Studi/Ricerche - 09 Lug 2023

Storie di Libri, “nell’archivio dell’eternità”: il “Quadrato magico del Sator” in un testo seicentesco

La “misteriosa” iscrizione è stata ritrovata anche a Nociglia e a Galatina. Contributo di ricerca dello studioso salentino Gilberto Spagnolo  


Spazio Aperto Salento

“(…) Il libro è lo strumento che, più di altri, trasmette il sapere; nei libri troviamo le nostre radici culturali; attraverso i libri è avvenuto il dialogo tra i popoli e culture diverse, i libri sono un legame con coloro che ci hanno preceduto e rappresentano il nostro lascito a coloro che ci seguiranno”. Volutamente abbiamo ritenuto di estrapolare queste significative affermazioni da alcune considerazioni sul “libro come bene culturale” di Geo Magri, per introdurre questo nostro contributo su un argomento che riveste un particolare interesse.

All’archivio dell’eternità” ha infatti affidato il suo libro, scrivendolo nella sua “Lettera Dedicatoria”, il frate carmelitano Elia Sanguineto, (pubblicandolo nel 1674 in Genova con lo stampatore Gio: Agostino di Bernardi, che aveva la sua tipografia nella Piazza dei Giustiniani (ovvero la piazza principale della città) e dedicandolo “all’illustrissimo Signore Agostino Lomellino Q(uondam) Stephani”, appartenente ad uno dei casati nobiliari più importanti di Genova. Questa famiglia, secondo il Dizionario Storico -Blasonico del Crollalanza (riporto testualmente) “trae (infatti) origine certa dal secolo XII ed ebbe a capo-stipite un Vassallo da Lumello, console dei Genovesi nel 1197. Nelle fazioni che agitarono la patria seguitò sempre il partito degli Spinola, dei Doria e dei Fregosi; ed oltre le primarie dignità in paese, ebbe spesso anche il comando di armate navali; ambascerie ecc., e nel 1528 formò uno dei 28 alberghi (sic). Nel 1533 Battista Lomellini salì primo al trono dogale dignità conseguita da altri 5 della famiglia. Dette inoltre alla chiesa molti cardinali e vescovi, ed ebbe la signoria dell’isola di Tabarca che le fu tolta dai Turchi. La loro arma è rappresentata da uno “spaccato di porpora” con il motto “Manet Avita Virtus”.

Il libro, assai grazioso, riporta inciso sul frontespizio lo stemma araldico di Agostino Lomellino, è di piccolo formato, di complessive 52 pagine, copertina in carta avoriata, con capilettera e fregi e s’intitola FASCIETTO/DELLE GRATIE/DI/MARIA SANTISSIMA/DEL CARMINE./Dedicato all’Illustriss(mo). Sig./AGOSTINO LOMELLINO/Q. STEPHANI/IN GENOVA, Per Gio: Agostino De’ Bernardi, nella Piaz-/za de Giustiniani. Con licenza de’ Superiori/. La data di stampa, 1674, la si ricava dalla Lettera Dedicatoria di Frate Sanguineto scritta “Dal Nostro Monastero del Carmine di Genova 6 luglio 1674”. Il testo invece, che si conclude a pag. 52 con l’approvazione delle indulgenze del “Cardinale Bona”, porta la data dell’8 maggio 1673 ed è soprattutto un Sommario “delle indulgenze favori e gratie concesse da diversi pontefici sia ai Religiosi e sia ai Confratelli della Madonna del Carmine nonché a tutti i Fedeli (che) si fossero decisi a visitare le chiese dello stesso ordine”.

Il Sommario appartiene inoltre a una collezione privata ma proviene dalla residenza nobiliare degli Imperiale di Francavilla Fontana, famiglia di finanzieri genovesi giunta in Puglia con Davide dopo la Battaglia di Lepanto nel 1571 e che, nell’arco di poco più di due secoli, riuscì ad acquisire un numero piuttosto consistente di feudi, terre e casali, disponendone, per alcuni di questi disabitati, il ripopolamento. Una famiglia aristocratica che lasciò dunque in Terra d’Otranto un segno forte e indelebile del suo operato; “Feudatari illuminati” contrariamente alle abitudini dell’epoca. Al di là dei suoi contenuti di carattere squisitamente religioso e che interessano relativamente, il libro ha però una singolare particolarità. Contiene infatti, incollato sul risvolto della facciata anteriore della copertina in carta avoriata, un foglietto di forma quadrata in carta pergamenata di cm. 7×7.

