Anniversario - 29 Ago 2023

Salvatore Fitto, ricordo a 35 anni dalla scomparsa: “Un uomo che infondeva speranza”

L’indimenticabile Presidente della Regione Puglia rappresentava il “volto umano della politica” salentina e pugliese. Morì la sera del 29 agosto 1988 a seguito di un terribile incidente stradale


Spazio Aperto Salento

Certamente era sera molto inoltrata. Forse verso la fine di febbraio, oppure intorno alla prima decade di marzo 1988. Difficile ricordare con esattezza. Era comunque un giorno d’inverno. Il Presidente Salvatore Fitto, come spesso accadeva, aveva fatto molto tardi. Quella sera c’era chi, come me, aveva deciso di aspettarlo per scendere assieme le scale del primo piano. Il Presidente, ovviamente, poteva prendere l’ascensore, ma non lo faceva sempre. Credo che, almeno all’uscita, preferisse scendere a piedi i pochi gradini che dividevano i corridoi e le sale della Presidenza dal piano terra, dove si trovava il cosiddetto “gabbiotto” con gli addetti alla sorveglianza. Forse voleva dedicare quegli ultimi minuti della sua intensa giornata in ufficio, allo scambio di qualche battuta (anche scherzosa) con i collaboratori che avevano deciso di aspettarlo, per poi accompagnarlo verso la sua auto, già pronta con l’autista Lorenzo Capodiferro, proprio di fronte ai portici del palazzo della Presidenza della Regione Puglia, in via Capruzzi a Bari.

Io, giovane funzionario regionale, in quel periodo svolgevo servizio presso la Presidenza per due giorni settimanali. Era stato il Presidente Fitto a disporlo: decisione che mi aveva reso particolarmente fiero perché sentivo di essere stato destinatario di una scelta, per quanto mi riguardava, di “fiducia”. Lui teneva in grande considerazione i giovani, impegnati sia in ambito lavorativo che politico; era sempre pronto a scommettere sulle loro potenzialità e capacità. Quella sera, dunque, scesi le scale assieme al Presidente e ad altri colleghi; in tutto forse quattro, cinque persone. Eravamo gli ultimi a lasciare gli uffici. Il Presidente aveva fretta di raggiungere Maglie, probabilmente per impegni (la sua giornata, da questo punto di vista, era sempre molto “lunga”).

Quando ancora stavamo sotto i portici, ma ormai in corrispondenza della sua auto ferma sulla strada con il motore acceso, mentre velocemente cominciammo a scambiarci i saluti, si avvicinò una persona anziana, di statura media e un po’ tarchiata, con indumenti molto modesti, probabilmente di lavoro. Dall’aspetto sembrava un pescatore. Era senz’altro di Bari: il suo accento non lasciava dubbi. Aveva un viso provato da qualcosa; ma né quella sera, né in seguito ho mai saputo da cosa. Il pescatore disse ad alta voce: «Presidente! ti devo parlare con urgenza». Mentre, con gentilezza, eravamo in procinto di dirgli che in quel momento non era proprio possibile, il presidente Fitto ci pregò di non intervenire. Lo prese sottobraccio e si allontanò con lui per alcuni metri. Nessuno di noi ascoltò quello che si dissero. Pochi minuti, poi il Presidente, assieme all’uomo, ritornò verso di noi. Ci disse: «Devo rientrare in ufficio con questo amico, non mi aspettate». Entrò nuovamente in Regione e le luci della sua stanza poco dopo si riaccesero.

Non so quanto tempo, quella sera, si trattenne in ufficio; ancora oggi lo immagino seduto sulla sua sedia, col telefono sottomano, finché non riuscì a trovare la maniera per aiutare quell’uomo, forse alle prese con gravissimi problemi. È un episodio, questo, scolpito nei miei ricordi. Quel pescatore semplice ed umile, non era una persona che conosceva e non era un suo elettore della provincia di Lecce. Eppure, per lui, era stato sufficiente ascoltare i suoi turbamenti e i suoi problemi per fargli prendere una decisione che, sono convinto, pochi altri al suo posto avrebbero preso. Probabilmente aveva messo da parte impegni importanti istituzionali o di partito per aiutare, senza nemmeno un istante di esitazione, una persona del tutto sconosciuta. Una persona che, forse, dopo quella sera non avrebbe più rivisto.

