Cultura - 22 Gen 2023

“Le ferite dell’anima”, il libro d’esordio del giornalista-poeta Cosimo Marulli


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“Le ferite dell’anima” (Robin edizioni,  2022, pagine 96), è il titolo dell’esordio letterario del giornalista Cosimo Marulli, di Copertino, già capo della Redazione di Lecce de “La Gazzetta del Mezzogiorno”.

Pubblicato nella collana “Libri per tutte le tasche”, il libro comprende la prefazione del giornalista Tonio Tondo, anch’egli di Copertino. È dedicato ai genitori Desdemona e Giuseppe Salvatore, con l’aggiunta dell’inciso: “Un ringraziamento a mia moglie Tiziana e ai miei figli Andrea e Aurora per la loro infinita pazienza”.

Per introdurre le 66 liriche distribuite in tre titoli (“Canti d’amore e di solitudine”, “La notte dello spirito” e “Le parole dell’addio”), Marulli ha scelto la frase del filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1860): “Chi non ama la solitudine non ama la libertà: siamo liberi solo quando siamo soli”. Una sorta di manifesto della raccolta, che fra componimenti intimistici, di riflessione e di non proprio rassegnata nostalgia, ci regala il lavoro di spessore di un nuovo autore. Lavoro che alla luce del detto di cinematografica memoria: “Buona la prima”, lascia  intravedere una seconda e sicuramente più matura raccolta.

Selezionate fra centinaia di numerosi poeti esordienti e non, dieci liriche di “Le ferite dell’anima”, compaiono, assieme a quelle di altri venticinque autori, nel Quaderno di poesie pubblicato lo scorso mese di ottobre 2022 (pagine 346), dalla stessa Casa editrice piemontese.

Per tornare all’opera di esordio di Marulli, oltre alla mole di sentimenti, emozioni ed immagini che la sua lettura suscita, a contraddistinguerla è il linguaggio diretto, sobrio ed a tratti essenziale. Fra le altre, ne è esempio il folgorante inizio de “Il silenzio delle parole”, dove si legge: “non dirmi niente / conosco il silenzio delle parole”. Ed ancora, sempre in tema di  parole, i sei vocaboli “poca cosa / ma a me basta”, che chiudono la toccante “Parole”.

Degno di sottolineatura, anche l’omaggio al patrono di Copertino, il Santo dei Voli, Giuseppe, e “Le parole dell’attesa”, componimento dedicato all’adorato padre Giuseppe Salvatore che, nelle intenzioni dell’autore, servono a colmare il vuoto delle cose non dette in vita: “scarnificate parole / si spengono / sulle labbra / parole insondabili, / celate. Parole perdute”.

Toti Bellone
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