In un’epoca in cui la salvaguardia del patrimonio culturale si rivela un imperativo, Brindisi si fa pioniera in questo con il progetto “Salviamo il ‘900”, che potremmo dire, si configura come un atto di resistenza culturale, improntato alla riscoperta del “bello” celato nelle pieghe di una provincia talvolta misconosciuta, attraverso la valorizzazione digitale dell’arte del XX e XXI secolo.
Il progetto si fa realtà concreta grazie a un finanziamento ottenuto tramite il bando “TOCC” del Ministero della Cultura che si è aggiudicato la Confesercenti di Brindisi, con l’ausilio del presidente Michele Piccirillo e del suo staff, incrementato dal Comune capoluogo. A condurre le attività catalografiche è il professore Massimo Guastella, responsabile del laboratorio TASC (Territorio, Arti Visive e Storia dell’Arte Contemporanea) supportato dalle ricercatrici, del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, le dottoresse Alessia Brescia, Rosanna Carrieri, Erika Presicce e Cristina Sergi.
Le ricognizioni sono imperniate sulla, del tutto, inedita raccolta civica, sulla ben più nota e celebrata Donazione “Il Tempietto” offerta qualche anno addietro alla comunità dai coniugi Maria Pia Pettinau e Giuseppe Vescina, visitabile in Palazzo Granafei Nervegna, sulla raccolta “Armando Scivales” – ora esposta nell’ex convento delle Scuole Pie – e sulla Collezione d’Arte Contemporanea della Camera di Commercio, la cui catalogazione fu voluta dal compianto Alfredo Malcarne.
Al centro del progetto c’è MyTemplArt di Meraki 4 Innovation, il cui manager è Gianni Pasquetto, una piattaforma innovativa per catalogare e condividere la fruizione delle opere in tempo reale. Le potenzialità del sito web non solo tutelano il patrimonio, ma ne rivoluzionano la divulgazione delle opere d’arte, rendendolo accessibile per scopi didattici, turistici e per stimolare una conoscenza diretta del ricco tesoro artistico brindisino.
M. Palumbo, Vaso di fiori
Dalle ricognizioni avviate emergono opere caratterizzate da diversi linguaggi mezzi espressivi. Tra queste, spicca un inedito Vaso di fiori di Michele Palumbo, dipinto nel 1929, in cui i toni vivaci del giallo e del bianco dei fiori risaltano in netto contrasto con lo sfondo scuro, che evidenzia una sensibilità post-impressionista, riconoscibile nella resa della luce e nella pennellata dinamica.
Un capitolo a sé stante merita il corpus significativo di oli, disegni e grafiche del pittore Armando Scivales, tra cui si segnala Il bracciante di Avola del 1969, la cui scena è connotata da figure maschili affaticate e si fa interprete di un realismo sociale legato alla terra, proprio degli anni Sessanta e Settanta in cui affermò la sua arte.
Unica nel suo genere per tema dedicato alla chiesa di San Giovanni al Sepolcro, nota come il Tempietto, è la Donazione che propone i tanti protagonisti della figurazione internazionale e italiana che esposero per un trentennio alla Galleria Tempietto, storica sede espositiva brindisina, cimentandosi nella rappresentazione del monumento medievale; da lì proviene Il nostro tempio passato, della fine degli anni ’80 del ’900 e realizzata da Antonio Caldarera. Un’opera dall’atmosfera simbolista e surrealista che evoca temi di tempo e decadenza attraverso la rappresentazione di un tempio inondato, uno strumento musicale sommerso e l’enigmatica presenza di uno squalo. L’architettura stessa sembra osservare il proprio destino con “occhi” antropomorfi.
La Donazione si presenta ricca e variegata con le opere di Pierre Carron, Marcello Avenali, Franco Mulas, Normanno Soscia, Attilio Zanetti-Righi, Liselotte Höhs, Gioxe De Micheli, Antonio Possenti, Gustavo Foppiani, Maya Kokocinski Molero, Alejandro Kokocinski, Riccardo Tommasi Ferroni, Giovanni Tommasi Ferroni, Carlo Cattaneo, Carlo Guarienti, Antonio Saliola, Giovanni Gromo, Claudio Bonichi, Pedro Cano, Giorgio Scalco, Nino Cordio, Floriano Bodini, Franco Polizzi, Nicola Nannini, Salvatore Campagna, Giuseppe Modica, Massimo Bertolini, Gerolamo Ciulla, Vladimir Pajevich, Carla Tolomeo, Gaetano Tranchino, Nicola Lazzari, Michael Burdzelian, Giuliano Ghelli, Gaetano Pompa, Pino Di Silvestro, Vito Tongiani, Galeazzo Viganò, Mauro Chessa, Giuseppe Marzano, Paolo Collini.
Questo ampio spettro di indagine e valorizzazione, che include anche il recupero di aspetti culturali meno noti, trova piena risonanza nelle teorie critiche più avvedute. Come aveva lucidamente intuito Enrico Crispolti, anticipando i tempi in una stagione di crescente digitalizzazione: «L’informatica è certamente un mezzo, un universo mediale del tutto proficuamente praticabile; non costituisce tuttavia sicuramente di per sé un fine. Ma certo sarà appunto lo strumento nuovissimo, ed eccezionale, di una possibilità di globalizzazione informativa anche nell’ambito della cultura dell’immagine, della cultura plastico-visiva, e della relativa riflessione storico-critica».
Questa visione, che individua nella tecnologia un alleato per l’accesso e la valorizzazione del patrimonio visivo e per la stimolazione di una più ampia riflessione critica, trova in “Salviamo il ‘900” una concretizzazione esemplare. Non si tratta solo di conservazione, ma di un’affermazione audace del valore intrinseco dell’arte territoriale. Un ponte gettato tra passato e futuro, dove l’innovazione tecnologica si fa ancella della bellezza e delle arti visive in genere e si configura come medium tra opera d’arte e pubblico, nel tentativo di contrastare l’entropia del tempo e la dispersione della memoria culturale, offrendo una nuova forma di eternità alle opere d’arte.
Anna Pirrelli
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Foto in alto: A. Caldarera, Il nostro tempio passato, 1989, olio su masonite, 25,50×34,50
A. Scivales, Il bracciante di Avola, 1969, olio su tela, 60×100