Posto al centro della pagina, esso riporta, con inchiostro dell’epoca e con caratteri calligrafici probabilmente coevi, il disegno del “Quadrato magico del Sator”, disegno sovrastato (come si può osservare nell’illustrazione a fianco) da una firma autografa (quasi uno scarabocchio) lasciata sui margini superiori di essa. Probabilmente quella dell’esecutore materiale del disegno stesso o dell’antico possessore del libro anche se di difficile interpretazione. L’enigma del Sator è un argomento infatti alquanto suggestivo e affascinante; ed è oltremodo singolare specialmente se si considera che tale iscrizione è riprodotta all’interno di un libro così antico. Questo è un fatto soprattutto estremamente raro come ci si può documentare in merito confrontando la sterminata bibliografia di testi, saggi e articoli che sono stati scritti e che parlano di esso. La ricerca tra queste fonti è assai complessa tanto che se ne interessò perfino Umberto Eco, il grande scrittore, semiologo, saggista di fama planetaria proponendo un libretto di giochi linguistici che prende il nome proprio del famoso quadrato magico leggibile in qualsiasi verso e direzione. Ad ogni modo, esaminando quelle più significative, in un breve excursus, va evidenziato fondamentalmente che il Quadrato Magico del Sator è uno straordinario mistero dell’archeologia su cui si dibatte ancora per mezzo di nuove ipotesi e interpretazioni. È un testo enigmatico che ha attraversato la storia dell’Occidente, a lungo studiato e variamente interpretato.

La disposizione spaziale delle parole in esso contenute (come si può vedere nelle immagini) allineate in un ideale quadrato di venticinque lettere, gli danno la caratteristica di essere “palindromo” (dal greco palindromos che ritorna, da palin, indietro + dromos, corsa) o un “bifronte”. Esso cioè mantiene intatto il significato in differenti direzioni di lettura, caratteristica per la quale è altresì appellato come “quadrato magico” di tipo numerico. Nei quadrati aritmetici i numeri sono generalmente collocati in celle separate e disposti in modo tale che ogni riga, ogni colonna e le due diagonali principali diano la stessa somma. Le parole che compongono questa celebre iscrizione sono 5 ovvero: “Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas” e rappresentano “un rompicapo che, immutato, ha attraversato la storia”. È la terza parola, “tenet”, ad essere palindroma, ossia può essere letta in entrambi i sensi, come lo è la frase nella sua interezza. Non solo, se mettiamo la parola una sotto l’altra otteniamo un quadrato 5×5 in cui la frase può essere letta, da sinistra a destra e viceversa, dall’alto in basso e viceversa tranne in diagonale.

Tradotto “letteralmente” (“Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas”) infine dà origine alla frase “il seminatore Arepo tiene con la sua opera le ruote”. L’iscrizione è stata oggetto di frequenti ritrovamenti archeologici sia in epigrafi lapidee sia in graffiti ma il senso e il significato simbolico rimangono ancora del tutto oscuri nonostante le numerose ipotesi formulate e che dividono gli studiosi (che comunque tralasciamo). Va inoltre precisato che storicamente esistono due esempi di tale iscrizione. Nelle attestazioni di età romana il quadrato inizia indifferentemente con il termine ROTAS e termina con SATOR (probabilmente la versione più antica) oppure inizia con SATOR (come nel nostro caso) e termina con ROTAS che è la versione medievale quella prevalente del quadrato, ovvero con il termine SATOR all’inizio e ROTAS alla fine.

I ritrovamenti sono avvenuti un po’ ovunque in Europa. Dall’Italia all’Ungheria, passando per Francia, Spagna e Inghilterra. Esso viene riscoperto infatti tanto in siti archeologici romani e paleocristiani quanto medievali, su edifici di culto come su manoscritti secolari; sulla superficie di vasi e coppe e allo stesso tempo su mosaici pavimentali, sotto forma di incisione grafica o epigrafe; e ancora in forma quadrata ma anche rettangolare e persino circolare (come nel caso di quelli che sono stati trovati ad Aosta e Sermoneta). Insomma è venuto alla luce più volte in luoghi e reperti di epoche e popoli differenti. Per quanto riguarda i ritrovamenti avvenuti in Italia, molto utile e interessante è il libro di Roberto Giordano “l’enigma perfetto. I luoghi del Sator in Italia”, perché presenta una catalogazione di ritrovamento di esso nelle varie regioni italiane.

