Salice - 20 Set 2021

Madre Carla Borgheri, oggi il quindicesimo anniversario della scomparsa

La Fondatrice delle Suore Missionarie dell’Incarnazione aveva un legame speciale con Salice. Ancora oggi in tanti la ricordano con riconoscenza. Oggi 20 settembre, alle 19, la commemorazione nella Chiesa madre


Spazio Aperto Salento

“Come un sasso gettato in acqua spande la forza d’urto in cerchi concentrici sempre più distanti, così l’amore da voi vissuto nella quotidianità possa spandersi in cerchi sempre più vasti fino a raggiungere i fratelli lontani”. Sono parole di Madre Carla Borgheri, Fondatrice delle Suore Missionarie dell’Incarnazione, rivolte alle sue figlie e sorelle, nell’ambito del Testamento spirituale che firmò il 2 gennaio 1986.

Madre Carla, nata a Novi Ligure (Alessandria) il 17 febbraio 1922, al tempo della redazione del Testamento spirituale aveva 63 anni. La sua Congregazione, che tanti frutti aveva già raccolto, negli anni successivi continuò a crescere con la nascita, in Italia, India, Costa d’Avorio, Albania, Filippine e Vietnam, di nuove Comunità di Suore Missionarie dell’Incarnazione

Tutto ciò perché la “forza d’urto” dei primi “sassi” gettati nell’acqua innanzitutto da Madre Carla, che nel Testamento spirituale aveva poi figurativamente raccomandato alle sue sorelle di lanciare, negli anni continuò a spandersi proprio come “cerchi concentrici d’amore”, spinti dall’esempio di profonda dedizione e impegno missionario incessante della Fondatrice. E questa forza è ancora “viva”, a distanza esattamente di 15 anni dalla sua scomparsa, avvenuta  a Vermicino – Frascati, in provincia di Roma.

Oggi, 20 settembre 2021, nelle Case della Congregazione in Italia, India, Costa d’Avorio, Albania, Filippine e Vietnam, sarà commemorato l’Anniversario della morte di Madre Carla Borgheri, compreso in quella di Salice Salentino, dove dal 5 agosto 1985 opera una Comunità di Suore Missionarie dell’Incarnazione.

Fu proprio Madre Carla, invitata da don Mario Melendugno (1920-2001), allora parroco della Chiesa madre “Santa Maria Assunta”, a fondare a Salice la nuova Comunità, con il compito, fra l’altro, di gestire la scuola dell’infanzia paritaria preesistente.

Nella cronaca parrocchiale, il giorno dell’arrivo delle Suore, don Mario Melendugno così annotò: “Le Suore d’Ivrea dell’asilo Sacro Cuore sono state costrette a lasciare Salice per mancanza di vocazioni. Il Signore ci ha fatto dono di una altra nuova Congregazione, quelle delle Missionarie dell’Incarnazione, la cui casa generalizia è a Frascati. Deo Gratias! La consegna dell’Istituto è avvenuta oggi”.

Cronaca parrocchiale Chiesa madre, annotazione arrivo a Salice delle Suore

Dal 5 agosto 1985, dunque, le nuove Suore iniziarono la loro opera anche a Salice, allargando ulteriormente i “cerchi concentrici d’amore” generati dal “sasso” gettato nell’acqua dalla Fondatrice.

Quella di Salice, attualmente rappresenta una delle tre Comunità pugliesi della Congregazione (le altre due sono a Brindisi, “Casa di adorazione eucaristica”, e a Oria, “Santuario “San Cosimo alla Macchia”).

Dopo l’avviamento della Comunità, Madre Carla ha visitato diverse volte la Casa di Salice, trattenendosi spesso con i bambini che frequentavano la scuola. Ciò avveniva soprattutto in occasione di alcune circostanze coincidenti con particolari appuntamenti scolastici-didattici, oppure in prossimità delle festività pasquali e natalizie.

Negli anni tantissime famiglie hanno beneficiato dell’attività educatrice e formatrice che le nuove Suore e Madre Carla Borgheri hanno generosamente donato al paese. Non solo. Il loro esempio missionario e l’abnegazione costantemente profusa, hanno fatto germogliare anche vocazioni locali come quella della salicese Suor Loreda Spagnolo, attualmente vicaria generale e consigliera per la Formazione.

Di tutto ciò, naturalmente, il paese è grato alle Suore Missionarie dell’Incarnazione e alla Fondatrice Madre Carla, rimasta nei ricordi di tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerla ed apprezzarla.

A Salice l’Anniversario della scomparsa di Madre Carla sarà commemorato alle 19, nella Chiesa Madre “Santa Maria Assunta”. La Celebrazione eucaristica sarà a cura del parroco monsignor Massimo Alemanno.

