Arte - 31 Mag 2024

Lecce, retrospettiva dedicata a Luciano Bartolini

La mostra sarà inaugurata sabato 1 giugno 2024, alle ore 18.30, nel salone della Fondazione Palmieri


Spazio Aperto Salento

Quindici opere dell’artista toscano Luciano Bartolini, noto per aver utilizzato, fra i primi in Europa, materiali poveri e d’uso comune come la carta per i pacchi ed i fazzoletti della Kleenex, approdano a Lecce in una retrospettiva, organizzata dall’Associazione “Atrium Arte” del collezionista Giuseppe Terragno. Nel salone della Fondazione Palmieri, la mostra verrà inaugurata sabato 1 giugno 2024, alle ore 18.30, e per due settimane, con orari dalle 10.30 alle 13 e dalle 17.30 alle 20.30, potrà essere visitata sino al 15 giugno (per info 335-406539).

Nato a Fiesole nel 1948, e scomparso prematuramente a soli 46 anni, Bartolini è unanimemente ritenuto dagli storici e dai critici dell’arte, una delle figure più interessanti del panorama artistico europeo compreso fra gli Anni Settanta ed Ottanta del secolo scorso. Non studiò mai arte, e ad essa si avvicinò solo in seguito alle numerose esperienze di viaggio, soprattutto in Oriente, India e Nepal in testa, forte anche dall’aver preso dimestichezza con le lingue estere.

A chi, a partire dalla prima “personale” del 1974 nel Palazzo Comunale di Stia in provincia di Firenze, lo definiva “pittore”, rispose di non esserlo, e di sentirsi, piuttosto, un “utilizzatore di segni”; evidentemente, gli stessi che aveva via via incontrato durante gli spostamenti in giro per il mondo. Per dirla col docente e critico Gianni Pozzi, “un demiurgo che ricorre alla mitologia”. Tuttavia, se al pennello, che non era proprio nelle sue corde, preferì la sperimentazione nella quale lo strumento primario erano le mani, riuscì a creare composizioni, anche con la colla Vinavil, che in qualche modo rievocano comunque la pittura, e che alla fine, lo hanno consacrato come uno dei protagonisti del suo tempo.

All’affermazione di artista originale ed elegante, di certo contribuì l’utilizzo dei materiali poveri che caratterizzano un po’ tutte le sue opere, nelle quali si disvela il desiderio della suddetta  sperimentazione, avviata proprio con la prova dei fazzoletti Kleenex, e successivamente ispirata, unitamente agli echi mitologici, dalle suggestioni tipiche dell’Oriente, e dall’uso che in quella parte di mondo, ancora oggi si fa delle foglie in oro.

Sebbene si sia esaurito nel volgere di appena vent’anni, il percorso professionale ha portato Bartolini a ricevere inviti ad esporre in numerose e prestigiose location pubbliche e private, sia in Europa che al di là dell’Oceano. Fra di essi, e solo per fare pochissimi esempi, a San Paolo del Brasile per la XIV Biennale d’Arte Contemporanea, a Montreal presso l’Istituto d’Arte Contemporanea, a Bonn nel Rheinisches Landesmuseum, e soprattutto al Museo di Arte Moderna (Moma) di New York. Ed in Italia, a Firenze nel Palazzo Strozzi, alla Biennale di Venezia del 1982, ed a Roma nel Palazzo delle Esposizioni.

Toti Bellone
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In foto: Luciano Bartolini, New York, 1984, acrilico e olio su carta, cm. 45×75