Le schede che si riportano nel libro sono relative a 14 regioni comprensive di 30 segnalazioni (tra cui la Puglia) con la descrizione dettagliata dei vari contesti (chiese, archivi, siti archeologici nei quali si trova Il Palindromo). I più antichi, com’è noto, sono stati trovati in Campania negli scavi dell’antica Pompei (risalenti certamente a prima dell’eruzione del 79 d.C. che ricoprì e conservò la città) svolti dall’archeologo ed epigrafista Matteo della Corte e precisamente nell’atrio della casa di Publio Paquius (5 ottobre 1925) nelle crepe consunte dell’intonaco e sullo stucco di rivestimento della colonna LXI della Palestra Grande risalente al I secolo a.C. (nel novembre del 1936). Seguono con le loro testimonianze e descrizioni la Valle D’Aosta (Aosta, Issogne), il Piemonte (Vercelli), Liguria (Genova), Lombardia (Amberete-Brusaporto, Pieve Terzagni), Veneto (Pescantina-Arcè, Verona due segnalazioni), Trentino Alto Adige (Bolzano), Emilia Romagna (Modena), Toscana (Campiglia Marittima, Siena, Lucca), Marche (Canovaccio, Marischio, Monterubbiano, Paggese), Lazio (Collepardo, Montecassino due segnalazioni, Roma, Sermoneta), Abruzzo (Campotosto, Capestrano, Magliano De Marzi), Molise (Acquaviva Collecroce).

In Puglia ne sono stati censiti solo due e precisamente la chiesa del SS. Sacramento ad Ascoli Satriano e quella della SS. Annunziata a Deliceto, uniche in Puglia sui cui prospetti esterni compaia, incastonato il Quadrato Magico del Sator. In realtà le testimonianze nella nostra regione sono molte di più e, soprattutto, bisogna dire che il Salento è una delle aree geografiche dove il Sator è più diffuso. Sappiamo infatti che il grande studioso André Jacob (che manifestò particolare interesse per il nostro territorio dal 1977 lasciando una inestinguibile eredità attraverso i suoi scritti) aveva rintracciato quello che allo stato attuale dei ritrovamenti è il suo più antico esemplare. Il Sator infatti era tra le annotazioni aggiunte in caratteri greci sui margini dei fogli di un codice greco salentino della prima metà del XII secolo. Jacob lo segnalò nel suo studio intitolato Une bibliotheque medievale de Terre d’Otranto pubblicato sulla Rivista di Studi Bizantini e Neoellenici degli anni 1985 – 1986.

Un altro studioso salentino non meno importante, ovvero Vincenzo Peluso, in un contributo sulle “iscrizioni latine del Salento Leccese”, segnala anche la famosa iscrizione a lettura “bustrofedica” (cioè a serpentina ovvero, come già detto che si può leggere in varie direzioni – tranne che in diagonale -, in orizzontale come in verticale; da sinistra a destra come da destra a sinistra; alternando per ogni linea la lettura da destra a sinistra e da sinistra a destra); la segnala incisa invece nel 1808 sull’architrave all’ingresso di un fabbricato rurale in località “casino” di Nociglia. Alcuni anni fa il fabbricato fu demolito ma l’iscrizione fortunatamente fu recuperata e conservata dal proprietario Giuseppe Casto.

Ancora più recentemente il quadrato del Sator è comparso a Galatina durante i lavori di restauro condotti su un edificio situato in via Mory, sull’antica facciata di un palazzo probabilmente risalente ad età tardomedievale o in stile medievale. Il Sator è stato individuato sull’architrave di una delle sue tre porte d’accesso, esattamente su quella di destra – due di esse sono contigue -, in origine certamente la porta del palazzo. Secondo Mario Cazzato infine, in passato, un altro esemplare del Sator doveva essere presente anche sulla facciata della Chiesa Madre di Cavallino, al cui interno vi è la cappella dei Castromediano con il monumento funebre di famiglia (1637), ma oggi non più reperibile.

