Ambiente & Arte - 18 Giu 2021

Un monumento verde alla memoria e alla terra. Quinto appuntamento di Identità Salentina

Incontro a Tricase domenica scorsa promosso da Italia Nostra. Nell’ambito della rassegna “In Land Art” curata da Massimo Guastella, l’artista Lauretana Paladini ha realizzato “Ecce Alberi, Ecce Mondo”


Spazio Aperto Salento

Prosegue “In Land Art”, la rassegna che ha per tema “Transazioni eco artistiche” allestita per l’edizione 2020-2021 di “Identità Salentina”, un’iniziativa ideata da Marcello Seclì, presidente dell’Associazione Italia Nostra- sezione Sud Salento.

Il territorio di Tricase ha ospitato il quinto appuntamento di questa particolare manifestazione. In tale occasione si è svolto il quarto seminario, che ha trattato dell’argomento “Il paesaggio degli ulivi: tra disseccamento e ricostruzione agro-ecologica”. Un dibattito incentrato sul territorio salentino, devastato dalla diffusione della Xylella fastidiosa. Il patogeno batterico ha causato la morte degli ulivi secolari, il dono che Atena fece agli uomini, stemma della Puglia e della cultura Mediterranea.

L’albero- simbolo è protagonista dell’opera concettuale di Lauretana Paladini Ecce Alberi, Ecce Mondo, esposta presso l’Agriturismo “Gli Ulivi”, legata all’Associazione Nazionale Turismo Verde. Salentina, classe 1965, ha realizzato un intervento in situ operando su un ulivo seccato, privo di frutto ma non morto, che assiste silente alla tragedia comune.

Come fissati in un’istantanea, gli ulivi pugliesi con le loro forme incurvate, sembrano colti nell’atto di compiere un movimento, di raccontare le storie dei popoli che hanno abitato le loro terre. Una rappresentazione statica dell’azione.  “Sempre verdi, anche quando gli altri alberi perdono l’odore delle loro fronde, ci consola e ci assicura che la natura vive ancora” ha scritto Giuseppe Ceva Grimaldi. Ed è proprio questo flusso di esistenza che l’artista ha voluto preservare nella sua opera.

L’ulivo colpito dal batterio killer è stato trasformato in “albero scolpito” – ha spiegato Paladini- che, senza entrare in contrasto con l’ambiente, si re-inserisce nel luogo assumendo una funzione differente. L’immagine che si percepisce è di un monumento verde alla memoria e alla terra.

Per realizzare questo lavoro, Lauretana Paladini, nelle vesti di una contadina locale, ha dapprima potato i vecchi rami, riportando alla luce l’imponente forma a “V” del fusto – generata dalla natura. La figura rimanda a due braccia distorte che urlano come nell’opera di Munch. Una visione che riscopre una ferita ancora aperta nell’animo dei salentini. Lunghi arti distesi chiedono aiuto, rivolgendosi all’alto. È lo sforzo infinito della terra che si slancia per raggiungere e dialogare con il cielo, di cui parlava Rabindranath Tagore.

Chiara è la volontà di tutelare la salda architettura dell’albero e, con i rami raccolti, è stata creata una seconda V che si sviluppa sul suolo (da intendere come la proiezione dell’ombra dei due lunghi rami). All’incontro di queste due ipotetiche lettere, è stata collocata una cesta che lascerebbe ipotizzare la presenza delle olive, il frutto di questo maestoso albero. Tuttavia all’interno di essa, si trovano solo i prodotti della società contemporanea, lucenti sfere nere e d’argento simboleggiano i metalli pesanti, le industrie e la corsa al progresso che, spesso, ha condotto alla distruzione del verde e dell’uomo.

Nella visione d’insieme è possibile cogliere una grande X – che si genera dall’unione delle V – «il segno indica un cerchio che si chiude» ha suggerito l’artista salentina, è l’origine, l’inizio dell’esistenza ma è anche la fine dei tempi. Rappresenta un marchio che, con superficialità, troppo frequentemente è impresso sugli alberi che non producono un profitto economico, ritenuti di conseguenza inutili, vengono sradicati e con loro anche le nostre radici.

In un continuo oscillare tra vita e morte, un ramo argento, rimanda al colore delle foglie d’ulivo illuminate dal sole, una memoria ormai sbiadita per questo albero condannato, che sembrerebbe contorcersi angosciato, con il volto sofferente – individuato nel sacco di juta – in cui l’artista riconosce il capo di un bambino, la speranza e la fiducia per un nuovo futuro, sostenibile.

L’albero-installazione mostra sui rami la classica rete utilizzata per la raccolta delle olive, richiamo all’attività dei contadini e al frutto che caratterizzava l’ulivo pugliese prima della Xylella ma, nel lavoro, assume la funzione di sudario, un panno funebre che è stato adagiato sul corpo del “defunto”.

Il titolo dell’opera propone la tradizionale formula Ecce Homo (generalmente indicata nelle raffigurazioni del Cristo Uomo sofferente) mutata in Ecce Alberi. Il fulcro delle ricerche condotte da Lauretana Paladini è dunque “la croce”, il legno dell’albero. Un’ indagine che si svincola dalla visione antropocentrica dell’uomo moderno, per attribuire alla natura un ruolo di rilievo. «È un altare sacro dedicato all’ambiente e che indica all’individuo lo stesso destino» – ha chiarito l’artista. Una sorte condivisa che unisce tutti, dunque Ecce Mondo.

La scelta dei materiali è ricaduta su elementi reperibili sul terreno che, una volta disinstallata l’opera, torneranno a svolgere la loro originaria funzione. Attraverso il recupero della materia e dell’albero “morto” presente nell’Agriturismo – trasformato poi in un intervento artistico – Lauretana Paladini invita l’umanità a non abusare dell’ambiente e a prendersi cura della propria terra, la casa comune degli esseri viventi.

I prossimi appuntamenti a cui si affiancheranno installazioni d’arte contemporanea, visitabili per tutta l’estate: Salvatore Sava (20 giugno, Monteroni: Agriturismo “Malcandrino”) e Teresa Vella (27 giugno, Corigliano d’Otranto: Masseria “S. Angelo”).

Alessia Brescia
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In foto: Lauretana Paladini, Ecce Alberi, Ecce Mondo, 2021, installazione, Tricase, Agriturismo “Gli Ulivi”

 

 

Il docente universitario e critico d’arte Massimo Guastella con l’artista Lauretana Paladini

Lauretana Paladini, Ecce Alberi, Ecce Mondo, 2021, installazione, Tricase, Agriturismo “Gli Ulivi”