Vino pregiato - 21 Giu 2025

Mezzo secolo di qualità, appunti per la storia della Doc “Salice Salentino”

Il primo Disciplinare di produzione fu approvato con DPR 8 aprile 1976. Nel 2026, a 50 anni dall’istituzione della Doc, sono previste le celebrazioni della ricorrenza promosse dal Comune e dall’apposito Comitato


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Mezzo secolo di qualità ed eccellenza produttiva per la Doc “Salice Salentino”. Considerata fra le tre più importanti della Puglia (le altre due sono “Castel del Monte” e “Primitivo di Manduria”), il relativo Disciplinare di produzione fu approvato con DPR dell’8 aprile 1976.

Si tratta di una data “storica”, che segna il momento di arrivo di un lungo percorso iniziato esattamente nel 1954, quando la locale cantina “Leone de Castris” lanciò il “Salice”, vino prodotto ed imbottigliato secondo la tradizione locale, in gran parte ricavato da uve “Negroamaro”, con la concorrenza di uve “Malvasia nera di Lecce”. All’epoca l’antica azienda vitivinicola salentina era guidata da Piero e, in una seconda fase, da Salvatore Leone de Castris.

Il successo ottenuto da questa prestigiosa etichetta, anche e soprattutto a livello internazionale, determinò la nascita della Doc “Salice Salentino”. Quest’ultima fu richiesta dal Comune di Salice già nel 1971, quando l’allora Giunta comunale guidata dal sindaco Attanasio Cofano (assessori Salvatore Quaranta, Pietro Esposito, Maria Tondo, Giuseppe Persano, Michele Gravili e Antonio Ianne), con apposito atto n. 53 del 9 febbraio, deliberò di fare “voti al Ministero dell’Agricoltura e Foreste perché (…) riconosca la Denominazione di origine controllata al vino rosso Salice prodotto nel territorio di questo Comune”.

Ad integrazione di quest’atto (evidentemente per cinque anni rimasto senza esito concreto), il 16 settembre 1975 la Giunta comunale di Salice Salentino adottò un’ulteriore Deliberazione (n. 355) con oggetto: “Voti al Ministero dell’Agricoltura e Foreste per il riconoscimento della denominazione di origine controllata al vino rosato, prodotto a Salice Salentino, a somiglianza del vino rosso”. Facevano parte di quella Giunta il sindaco Eupremio Pastorelli e gli assessori Salvatore Quaranta, Maria Tondo, Pino Faggiano, Salvatore Margarito, Errico Cordella e Luigi Miglietta.

Nella premessa della nuova Deliberazione, fra l’altro si legge che “ad iniziativa di numerosi produttori, coltivatori diretti, braccianti, e aziende agricole, nonché della Cantina cooperativa di Riforma Fondiaria di Salice Salentino, è stata inoltrata al Ministero (…) istanza tendente ad ottenere (…) il riconoscimento della denominazione di origine controllata per il vino Rosato Salice Salentino, abbondantemente prodotto nella zona e già da decenni commercializzato”. Nello stesso atto, inoltre, viene ricordato “che il predetto vino, per le sue proprietà organolettiche e per il suo grado alcolico, per il gusto, rappresenta un prodotto davvero qualificato, oltre ad essere stato il primo vino di tale tipo imbottigliato in Italia (nel 1943 da Leone de Castris, ndr.)”.

In questa occasione, l’insistenza della Giunta comunale di Salice Salentino, venne infine premiata. Così, come accennato, con DPR dell’8 aprile 1976 venne finalmente approvato il Disciplinare di produzione dei vini a Denominazione di origine controllata “Salice Salentino” (destinato ad entrare in vigore il 1° novembre 1976). A seguito della pubblicazione del DPR sulla Gazzetta ufficiale n. 224 del 25 agosto 1976, il 18 settembre successivo, con un pubblico manifesto, il sindaco Pastorelli diede ufficialmente comunicazione alla cittadinanza della nascita della nuova Doc vini “Salice Salentino” rosso e rosato.

Nello stesso manifesto, il sindaco Pastorelli aggiunse: “Mi è gradito con l’occasione rivolgere, a nome dell’Amministrazione comunale e della cittadinanza, un vivo ringraziamento al nostro concittadino, dottor Giovanni Polito, Direttore Generale del Ministero dell’Agricoltura, che con costante impegno ha portato avanti e risolto tale problema, tanto auspicato dai nostri operatori ed imprenditori vinicoli”.

Dopo l’entrata in vigore del Disciplinare, la prima azienda a richiedere, tramite gli uffici comunali, l’iscrizione nell’apposito registro della Doc “Salice Salentino”, istituito presso la Camera di Commercio di Lecce, fu l’azienda Leone de Castris a cui fu attribuito il “n. 1”.

La Doc “Salice Salentino”, pur considerata fra le più prestigiose della Puglia e del Mezzogiorno d’Italia, non è stata la prima istituita nella regione. In Puglia, la più antica risulta essere la “San Severo Doc” (1968), mentre nel Salento la più antica è “Matino Doc” (1971).

Le altre Doc pugliesi precedenti alla “Salice Salentino” sono: “Martina Franca” (1969), “Locorotondo” (1969), “Castel del Monte” (1971), “Ostuni” (1972), “Aleatico di Puglia” (1973), “Moscato di Trani” (1974), “Primitivo di Manduria” (1974), “Rosso di Cerignola” (1974), “Cacc’e mmitte di Lucera” (1975).

Nel corso degli anni, l’originario Disciplinare di produzione dei vini Doc “Salice Salentino” è stato modificato quattro volte: con DPR 6 dicembre 1990, con DM 8 ottobre 2010, con DM 30 novembre 2011 e con DM 7 marzo 2014.

Attualmente le tipologie di Doc previste dal Disciplinare risultano le seguenti: Salice Salentino bianco (anche spumante); Salice Salentino rosato (anche spumante); Salice Salentino rosso (anche con menzione riserva); Salice Salentino Negroamaro (anche con menzione riserva); Salice Salentino Negroamaro rosato (anche spumante); Salice Salentino Pinot bianco (anche spumante); Salice Salentino Fiano (anche spumante); Salice Salentino Chardonnay (anche spumante); Salice Salentino Aleatico (anche riserva, dolce, liquoroso dolce, liquoroso riserva).

Fin dal primo Disciplinare, rientra nella zona di produzione della Doc, tutto il territorio comunale di Salice Salentino, Veglie, Guagnano, San Pancrazio Salentino, Sandonaci; nonché parte del territorio di Campi Salentina e Cellino San Marco.

Nel 2026, a 50 anni dall’istituzione, sono previste le celebrazioni della speciale ricorrenza promosse dal Comune di Salice Salentino e dall’apposito Comitato.

Rosario Faggiano
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In alto: calice di Negroamaro (foto Mimmo Arnesano)

 

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