni inediti donati recentemente dai discendenti della famiglia Martinez al Museo Cavoti, e al riallestimento delle sue opere già di proprietà del museo salentino.

Gaetano Martinez, nato a Galatina nel 1982, di modeste origini, iniziò a lavorare nella piccola impresa edile del padre comprendendo ben presto la sua vocazione artistica e la necessità di liberarsi dalle ristrettezze del suo paese di provincia per cogliere stimoli e nozioni nuove dall’ambiente artistico romano, sua meta ambita. Il suo talento lo ripagò di una vita condotta tra alti e bassi, in cui non sempre venne apprezzato.

Con il definitivo trasferimento a Roma, nel 1922, l’artista cominciò ad avere sempre maggiori consensi da parte della critica che gli valsero committenze pubbliche e partecipazioni ad importanti esposizioni e a più edizioni della Quadriennale di Roma e della Biennale di Venezia.

Nel 1999, la mostra presso Palazzo Adorno a Lecce e la pubblicazione di quello che fu il primo e unico catalogo ragionato dell’opera dello scultore, Gaetano Martinez. Sculture, a cura di Giancarlo Gentilini e Federica Riezzo, ha posto un’attenzione filologica nuova nei confronti dell’artista, rivelandosi uno strumento utile alla sua collocazione nel panorama dell’arte italiana della prima metà del ‘900. Nella prefazione del volume, Vittorio Sgarbi lo definisce «semplicemente semplice», un’artista in grado di trasmettere «un’idea di normalità che non ha l’eguale nella scultura del Novecento».

Necessaria però, per comprendere pienamente il processo creativo di Martinez, è stata l’attenzione rivolta alla sua produzione grafica nel volume Gaetano Martinez. Scritti e Disegni, curato da Marisa Fortuzzi e Valeria De Vitis, realizzato in occasione della mostra svoltasi nel Palazzo di Città a Galatina nel 2002. Quel volume diede seguito ad altri studi di cui occorre ricordare il catalogo Gaetano Martinez. Schizzi e disegni realizzato con la partecipazione di più autori e promosso dall’Associazione Italia Nostra – Sezione Sud Salento nel 2009.

Come commenta all’interno del catalogo Ruggero Martines, direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia: «la sua grafica è sempre una preparazione alla scultura», in Martinez, i disegni «sono una affascinante galleria di sculture non ancora realizzate».

Oggi, Il dolore esistenziale nell’arte di Gaetano Martinez di Salvatore Luperto, si pone come un ulteriore contributo alla conoscenza dell’artista ed una declinazione su un aspetto della sua poetica: il dolore. Nella premessa, l’autore sottolinea come il dolore sia uno dei temi più ricorrenti nell’opera dell’artista, da ricondurre al suo vissuto. In Martinez «i personaggi scolpiti nel gesso, nella terracotta o nel bronzo diventano così individui che vivono un malessere esistenziale e metafisico fra bene e male»; un sentimento di cui Luperto, in questo volume, si mette alla ricerca tra le opere della collezione Martinez del Museo Cavoti di Galatina.

La collezione Martinez del Museo Cavoti è costituita prevalentemente da opere in gesso e terracotta eseguite tra il 1915 e il 1935. Luperto riconosce, sin dagli esordi dell’artista, in opere come Il Dolore umano e il Nudo disteso, realizzati nell’anno di ingresso dell’Italia alla Prima guerra mondiale, quella che lui definisce “la scultura del dolore”; Martinez, secondo l’autore, «ha rappresentato il sentimento del dolore nelle sue varie espressioni, da quello esistenziale, spirituale a quello contingentale e fisico». Un dolore che, sostiene Luperto, persiste fino alla fine dei suoi giorni, quando nell’ultima opera realizzata prima che sopraggiungesse la morte, Deposizione del 1951, il nome Martinez è scritto sui bracci trasversali della croce.

Luperto dedica una sezione del volume alla cosiddetta “Iconologia della sofferenza”, individuando in questo sentimento il motore espressivo dell’uomo che, nella sua personale interpretazione, si riscontra sin dall’origine dei tempi «in forme e stili differenti che variano in base ai concetti filosofici che si affermano nel tempo»; ne traccia un itinerario che partendo dalla preistoria coinvolge il mondo classico, il Medioevo, il Rinascimento fino a giungere al dolore profondamente umano dell’opera di Caravaggio e al disagio esistenziale espresso dall’Urlo di Munch. Luperto distingue due categorie dell’iconologia del dolore: la sofferenza interiorizzata e la sofferenza dilaniante, espressioni diverse da una matrice comune.

Infine, l’autore riflette sull’importanza del disegno in Gaetano Martinez, ne riconosce il valore artistico espresso, non solo dai soggetti ritratti, ma soprattutto dallo stile che differisce spesso nella produzione dell’artista e vede alternati schizzi dalla linea fluida e morbida ad altri segnati da un tratto netto e vigoroso, una scelta che forse riflette quella che è la stessa concezione del disegno di Martinez: «Il disegno non è un’arte, è un fondamento dell’arte la strada che va verso l’arte. Ma il disegno fine a se stesso può diventare arte».

Erika Presicce
© Riproduzione riservata

 

 

Foto in alto: Sala Martinez presso il Museo Cavoti di Galatina

 

Martinez, Il dolore umano, 1915, gesso

Martinez, Nudo disteso, 1915, gesso

Martinez, Caino, 1922, gesso

Martinez, Giovane eroe morente, 1926, gesso

 Martinez, Testa di bambino, 1932, terracotta