Intervento - 23 Mar 2022

“Una svolta per bloccare il lento declino di Salice”

Rinaldo Innocente offre una breve analisi della realtà economica, sociale e politica locale a poche settimane dalle comunali


Spazio Aperto Salento

Tra poche settimane i cittadini-elettori di Salice Salentino saranno chiamati al rinnovo dei rappresentanti degli organi amministrativi; un appuntamento, questo, molto importante per l’intera comunità perché da questa scelta dipenderà parte del futuro sociale ed economico del paese. Ma rispetto a questi due aspetti, qual è  lo “stato di salute” di Salice? Quali sono i punti di forza e quali, invece, le ataviche debolezze di una comunità che stenta a decollare?

Per dare una risposta seria a queste domande non bisogna andare a “sensazione”, potremmo sbagliare perché finiremmo per esprimere giudizi di parte non suffragati da fatti concreti; è necessario, invece, usare la ragione e, soprattutto, analizzare i dati economici e sociali che vengono forniti da studi effettuati da svariate agenzie specializzate. I dati che ci fornisce l’Osservatorio economico Aforisma (peraltro recentemente pubblicati da spazioapertosalento.it) sulla “nuova geografia economica” della Provincia di Lecce, ad esempio, offrono una chiave di lettura per comprendere l’evoluzione del tessuto imprenditoriale di un’area geografica circoscritta oppure di un singolo paese.

Ebbene, per numero di imprese presenti, Salice Salentino occupa il 20° posto nel settore commercio, il 71° posto in quello delle costruzioni, il 26° in agricoltura, il 77° in quello degli alloggi ricettivi e il 35° posto in quello manifatturiero. In pratica, Salice non eccelle in nessuno dei cinque settori economici analizzati dallo studio di settore, anzi, in qualcuno di essi, occupa gli ultimi posti della classifica. Questo, nonostante i progressi raggiunti da molti paesi del Nord ovest del Salento che, secondo lo studio sopra citato, “hanno rafforzato la loro vocazione agricola”, mentre i Comuni del Sud Salento risultano aver sviluppato quella artigianale e quelli delle fasce costiere il turismo e l’accoglienza in generale.

Salice Salentino, invece, nulla di nulla; nel senso che il paese non ha ancora compreso bene quale strada intraprendere per un miglioramento economico, motivo per il quale molti giovani preferiscono emigrare nelle regioni del Nord Italia oppure all’estero. Questa tendenza al trasferimento in altre aree geografiche da parte di molti giovani salicesi è suffragata dall’analisi dei dati disponibili riguardanti gli abitanti e la popolazione scolastica. Dal 2010 al 2021, infatti, la popolazione locale è diminuita da 8.772 abitanti a 7.965, mentre la popolazione scolastica (infanzia + primaria + secondaria di 1° grado) ha avuto un decremento da 852 studenti a 626. In percentuale, -10% nel primo caso, – 25% nel secondo caso.

Bisogna dire, poi, che molti giovani con età superiore a 19 anni, risultano ancora residenti ma non vivono più stabilmente in paese da svariati anni (per motivi di studio o di lavoro). Ma è vero, quindi , che i giovani scappano via dal nostro paese oppure è una diceria rafforzata da un atteggiamento tipico salicese del “piangersi addosso”?

A questo proposito un indice statistico ci viene in soccorso, ossia quello del “ricambio della popolazione attiva”; infatti, questo rapporto, che indica la percentuale tra la fascia di popolazione che sta per andare in pensione e quella che sta per entrare nel mondo del lavoro, più è inferiore a 100, maggiore è la presenza giovanile in età lavorativa. Il nostro numero magico, tuttavia parecchio esplicativo, è pari a 141,4 (dati Istat 2021), questo significa che la popolazione lavorativa attiva è anziana e senza ricambio generazionale.

La prima conclusione che possiamo trarre, la più immediata, è che un paese con questi dati economici e demografici non ha futuro, a meno che non si inverta la tendenza con interventi strutturali tali da capovolgere il verso di questo trend negativo. Ma quali sono state le cause che hanno portato a questa situazione?

Ne intravedo tre principali, più altre, diciamo così, secondarie. La prima è “culturale”, quindi di mentalità stereotipata, chiusa e tipicamente paesana, di visione delle cose essenzialmente individualistica e poco propensa a ragionare in termini collettivi e universali. La seconda, invece, più propriamente economica, come l’impoverimento del sistema agricolo che ha fatto prevalere il passaggio di manodopera dall’agricoltura ai servizi, ottenendo un risultato di una minore redistribuzione della ricchezza sul territorio. La terza, invece, di natura “Politica”, dove intervengono limitate capacità di visioni della realtà e di programmazioni di sviluppo sociale, economico e culturale.

Mi vorrei soffermare brevemente proprio su questo aspetto certamente non secondario, il quale investe anche i primi due sopra citati. La Politica a Salice Salentino, a mio giudizio, è stata spesso miope, votata all’individualismo, incline al voto clientelare. Un fenomeno, quest’ultimo, che ha riguardato, e che ancora oggi riguarda, l’attività prevalente di alcuni politici “influenti” del paese. Si tratta, in sostanza, di un sistema di favoritismi e di scambi di “cortesie” che spesso viene effettuato sotto gli occhi di tutti, nell’indifferenza generale. Questa pratica, pur non implicando automatiche e sistematiche violazioni della normativa o della legge, sicuramente disattende aspetti etici, di giustizia sociale e meritocratiche, gettando nello sconforto soprattutto i giovani, spesso muniti di lauree, master ed altri prestigiosi documenti comprovanti gli studi conseguiti con tanti sacrifici personali e delle loro famiglie.

Bisogna dire, peraltro, che molte carriere politiche, ovviamente non tutte, sono state conseguite senza meriti, senza avere “né arte e né parte”. Le conseguenze sono evidenti. Il paese è “brutto” sotto il profilo urbanistico e del decoro. Il centro è completamente disabitato, in piazza Plebiscito, un tempo centro di interessi sociali ed economici, le abitazioni sono abbandonate e cadenti, le attività commerciali si possono contare sulle dita di una mano, la via principale del paese, via Umberto I, è sempre deserta oltre che inagibile per le auto e per le persone a causa dell’asfalto piuttosto irregolare.

Le periferie non si presentano meglio; anzi, le poche aiuole spartitraffico che potrebbero abbellire il paese, sono frequentemente ricettacolo di rifiuti (vedi aiuola di via Piemonte, peraltro dedicata alla memoria di una giovane ragazza deceduta prematuramente). Alla pratica dell’abbandono della spazzatura sul territorio non si sottraggono le campagne, mai pulite nonostante la normativa individui in modo chiaro i responsabili della raccolta.

Mancherebbero, per completare il quadro, una ventina di pale eoliche alte come montagne al posto dei vigneti e degli oliveti e una bella centrale nucleare per soddisfare appieno le nostre esigenze energetiche. In conclusione, urge, come detto prima, un cambio epocale, una svolta vera che riesca a superare i guai strutturali che ci portiamo avanti per colpa di pochi e a discapito di tanti. Difficile, è vero, ma tutto è possibile, basta volerlo veramente.

Rinaldo Innocente
Dottore in scienze economiche e bancarie
Funzionario Bpp

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In foto: Rinaldo Innocente

 

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