Costi di produzione insostenibili e prezzi delle materie prime alle stelle. Per gli agricoltori pugliesi si registrano aumenti dal 25% al 50%. “Si tratta di un incremento dei costi che, purtroppo, erode alla base gran parte della redditività sia per le aziende zootecniche, che in questo momento sono le più penalizzate, sia per le imprese agricole più in generale”, ha dichiarato Raffaele Carrabba (in foto), presidente di Cia – Agricoltori Italiani della Puglia.
GASOLIO E LUCE
Il prezzo del gasolio è in costante crescita. Nell’ultimo periodo, i produttori hanno dovuto impiegare quantità crescenti di carburante per fare fronte a una lunga serie di emergenze dovute a calamità ed eventi atmosferici avversi. Sono aumentati anche i prezzi delle attrezzature e quelli dell’energia elettrica (+25% negli ultimi 12 mesi).
I rincari arrivano proprio nel momento dell’anno in cui gli agricoltori si preparano ad avviare le attività di trasformazione delle olive, ma colpiscono orizzontalmente tutti i settori, compreso quello ortofrutticolo. Per Cia “occorre un intervento urgente del Governo al fine di ridurre concretamente l’impatto dei rincari sui costi di produzione del settore. Non possiamo permettere che la spesa ulteriore per l’energia sia caricata sulle spalle di chi è chiamato già a fare i conti con dinamiche di mercato severe e con eventi climatici avversi”.
“Si tratta di difficoltà che le aziende zootecniche e quelle agricole stanno affrontando da mesi e che hanno riguardato tutti i settori del comparto primario, compreso quello ortofrutticolo. Ora la questione sta interessando direttamente le vendemmie e, a breve, investirà il settore olivicolo. Per quanto riguarda il settore vitivinicolo, la resa quantitativa secondo i primi campioni è destinata a essere inferiore del 15% – 20% rispetto allo scorso anno a causa delle gelate di aprile, con una qualità eccellente. È necessario che l’agenda politica venga riaggiornata con programmazione e interventi alla luce di questo ‘shock dei prezzi’ di lunga durata che minaccia di avere effetti negativi, quindi, anche sul lungo periodo per le imprese agricole e gli allevamenti. Rischiamo di perdere aziende costrette a vendere o a chiudere, con il conseguente impoverimento del nostro tessuto economico e la perdita di migliaia di posti di lavoro”, ha concluso Carrabba.
MATERIE PRIME A PESO D’ORO
Sono aumentati in maniera vertiginosa i prezzi dei mangimi. Le aziende zootecniche hanno pagato a caro prezzo sia le ondate di freddo anomalo nelle gelate dei mesi scorsi, sia le temperature di fuoco degli ultimi tre mesi, con costi di produzione che si sono impennati per il maggior consumo di energia elettrica e approvvigionamento idrico.
L’aumento dei prezzi riguarda anche i fertilizzanti, con rincari che preoccupano ancora di più poiché siamo ormai in prossimità delle semine dei cereali e il costo dei concimi è quasi raddoppiato. Il prezzo delle sementi, inoltre, resta un’incognita, registrando oscillazioni e rialzi che preoccupano non poco.
Dopo lo stop dovuto alla pandemia, si è verificata una vera e propria impennata dei costi energetici, della plastica, un aumento considerevole dei prezzi per i trasporti, una difficoltà crescente per reperire manodopera.
Comunicato