Rosario Faggiano
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Foto in alto: Madre Carla Borgheri (1922-2006)

 

Madre Carla visita la scuola dell’infanzia di Salice (12 maggio 2005)
 

Un’altra immagine della visita a Salice di maggio 2005

 Madre Carla ed altre suore accolte da Papa Giovanni Paolo II a Castel Gandolfo (1985)

La locandina della commemorazione a Salice

 

Scheda biografica di Madre Carla Borgheri
(17 febbraio 1922 – 20 settembre 2006)

Nasce a Novi Ligure (Alessandria) il 17 febbraio 1922 da Giuseppe e Olga Borgheri (il padre muore prima della nascita). Registrata all’anagrafe  Cleo, fu battezzata a Pavia coi nomi Annunziata Nada il 24 marzo 1922, nella parrocchia di Santa Maria del Carmine.  Lo zio, fratello della mamma, decise di portare con sé, a Firenze, la sorella e la bimba. Nella città toscana vivono per alcuni anni. Nada, come viene chiamata da Olga, frequenta la prima e la seconda elementare dimostrando una grande passione per i libri. Ancora lo zio le porta con sé ad Angri, in provincia di Salerno, e la mette in collegio presso le Suore della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, a Vietri sul Mare, dove resta 15 mesi frequentando la terza elementare. Qui riceve la Cresima il 15 giugno 1931 e lo stesso anno, il 25 dicembre, riceve la Prima Comunione. Ritornata a Firenze, durante la quarta elementare Nada lascia la scuola a causa della malattia della mamma e inizia a lavorare.

All’età di dodici anni si ammala anche lei di tubercolosi ed è ricoverata all’ospedale di Careggi a Firenze. Durante questo periodo di ricovero ama sostare da sola nella cappella dell’ospedale. Il 4 agosto 1942 Nada e la mamma decidono di trasferirsi a Roma. Nada tenta di entrare nel mondo dello spettacolo, principale attività di alcuni parenti materni, ma dopo alcune esperienze comprende che quell’ambiente non le dà la vera felicità. Il suo spirito è spesso tormentato dall’incertezza, talora da un senso di ribellione verso le ingiustizie della società, ma sempre segretamente, animata da una profonda esigenza di donazione.

Nel 1944, a 22 anni, Nada è nuovamente colpita dalla tubercolosi ed è ricoverata all’ospedale Forlanini di Roma. Durante la degenza, la Provvidenza le fa incontrare un cappellano Camilliano, padre Orfeo Romani, che sarebbe diventato suo direttore spirituale e figura importante per la svolta decisiva della sua vita. I segni di un mutamento di vita sono l’incontro con Cristo nei sacramenti, la gioia dell’amore misericordioso di Dio, il desiderio di donare la vita nella strada della contemplazione. Il suo padre spirituale le propone varie letture, tra cui gli scritti di Santa Teresa d’Avila. Il 21 gennaio 1948 si iscrive all’Azione Cattolica, segnando una tappa proficua per un arricchimento spirituale e per una migliore conoscenza della vita della Chiesa.

Il 12 agosto 1948, nella cappella del Sanatorio, il Signore, nella sua grande misericordia, le concede la grazia di entrare nel Terzo Ordine Francescano con la vestizione. L’11 settembre 1948 esce dal Sanatorio; un passo molto difficile staccarsi dal quel “piccolo angolo di paradiso” che si era creato e che, in un certo senso, le dava sicurezza.Per un periodo soggiorna a casa della zia e riprende la vita di lavoro, questa volta sostenuta dalla preghiera. Nel pomeriggio va dalle suore Canossiane vicino alla parrocchia per poter fare l’Adorazione, e la sera dopo il lavoro, dai padri Sacramentini, in piazza San Claudio a Roma. Con il nuovo confessore e direttore spirituale, padre Luigi Cattaneo, al quale il Padre Romani l’aveva affidata, si impegna a praticare le virtù per essere sempre più gradita a Dio, e fa un cammino di discernimento spirituale che la porta all’emissione dei voti temporanei di povertà, castità, obbedienza che rinnova periodicamente con il consenso del suo confessore.

Il 13 novembre 1951 emette il voto temporaneo di consacrarsi al Signore per la santificazione dei sacerdoti. Ella crede che quanto più il sacerdote fosse stato santo, tanto più gli uomini sarebbero ritornati a Dio; per lei, pregare per la santificazione del sacerdote, era come pregare per l’estensione del Regno di Dio nel mondo. Nel 1951, Margherita, un’amica conosciuta in Sanatorio, la invita a parlare con un piccolo gruppo di ragazze di un Istituto nascente: le Ancelle dell’Incarnazione, tutte ragazze ex TBC, radunate per il servizio agli infermi del Sanatorio Forlanini di Roma.  Il 14 febbraio 1953 Nada fa richiesta alla Superiora del nascente Istituto di entrarvi. La mamma, dopo alcuni periodi trascorsi con i parenti, si stabilisce anche lei in convento. Qui Nada indossa l’abito religioso e prende il nome di suor Carla senza però emettere la Professione religiosa. L’ingresso nel noviziato canonico le viene rinviato più volte a motivo della madre di cui è unica responsabile, non può emettere la Professione religiosa prima della sua morte.

