Esposizioni all’aperto, talk, workshop e musica riempiranno le strade di Otranto dal 9 maggio al 29 giugno 2025 per la seconda rassegna di “Fase” (Festival di Arti visive a Sud Est) dal titolo “Time for a change” ideato e creato dall’associazione di promozione sociale e culturale “Fuori Fase” con il patrocinio della Regione Puglia e il supporto del Comune.
Il progetto presenterà un programma di esposizioni, installazioni siste-specific, musica e performance, tutte gratuite e coinvolgerà le più suggestive location di Otranto, fra cui il faro di Punta Palascia, la Chiesa Madonna dell’altomare, il lungomare Terra d’Otranto, il largo di Porta Alfonsina, il lungomare degli eroi, l’ex chiesa dell’Immacolata e il campo sportivo. Il tema centrale di questa edizione è il “cambiamento come possibilità”. In un momento storico di grandi trasformazioni, Fase propone al pubblico un percorso culturale e artistico che rappresenti, attraverso temi e linguaggi differenti alcune fra le più urgenti declinazioni del cambiamento per valorizzare il patrimonio esistente creando un dialogo fra antico e moderno.
Il festival, per la direzione artistica di Raffaele Vertaldi, vedrà la partecipazione di numerosi artisti: Francesco Zizola con “Mare Omnis”, parte di un progetto che esplora il rapporto fra uomo e natura attraverso i quattro elementi. L’installazione site specific metterà in dialogo la luce del faro di Punta Palascia con quella delle “costellazioni” dell’artista; Giulia Ticozzi con “Fuochi”, un’indagine sui falò propiziatori come rito di passaggio, espressione di resilienza e affermazione identitaria collettiva; Martina Albertazzi con “A warm winter”, un progetto che documenta la comunità nomade in cerca di inverni miti fra il Sud Est degli Stati Uniti e il Messico; Marco Zorzanello, con “Tourism in the climate change era”, una ricerca sull’interazione fra iperturismo e cambiamento climatico durata cinque anni e che ha interessato quattro continenti; Federico Vespignani, con “En la via”, progetto sul percorso migratorio dal Sud America agli Stati Uniti e sul concetto di confine e libertà realizzato a quattro mani con l’honduregno Moises Cubas; Chiara Arturo con “t” (foto in alto), una riflessione sulla decostruzione della percezione del tempo, in cui l’artista esplora materia e spazio in relazione al ricordo, inserendo il glitch come metafora di inconsistenza e frammentazione; Maria Giulia Trombini, con “My name is Nico”, progetto ongoing e collaborativo grazie al quale, in intimo dialogo con la fotografia, Nico Guerzoni esprime la necessità ed esercita il diritto di affermare la propria identità durante la transizione di genere. Info: giulio@fa-se.it; 3290224929; www.fa-se.it; www.facebook.com.
Massimo Barbano