Il ritrovamento del Sator nella forma medievale apposto quasi come un sigillo sul libretto del padre carmelitano Sanguineto, oltre a indicarlo come un documento eccezionale, chiama ora in causa l’identità dell’anonimo esecutore di esso, il significato e la funzione che voleva dargli e, soprattutto, come hanno evidenziato Pietro Giannini e Biagio Virgilio “le infinite proposte che si sono susseguite sul significato del rebus che via via evolvono dai significati cristiani a quelli magici atropopaici e perfino satanici”. Per maggiore chiarezza riporto l’efficace sintesi di Roberto Giordano che a tal proposito sottolinea come “ancora oggi, infatti, sull’origine e il significato di questa formula si contrappongono diverse correnti di pensiero sviluppatesi nel corso del tempo; tra le principali ricordiamo quella che sostiene l’origine pagana e ludica (nata cioè come gioco), quindi quella che vede un’equivocabile e nascosta matrice cristiana, e ancora un’altra che considera il Palindromo di estrazione pagana ma, per il significato misterico delle parole e per quel TENET a forma di croce situato nel mezzo del quadrato, lo ritiene uno strumento di riconoscimento utilizzato dai cristiani dei primi tempi. Infine l’ultima, legata a un filone mistico e occulto, che si è andata ad affermare soprattutto in tempi recenti”.

Ovviamente non sono state mai trovate prove definitive che possano dimostrare la sua appartenenza cristiana o pagana né che gettino luce su una possibile traduzione. Trattandosi di un libro dai contenuti religiosi siamo portati a pensare che chi lo ha disegnato firmandolo ha voluto forse ancorarne il suo significato proprio alla matrice cristiana, Non sarebbe però da escludere nemmeno l’uso atropopaico se si tiene presente, a nostro avviso, che il libro proviene, come già detto dalla residenza nobiliare degli Imperiale di Francavilla Fontana originaria di Genova, città in cui è conservato nell’Archivio di Stato, un documento del 1259 su cui il Sator è riportato come augurio per la buona riuscita di un parto, con l’invito a mostrarlo a una partoriente. Il quadrato magico, nell’uso atropopaico è stato infatti utilizzato (si legge su wikipedia) “come simbolo della croce di Cristo con l’invito a far rientrare un fuggitivo (un manoscritto del XII secolo), come protettore dai fulmini, dagli incendi, da malattie varie quali l’idrofobia, il mal di denti, il morso dei cani etc.”

Lo studioso emerito Jacob sottolinea proprio questo aspetto quando ne indica “une fonction prophylactique et magique et qu’on y recourait notamment pour la guerison de certaines maladies”, con utili e preziosi riferimenti bibliografici in merito al Sator in caratteri greci identificato sul manoscritto greco utilizzato forse nella zona di Aradeo. La presenza infine dei Sator nel Salento, posti in bella mostra sugli architravi delle abitazioni, come nei casi di Nociglia e Galatina, rafforzerebbero questa ipotesi. Una formula rituale perciò in grado di prevenire le disgrazie e superare le avversità, con funzione di scongiuro. Un talismano, una sorta di amuleto portafortuna, in grado di proteggere e allo scopo di attirare le influenze benigne e allontanare quelle cattive. Con tale convincimento e a supporto di esso, nel concludere, vogliamo citare il prezioso e rarissimo saggio di Francesco Babudri, intelligente e colto studioso di cultura popolare (nato a Trieste ma Barese di adozione) pubblicato nel lontano 1946 sulla rivista Japigia con il titolo Il criptogramma pompeiano in una leggenda plutonica del Salento, Salento che lui stesso definisce “nobilissima terra a cui ci si deve inchinare non solo per le secolari sue vicende, ma anche perché il suo folklore offre aurei motivi, talora anche inattesi, di altissimo valore storico, artistico e demopsicologico”. Babudri con il suo studio ci porta a conoscenza che l’epigrafe poi scoperta a Pompei, la sua “popolarità” e la sua “venerabilità” erano già note in tempi molto antichi.

La leggenda, in cui è presente uno scongiuro contro sette diavoli e le loro vipere, è legata infatti alla famosa località di Porto Badisco ed è raccolta all’epoca da Babudri da un certo signor Donato Chiriatti pubblicandola fedelmente nel suo saggio in dialetto leccese. Lo studioso scopre nella narrazione raccolta dal Chiriatti, in particolare in alcune parole (“Satrepo-Tenopra-Rotas”), “una palesissima storpiatura popolaresca della formola famosa del criptogramma di Pompei nella sua efficacia esorcistica di funzione rituale e magica, prettamente apotropaica (liberatrice).” (…) L’uso che nella leggenda salentina se ne fa (sottolinea ancora Babudri nella sua lunga, documentata e dettagliata dissertazione) dimostra che al criptogramma, si volle annettere la funzione e l’efficacia di potente scongiuro e di esorcismo non meno efficiente”, recitato nella certezza di ottenere così la liberazione dai più gravi malanni corporali e spirituali.