Ecco, quando penso al Presidente Salvatore Fitto, o Totò come semplicemente preferiva farsi chiamare, mi viene in mente questo episodio. Un episodio, ai miei occhi, che tuttora lo rende grande, infinitamente grande. Un esempio “non comune” di abnegazione, di altruismo e di attenzione verso chi ha bisogno. Da quel momento, nei mesi immediatamente successivi, in circostanze in cui per “imprevisti” il Presidente Fitto era in ritardo a qualche incontro politico con amici di partito, nell’intimo sorridevo pensando: «Chissà quale pescatore sta generosamente aiutando in questo momento».

Mentre scrivo, mi vengono in mente altri episodi di cui sono stato testimone. Ne riporto solo un altro. Ricordo quando, prima di una manifestazione di partito nella piazza del mio paese, un amico fece un apprezzamento sulla sua stupenda cravatta (le sue erano sempre molto belle). Il Presidente non ci pensò due volte: se la tolse e gliela regalò. A niente valsero le insistenze dell’amico di restituire immediatamente l’inaspettato regalo. Il Presidente Fitto, che con sincera generosità e affetto aveva compiuto il gesto, fece il comizio subito dopo senza la cravatta. E così, sempre senza la sua cravatta, alla fine della serata se ne andò contento (credo non solo per il buon esito della manifestazione, ma anche per essere riuscito a fare accettare dall’amico il sorprendente omaggio). E all’amico, mentre il Presidente si allontanava con l’auto, non restò che ammirare, fra le sue mani, il regalo che aveva ricevuto da un uomo eccezionale, in primo luogo dal punto di vista umano, oltre che sotto l’aspetto politico, sociale ed istituzionale. Sono certo che l’amico conserva ancora, e gelosamente, la cravatta ricevuta in dono dal Presidente Fitto.

Questi, ovviamente, sono piccoli fatti che, solo apparentemente, pongono attenzione ad una sfera “non significativa” oppure “episodica” e secondaria della non comune esistenza di Salvatore Fitto. Ed infatti questo “ricordo” non ha la pretesa di aggiungere aspetti inediti al profilo biografico del grande politico e uomo salentino, sindaco di Maglie a soli 26 anni, giovane consigliere e assessore regionale dalla metà degli anni ’70, Presidente della Regione Puglia dal 1985, uno dei maggiori esponenti della Dc regionale, lungimirante e competente amministratore, fra i più prestigiosi che la Puglia abbia mai avuto.

Laura Sutto, all’epoca addetta stampa della Presidenza della Regione Puglia, nel brano riportato in un volume pubblicato nel 1989, così ricorda Salvatore Fitto:  «… Disponibile sempre, crede nella gente, nelle possibilità di ogni individuo e quando può aiutare qualcuno lo fa, senza chiedere tessere di partito o restituzioni di favore. È un generoso di natura, non per furbizia. Anche i baresi, in genere sempre ostici verso i Presidenti “forestieri”, imparano ad amarlo. Non accadeva raramente di trovarlo in strada, nella breve distanza che separava la Regione dalla sua abitazione barese, intento a chiacchierare con sconosciuti, gente alla quale bastava dire “buongiorno Presidente” per ritrovarsi sottobraccio a Fitto, come vecchi amici».[1]

Dunque anche Sutto, che pure aveva conosciuto Fitto da vicino e che non ignorava le sue straordinarie doti di eccellente politico ed amministratore, a cui si devono ascrivere tante ed importanti opere e scelte a beneficio dello sviluppo economico, sociale e culturale della Puglia, aveva deciso di ricordarlo citando gli aspetti più spontanei e naturali che hanno caratterizzato l’esistenza esemplare di Salvatore Fitto. Forse sono le cose più “semplici” che rimangono impresse nella gente dopo la scomparsa di qualcuno che si ama; e questo proprio perché sono quelle più intrise di profonda umanità: qualità sempre più rara nel contesto in cui attualmente viviamo.

Oggi, 29 agosto 2023, ricorre il 35° anniversario della scomparsa di Salvatore Fitto, tragicamente strappato alla vita nel momento più alto del suo brillante percorso politico, ormai proiettato verso altre importanti mete istituzionali di carattere nazionale ed internazionale. Morì a seguito di un terribile incidente stradale all’età di 47 anni, assieme al suo autista Lorenzo Capodiferro, 53 anni.

I funerali del Presidente si tennero il 31 agosto 1988, nella piazza centrale di Maglie, alla presenza di molte autorità, fra cui diversi ministri, e di un numero incalcolabile di persone. L’ultimo saluto a Salvatore Fitto fu dato da monsignor Vincenzo Franco, Arcivescovo di Otranto, da Franco Borgia, Vicepresidente della Puglia, da Giacinto Urso, Presidente della Provincia di Lecce, e da Giorgio De Giuseppe, Vicepresidente del Senato. Tutti, oltre a risaltare brevemente gli obiettivi e i risultati amministrativi raggiunti da Salvatore Fitto (prima in qualità di assessore regionale e poi di Presidente), si soffermarono particolarmente sulle sue qualità umane.