Nel 1961, dopo due anni di discernimento e di affannosa ricerca della volontà di Dio, decide di tornare nel mondo. L’uscita dall’Istituto delle Ancelle dell’Incarnazione, crea molteplici sfide che si trasformano in una fonte di dubbi e di sofferenza interiore. Suor Carla è completamente attratta dal mistero dell’Incarnazione e inizia a leggere e ad approfondire testi teologici che trattano dell’Incarnazione di Gesù.

Nel frattempo alcune giovani, colpite dalla radicalità del suo stile di vita, si avvicinano a lei. Il 29 giugno 1961 nasce la prima comunità, composta, oltre che da Carla, da Lucrezia Mucci e Caterina Moi, provenienti anch’esse dal sanatorio. Ben presto a quel nucleo si aggregano altre giovani, attratte dalla figura carismatica di Madre Carla. Il 25 marzo 1963, festa dell’Incarnazione del Verbo, suor Carla e le prime sorelle entrano nella casa di Vermicino – Frascati (Roma), acquistata con un mutuo ventennale. La povertà è davvero grande: non hanno nulla oltre la casa e la terra. Non una sedia, non un tavolo. Dormono per terra, liete di quella povertà che le avvicina alla vita di Gesù.

A Vermicino, tra i vigneti di Spinoretico, un piccolo borgo sperduto alla periferia di Roma, agli occhi umani una zona insignificante, nasce l’opera missionaria, per dare lode e gloria al Padre, testimoniare e far conoscere ai fratelli l’Amore infinito di Dio e cooperare alla redenzione dell’umanità sofferente.  Il parroco di Vermicino, don Francesco Terribili, propone a suor Carla di andare dal Vescovo di Frascati, monsignor Luigi Liverzani, che paternamente l’accoglie e la incoraggia. Dopo quel primo incontro egli diviene loro sostenitore, concedendo al piccolo gruppo varie approvazioni; fra queste, il 6 giugno 1965, riconoscimento di “Pia Associazione laicale delle Missionarie dell’Incarnazione” e, il 15 agosto 1979, previo nulla osta della Congregazione dei Religiosi, erezione canonica a Istituto religioso di diritto diocesano con il nome di “Suore Missionarie dell’Incarnazione”. Il 19 marzo 1988, la benevolenza di Dio fa giungere l’approvazione a Istituto di Diritto Pontificio da San Giovanni Paolo II.

Lo zelo missionario porta Madre Carla in diverse parti del mondo, fondando opere a favore degli ultimi in Europa, Asia e Africa. Nel 1994 in India, dà inizio al ramo maschile della Congregazione (Padri Missionari dell’Incarnazione), approvato come Associazione Clericale Pubblica di Fedeli di diritto diocesano. Fino al 2005, all’età di 83 anni, viaggia in diverse parti del mondo, dove la Provvidenza la conduce, fino a quando la malattia la costringe all’inabilità. A Vermicino – Frascati, il 20 settembre 2006, circondata dalle sue figlie e figli spirituali, a mezzogiorno, mentre si prega l’Angelus insieme a tutta la Chiesa che ricorda l’Incarnazione del Signore, alle parole Et Verbum Caro factum est, spira. Il 23 settembre, nella Parrocchia dei SS. Cuori di Gesù e Maria di Vermicino,  monsignor Marcello Semeraro presiede la celebrazione eucaristica e il rito funebre; è sepolta nel cimitero di Frascati. Il 21 maggio 2009 la salma è traslata nella Cappella di Casa madre a Vermicino per la sepoltura privilegiata.

Madre Carla si forma alla scuola della privazione e del sacrificio e, conquistata dalla grazia e dalla fiducia in Dio, diviene forte di fronte alle prove della vita. Ha saputo spendere la sua esistenza terrena in opere di carità, trasmettendo lungo gli anni, alle sue figlie e ai suoi figli, il desiderio di portare e testimoniare ovunque l’Amore di Dio, prediligendo i piccoli, i bisognosi e i poveri di ogni genere, perché in essi contempla il volto del Verbo Incarnato. Madre Carla, come sua eredità spirituale, lascia l’esempio della sua vita intessuta da tante prove e sacrifici; un’obbedienza pronta e decisa alla volontà di Dio, all’autorità e al Magistero della Chiesa, una fiducia confidenziale e filiale a Dio Padre e alla sua Provvidenza. Una speranza viva, anche quando intorno a lei ha solo incertezze. Si abbandona all’amore paterno di Dio che l’ha sempre sostenuta e guidata nei momenti difficili, e sa infondere speranza a chi non ne ha. Esempio di umiltà, desiderata sin dalla sua giovinezza e conquistata con il continuo esercizio delle virtù; ella si sente nulla e miseria, un “frutto della misericordia di Dio”, sempre pronta al perdono e all’accoglienza dell’altro, così come si sente perdonata e accolta da Dio. Allenata al dolore, sa mettersi accanto ad ogni tipo di sofferenza facendosi una col prossimo con la dolce carità, in un ascolto profondo, per alleviare il dolore altrui. È un esempio la sua vita vissuta nella povertà e di povertà, abbracciata per assomigliare al suo amato Verbo divino. Un amore materno e paterno capace di donarsi totalmente e nello stesso tempo capace di correggere con fermezza e guidare verso le vie del Signore.

 

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