Cultura - 16 Lug 2022

“Memorie di un cronista”, Apollonio racconta sessant’anni da giornalista

Dalla “Dolce Vita” di via Veneto a Roma ai Reportage nelle zone di guerra, passando per l’esperienza da autore di canzoni per Modugno, Ninì Rosso e Loretta Goggi


Spazio Aperto Salento

Sessant’anni da giornalista per i maggiori quotidiani e settimanali nazionali, raccontati in un libro di 250 pagine, dal titolo evocativo: “Memorie di un cronista”. Dedicato alla moglie, Gabriella Castegnaro (“compagna fedele e ispiratrice inconsapevole di tante mie iniziative”), esce per le Edizioni EspressoSud, la nuova fatica letteraria dello scrittore Nicola Apollonio, che nella sua Aradeo, da oltre quarant’anni, dirige il mensile di politica, attualità e cultura, EspressoSud.

Il volume verrà presentato domani, domenica 17 luglio, alle ore 20, nel Resort Sangiorgio di Cutrofiano. Con l’autore, dialogherà la professoressa Mariella Benegiamo, mentre la lettura di parti del volume, sarà a cura dell’operatore culturale Michele Bovino.

GIORNALISMO E CANZONI

In venti capitoli, Apollonio ripercorre la carriera professionale, che lo ha visto vagare per l’Europa e solcare gli Oceani, ma anche le interessanti esperienze per così dire “collaterali”, prime fra tutte quella di autore di canzoni di successo. “Noi lo chiamavamo amore” per Domenico Modugno, che gli fece guadagnare il denaro per acquistare una Ferrari 12 cilindri, “Incidente”, incisa dal trombettista Ninì Rosso, e “Come amico” cantata da Loretta Goggi.

“Con tanti lavori che ci sono al mondo, tu vuoi fare il giornalista?”, gli disse il padre Luigi giusto sessant’anni fa. Ma di fronte alla passione per quello che ancora oggi è considerato il mestiere più bello del mondo, senza mai scoraggiarsi, Apollonio proseguì per la sua strada. Sapeva che non sarebbe stato facile, e per quanto si sentisse “un numero 13 che sta in panchina”, come rispose al grande comico napoletano, Totò, quando gli chiese: “Che cosa fa nel suo giornale?”, l’incontro con lo scrittore Alberto Bevilacqua, lo spronò a farlo per davvero, quel mestiere (“Il mondo è pieno di storia e di storie. Raccontale”), e non si fermò più.

Ecco, allora, i primi passi nella Roma di via Veneto del leggendario paparazzo Rino Barillari, e della “Dolce vita” di Federico Fellini, Anita Ekberg, Tony Renis, Charlton Heston, Peppino di Capri, Silvana Pampanini, Lando Buzzanca e tanti altri ancora, con i primi articoli per Messaggero, Paese Sera, Momento Sera, ed il settimanale Stop.

Dopodiché, il “salto” in trincea, da giornalista freelance, durante la guerra dei “Sei Giorni” in Medioriente, dove un proiettile gli si conficca nello stinco della gamba destra, e nei campi dei “fedayn” in Libano.
In mezzo, inviato fra gli italiani “schiavi del carbone” nelle miniere del Belgio profonde anche sino a mille metri; la scoperta di New York dove viene accolto dal già famoso corrispondente della Rai, Ruggero Orlando, e poi, fra gli “hippy” di Stoccolma e gli immigrati italiani in Svizzera.

“CASANOVA” MANCATO

È così forte, la passione per il giornalismo, per le storie da raccontare dopo aver conosciuto “molte città, molti uomini e donne, molte cose”, come citando il poeta boemo Rainer Maria Rilke, sottolinea nella Prefazione lo scrittore romano Augusto Benemeglio, che non coglie al volo l’opportunità che proprio Fellini gli offre, pensando a lui come al possibile volto per il film “Casanova”, poi interpretato dall’attore canadese Donald Sutherland.

Col timido Fellini, nella Capitale dove nel frattempo il fratello Ugo è a capo della redazione del mensile statunitense Reader’s Digest, Apollonio ha incontri fugaci negli esclusivi locali della movida ante litteram, soprattutto gli iconici Cafè de Paris ed Harry’s Bar di via Veneto ed il Caffè Greco di via Condotti. Ogni volta che lo incontra, il regista di “Otto e mezzo” e “La città delle donne”, gli dice di fargli avere una foto nel suo studio di via Margutta. L’ultima volta che lo fa, prima di sentirsi dire che lui al cinema non è interessato, gli dice testualmente: “Forse ti sei dimenticato. Sto aspettando la foto”. “Se gli avessi dato ascolto – scrive Apollonio nel capitolo ‘Un attore mancato’ – probabilmente oggi starei raccontando un’altra storia”.

GLI AMICI FELTRI E FAIVRE

Apollonio con Bartali

In “Memorie di un cronista”, c’è anche il ricordo della Stagione milanese, della Milano capitale dei grandi giornali, in testa il Corriere d’informazione ed i settimanali “Gente”, “Oggi” e “La domenica del corriere”, con i quali avvia una lunga collaborazione, pubblicando, fra gli altri servizi, un’intervista realizzata a Cascais in Portogallo, all’esiliato Re Umberto II, ed un ricordo del famoso ciclista Costante Girardengo, fatto dal figlio Ettore. Ma c’è anche spazio per un entusiasmante Reportage nella terra natìa, a Galatina, a bordo di un aereo da guerra che s’alza in volo dall’aeroporto militare.

Fra i “Ricordi che affiorano”, infine, l’antica amicizia con uno dei maestri del giornalismo italiano, Vittorio Feltri, che su EspressoSud cura da anni la rubrica “L’ospite”, e la colleganza umana e culturale con il compianto responsabile della redazione di Lecce de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, Domenico Faivre, che unitamente a chi scrive, volle nella sua squadra di cronisti.

Nicola Apollonio ha amato ed ama ancora il giornalismo, anche se con un pizzico di rammarico, nell’ultima di copertina, scrive: “Oggi che i giornali sono fatti di notizie rapide, immediate, bruciate nella voracità insaziabile dei social e dei telegiornali, un mestiere come quello degli ‘inviati’ è un lusso che nemmeno un museo della comunicazione riuscirebbe più a proporre al consumo del sistema mediale. Era un lavoro affascinante e privilegiato, un lavoro per il quale bisognava avere una gran voglia di viaggiare dentro la vita del mondo. Ma, quel tempo si è ormai chiuso”.

Nonostante un nuovo, confortante interesse per la carta stampata, quel tempo forse è davvero finito. Ma Apollonio che, ad un certo punto della vita, ha sposato pure la passione per la Musica Lirica, legandosi, per altro, al soprano ferrarese Edda Vincenzi, dopo diciassette libri, compreso il romanzo “La città dell’anima”, almeno nel suo EspressoSud (“Premio Maglio” per i primi quarant’anni di pubblicazioni, “Premio Cuori d’oro” per la cultura del Comune di Aradeo, e “Premio Figilo” alla carriera), sicuramente continuerà a raccontarci mille e nuove altre storie.

Toti Bellone
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Immagine in alto: Nicola Apollonio (foto dalla copertina del libro)

 

(da sin.) Apollonio con Domenico Modugno, Vittorio Feltri , Charlton Heston

(da sin.) Apollonio con Peppino di Capri, Silvana Pampanini, minatori italiani in Belgio