Rubrica - 09 Mag 2021

Pit stop dell’anima

“Pausa” di riflessione sulla Parola a cura di don Carmine Canoci


Spazio Aperto Salento

Dalla liturgia di domenica 9 maggio 2021

Dal vangelo secondo Giovanni 15, 9-17 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 

Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.

Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. 

Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

*   *   *   *   *

«Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi». «Questo vi comando!». La nostra reazione a tali parole è quasi di fastidio: «Le abbiamo sentite mille volte! Ci sono state predicare fin dal primo giorno del catechismo!»

È vero! Ma forse c’è da correggere qualcosa a livello interpretativo. Un imperativo così forte non chiede di pregare di più, di andare a messa anche nei giorni feriali, di accendere candele, di pellegrinare per santuari…

Non è questo che si chiede. Infatti, siete proprio sicuri che parte della gente che prega, che va a messa, che gira per santuari, che va sempre con la corona del Rosario in mano o al dito… si ama?

Una volta dei cristiani dicevano: «Guardate come si amano!». 

Era il tempo quando i pagani bussavano alle porte dei cristiani per entrarci.

Si dice così anche oggi dei cristiani? Io lo so cosa si dice…. Suvvia! Lo sapete anche voi…

É il tempo in cui sono i cristiani a bussare alle porte dei pagani… per vedere l’effetto che fa… 

C’è da meditare! Cosa ha voluto dire Gesù con quel suo categorico «Amatevi»? Bando ad ogni significato melenso da canzonette di Sanremo (almeno quello di una volta). Via ogni interpretazione sentimentale e pia che riduce tutto ad andare in giro bigottescamente con il sorriso a quarantadue denti sempre stampato sulla faccia e fa uscire dalla bocca, come quella della sibilla cumana, risposte giuste sempre ‘verticali’ a qualsiasi problematica esposta!

Per sapere quale tipo di amore chiede il comandamento basta fare attenzione al termine di paragone posto da Gesù: “come io ho amato voi. Se ci si ferma prima, non si capisce niente, si rischia di rimanere prigionieri di un generico “amare il prossimo” che può dare la sensazione di “essere a posto”, perché un po’ di amore agli altri come sia, prima o poi, lo si dà.

Con il “come io vi ho amato” cambia tutto, perché Gesù ha specificato che amare come ha amato lui è dare la vita per i propri amici. E gli amici di Gesù non sono solo i “vicini di affetto e di pensiero”, ma anche coloro che lo hanno crocifisso; anche coloro che non fanno parte dei “nostri”, perché egli, come il Padre, “non fa preferenze di persone”. Questo è un amore che non si finisce mai di dare.

Benissimo, perciò, fa la liturgia a ricordarci che è con il termine di paragone che dobbiamo confrontarci.

Se noi vogliamo che Dio sia presente in noi e intorno a noi, dove viviamo, lavoriamo, ci muoviamo, così come tante volte cantiamo e preghiamo, possiamo farlo solo con questo stile di amore, veramente incarnato nella storia quotidiana di ciascuno.

Mi affido alla comprensione di chi legge. Mi sia concesso di dire e condividere con chi lo ha detto prima di me, che chiese, campanili, conventi, paramenti, santuari, messe, preghiere, pellegrinaggi… non sono strumenti adeguati per rendere presente Dio (Tonino Lasconi).

Ma allora, si direbbe, la preghiera, la messa, i pellegrinaggi, le chiese, i campanili, le parrocchie, i conventi…. non servono a niente? Servono, a parte i campanili-campanilismi, se sono un mezzo per ottenere da Dio l’aiuto ad amarci tra di noi come Gesù chiede.

«Amatevi gli uni gli altri». Questo è un comandamento. È il comandamento! Forse un po’ utopistico? Impossibile osservarlo? La messa e tutto il resto sono un dono per riuscire a renderlo di certo possibile.

Così si potrà tornare a dire dei cristiani: «Guardate come si amano». Allora la gioia sarà piena. E la fede sarà vera.

don Carmine