«(…) Salvatore Fitto – disse fra l’altro monsignor Franco – era ai nostri giorni un uomo che infondeva speranza, che ha saputo guadagnarsi, di giorno in giorno, fiducia, perché sapeva mantenere gli impegni assunti, perché sensibile al bisogno e alle aspirazioni degli altri, perché, in una parola, ciascuno aveva capito che la sua vita, il suo impegno e le sue possibilità erano state poste al servizio di tutti. Possiamo senz’altro dire che la sua era una vita donata. (…) Nel dono di sé Salvatore Fitto attuava l’insegnamento Paolino: c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Egli sapeva bene che un’esistenza tenuta per sé è perdente, è senza futuro, senza gioia, senza vita, mentre un’esistenza donata è salvata, ha un futuro, è gioiosa. (…) Vita donata, dunque, al trascendente e all’umano è stata quella dell’indimenticabile Totò».[2]

Giacinto Urso, nella prefazione al volume pubblicato in occasione della commemorazione del 25° anniversario della scomparsa del Presidente[3], fra l’altro scriveva: «Totò, con i suoi appena 47 anni e con la rinomanza della sua feconda attività politico-amministrativa, si era fatto ben conoscere e apprezzare anche fuori dei nostri territori regionali. In più, la sua improvvisa, immatura dipartita registrò stupito dolore non solo nella Democrazia cristiana, partito di sua appartenenza. Si estese in tutte le forze politiche, comprese quelle competitive, che lo consideravano un valido punto di riferimento, riconoscendo, innanzitutto, le sue spiccate qualità umane, scevre di ideologismi, di barriere e di discriminazioni».

Appresi della morte del Presidente la mattina del 30 agosto. Ero a Roma, di ritorno da un pellegrinaggio a Lourdes organizzato da padre Guido Epifani, superiore dei Frati minori del Convento “Madonna della Visitazione” di Salice Salentino. Dall’edicola della stazione Termini, dove il nostro gruppo era in attesa di salire sul treno per il rientro a Lecce, decisi di acquistare “La Gazzetta del Mezzogiorno”. La notizia era in prima pagina; la vidi subito, già mentre l’edicolante mi consegnava il giornale. Fu per me uno shock. Ci eravamo lasciati alcuni giorni prima di Ferragosto con un “arrivederci” a dopo le ferie. Ed ora non c’era più. Non volevo crederci. Una notizia davvero impossibile da accettare. Ricordo poco di quei momenti: solo tanta confusione ed incredulità. Arrivai a Salice la sera, e poi il giorno dopo partecipai ai funerali del Presidente. Anche di quei momenti ricordo poco, solo costernazione, tanta costernazione. A Bari decisi di non ritornare più. E così rientrai a tempo pieno nel mio ufficio salentino di appartenenza.

Dopo i funerali ricevetti una cartolina partita dalla Grecia il 18 agosto 1988: era del Presidente Fitto. Aveva spedito la cartolina, probabilmente assieme ad altre indirizzate a diversi amici salentini, durante il breve periodo di ferie che si era concesso assieme alla sua famiglia. In primo piano c’era un piccolo campanile di una chiesa greca, posta su una collina e nello sfondo, sul mare, l’immagine “toccante” di un cielo rosso, illuminato dai raggi del sole che “sfuggivano” alle nuvole che lo coprivano, verso l’orizzonte. Il timbro dell’ufficio postale di Salice riportava la data di arrivo: 1 settembre 1988, il giorno dopo i funerali del Presidente. Era indirizzata a me e a mio padre Pino Faggiano. Sul retro della foto c’era scritto: «Cari saluti anche agli amici. Totò Fitto». Rimasi senza parole ed a lungo tenni fra le mani la cartolina. Poi, come se all’improvviso avessi capito qualcosa di importante, con un cenno di sorriso pensai: «Anche dal Paradiso hai avuto un pensiero per noi, grazie Presidente».