Storie di libri dunque ma anche storia dell’uomo che recupera la conoscenza e ne conserva la memoria, storia di vita in cui si riannodano i fili invisibili che legano saldamente le generazioni e che si susseguono nello scorrere misterioso del tempo.

Gilberto Spagnolo
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Immagine in alto: iscrizione del Sator sull’architrave del palazzo in via Mory a Galatina (foto Santino Specchia)

 

 

FONTI BIBLIOGRAFICHE DI RIFERIMENTO

 

– BABUDRI F., Il criptogramma pompeiano in una leggenda Plutonica del Salento, in “JAPIGIA”, a. XVII, Bari 1946, pp. 105-116 (emeroteca.provincia.brindisi.it).
– BASILE V., Gli Imperiale in Terra D’Otranto. Architettura e trasformazioni urbane a Manduria, Francavilla Fontana e Oria tra XVI e XVIII secolo, Galatina, Mario Congedo E., 2008.
– CROLLALANZA G. B., Dizionario Storico – Blasonico delle Famiglie Nobili e Notabili Italiane estinte e fiorenti, vol. II, Pisa, presso la Direzione del Giornale Araldico, 1888, pp. 30-31.
– ECO U., Sator, Arepo eccettera, Roma, Edizioni Gransasso Nottetempo, 2006. Libro in cui Eco “raccoglie giochi linguistici fatti per lo più in forma privata, giochi per tenere in esercizio la lingua e divertirsi”. Non a caso il titolo del libro riproduce il contenuto del famoso quadrato magico.
– GIORDANO R., L’enigma perfetto. I luoghi del Sator in Italia, Roma, Edizioni Universitarie Romane, 2013.
– GIANNINI P. – VIRGILIO B., Il quadrato del Sator a Galatina, in “il Galatino”, venerdì 27 gennaio 2023.
– JACOB A., Une bibliothèque medièvale de Terra D’Otrante (Parisinus gr. 549), in “Rivista di studi Bizantini e Neoellenici”, n.s. 22-23 (1985-1986), pp.285 – 315 con utili riferimenti bibliografici (in particolare le pagine 293 – 294).
– LAPORTA A., Ricordo di Andre’ Jacob, in “Nova LiberArs”, Novoli, Argomenti Edizioni, 2019, pp. 27- 29 . Jacob era nato nel 1933 a Vervier in Belgio ed è venuto a mancare il 27 febbraio del 2019.
– PELUSO V., Iscrizioni Latine del Salento Leccese, in “Bollettino Storico di Terra D’Otranto”, n.8 – 1998, Galatina Congedo Editore, 1998, pp. 114 – 178, p.136 (Peluso parla di “Insospettata presenza”).          
http://www.aedon.mulino.it/ Geo Magri, Alcune considerazioni sul mercato del libro antico dopo la legge 6 agosto 2015, n.125/1. Il libro come bene culturale/.
http://www.indaginiemisteri.it/ Samuele Corrente Naso, Il quadrato del Sator Un’enigma che attraversa la storiaindagini e misteri/.
http://www.it.m.wikipedia.org/ Quadrato del Sator Uso Atropopaico.
http://www.isdmagazine.com/ Bari, storia di una città. Francesco Babudri, un Istriano nella città vecchia, 2 aprile 2021.
– Va detto inoltre, che è stato ipotizzato anche un legame tra il Sator e i Templari, i quali avrebbero adattato questo simbolo per contrassegnare alcuni luoghi particolari. Infatti, molti quadrati magici si trovano nelle località che furono sedi Templari. Più specificatamente, nell’iscrizione è stato individuato il collegamento con la croce dei Cavalieri Templari. Le due parole TENET, se la si osserva attentamente, formano una croce a bracci uguali; congiungendo poi le A e le O con la N che sta al centro e tracciando il cerchio di raggio NA (o NO) si ottiene la famosa “croix pattè” (Croce Patente) dei Cavalieri Templari (https://www.edizioninisroch.it//Nuove interpretazioni del Quadrato Magico Sator, di Mauro Garbuglia, 15 luglio 2020); http://www.siena-agriturismo.it/ I Cavalieri Templari. Verità e Misteri sui Cavalieri guerrieri.