                                                                                          Rosario Faggiano
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Foto in alto: Salice, Fitto inaugura la 311a Fiera “Madonna della Visitazione” (1988)

 

Molfetta (anni ’80), visita di Fitto al porto. Fra gli altri, il Vescovo don Tonino Bello

Salice, Fitto visita l’area espositiva della 309a Fiera “Madonna Visitazione” (1986)

Nardò, Fitto fra i partecipanti a un incontro (7 novembre 1987)

Salice, inaugurazione della 311a Fiera “Madonna della Visitazione” (1988)

Pagg. 1 e 4 de “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 30 agosto 1988

Maglie, funerali del Presidente Fitto (31 agosto 1988) *

Ministri e altre autorità presenti ai funerali di Fitto

La cartolina del Presidente Fitto inviata dalla Grecia (estate 1988)

 

Salvatore Fitto, brevi note biografiche

 

Salvatore Fitto con il figlio Raffaele

Salvatore Fitto, nato a Maglie il 2 gennaio 1941, era laureato in Economia e commercio. Si sposò con Rita Leda Dragonetti, dalla quale ha avuto i figli Felice, Raffaele e Carmela. Fu eletto consigliere comunale di Maglie nel 1967. Successivamente, nel 1968, all’età di 26 anni, divenne sindaco dello stesso comune salentino, carica che mantenne ininterrottamente fino al 1975. Venne eletto consigliere regionale per la prima volta nel giugno 1975. Nell’ambito del Consiglio regionale, inizialmente svolse la funzione di “segretario” (fino al 1977). Dal 1977 al 1980, fu Presidente della IV Commissione regionale “Turismo, artigianato e industria”; dal 1980 al 1982, Assessore regionale al Turismo, Sport ed Industria alberghiera; dal 1982, fino alla fine della legislatura, Assessore alla Programmazione, Bilancio, Ragioneria, Finanza, Risorse naturali. A maggio 1985, rieletto consigliere regionale con oltre 65mila voti (staccando il secondo degli eletti della sua lista di oltre 30mila voti), risultò il primo degli eletti in Puglia ed uno dei primi in Italia. Fu eletto Presidente della Giunta regionale nel mese di ottobre 1985. Fra gli incarichi ricoperti in seguito, anche quello di Vicepresidente vicario del Comitato delle Regioni meridionali. A livello nazionale è stato sempre considerato uno “specialista” della programmazione regionale. Le sue iniziative (piani e programmi) hanno spesso superato i confini della Puglia, sia per la qualità degli studi che per la tempestività nella loro presentazione, imitati poi da altre realtà regionali.

Si deve a lui, fra l’altro, l’elaborazione e l’approvazione, da parte del Consiglio regionale, del “Piano di risanamento delle acque”; della legge costitutiva di Finpuglia; della legge sull’incentivazione dell’industria alberghiera; della proposta di legge sulla ristrutturazione degli Enti subregionali turistici periferici; della rielaborazione del Piano energetico regionale.

Per Salvatore Fitto, lo sviluppo del Mezzogiorno deve «consentire ad ogni componente della collettività di essere uomo e di vivere umanamente». I presupposti della “Programmazione”, importantissima dal suo punto di vista, devono avere i seguenti presupposti: «Stabilità politica e, in via subordinata, stabilità di indirizzo con il Governo; fermo impegno politico di procedere ad una programmazione razionale; esistenza di capacità tecniche adeguate; organizzazione amministrativa specifica; diffusa rappresentanza negli organi della programmazione degli interessi pubblici e privati». Secondo Fitto, la chiave di volta per la programmazione e lo sviluppo del Sud è nel «coordinamento delle politiche del Mezzogiorno».

Le dichiarazioni programmatiche del Presidente Salvatore Fitto, rese in Consiglio regionale il 10 ottobre 1985, riportano una considerazione finale che era posta come elemento di “animazione” dell’intero complesso impegno di governo. «Gli obiettivi prioritari dell’azione da svolgere – disse Fitto – restano quelli dell’occupazione e della qualità della vita con particolare riferimento a quanti non si trovano inseriti nel circuito vitale del sistema pugliese. È nostra costante preoccupazione che il ritmo incontrollato del consumismo, della corsa verso posizioni di benessere, possa travolgere i deboli e gli indifesi».

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[1] P. REFOLO, Salvatore Fitto, una stimolante avventura politica, Erreci Edizioni, Maglie 1989, pag. 9.

[2] AA.VV., In memoria di Salvatore Fitto, Provincia di Lecce, 1988, pagg. 4-6.

[3] Si tratta della raccolta di discorsi di Salvatore Fitto, dal 1983 al 1988, dal titolo “L’istinto dei Tempi. Salvatore Fitto, 25 anni. 1988-2013”, Gioffreda, Maglie 2013, pag. 7.

* Foto da AA.VV., In memoria di Salvatore Fitto, Provincia di Lecce, 1988, pagg. 16-17.