Si è conclusa ieri, domenica 19 novembre, la mostra curata da Lia De Venere. Protagonisti al Castello Carlo V di Lecce, gli artisti Caterina Crepax, Daniele Papuli, il duo Perino & Vele, Anila Rubiku
Da secoli la carta è considerata principale veicolo di trasmissione del sapere laico e religioso, dei valori e della cultura di un popolo. Materiale facilmente reperibile a “buon mercato” e potenziale mezzo espressivo, è legato, sin dall’antichità, alla produzione artistica. Penso alle iniziali realizzate “in punta di pennello” con motivi ornamentali figurativi e non; ai numerosi esquisses, piccole opere d’arte che rientrano in quel necessario processo preparatorio, ma anche supporto scelto dai maestri di bottega per formare giovani allievi, e sino alle più audaci sperimentazioni avviate nei primi decenni del secolo scorso, concesse da una sempre più fluida fenomenologia.
Materiale antichissimo è il fil rouge che lega gli artisti invitati dalla curatrice Lia De Venere per la collettiva al Castello Carlo V di Lecce, conclusa con successo ieri, domenica 19 novembre.
Volumi di carta è un titolo ironico, «un sottile gioco di parole» restio a quella facile retorica in cui oggi, spesso, si inciampa. La parola Volumi probabilmente ha disatteso (ma positivamente) l’aspettativa di chi, visitando la mostra, immaginava alte pile di pesanti libri. «Non ci sono libri – scrive in catalogo Lia De Venere – ma sculture e installazioni che hanno dato consistenza concreta alle suggestioni, visioni, pensieri, sogni» colti e tradotti in una chiave tutt’altro che banale, dai quattro artisti in mostra.
La collettiva è stata promossa nell’ambito del progetto Manibus, reduce dal positivo riscontro ottenuto con la prima edizione organizzata lo scorso ottobre tra Monopoli e Fasano. L’evento, promosso dal direttore artistico Nicola Miulli, ha scelto la città di Lecce per rinnovare l’attenzione e l’impegno nel conferire il giusto riconoscimento alle maestranze dell’artigianato pugliese, ma anche nazionale ed internazionale.
Nell’ottica di ricercare una connessione e, perché no, anche una rilettura di un lontano passato; un tempo databile al II secolo a.C. e legato alle testimonianze di Cai Lun – a cui è tradizionalmente attribuita l’invenzione della carta – e la nostra contemporaneità, Manibus ha coinvolto le arti visive e, nello specifico, personalità d’interesse che hanno fatto della carta il tratto distintivo della propria produzione.
Capaci di cogliere, nella pluralità dei loro linguaggi, le diverse sfumature del mezzo: ora leggero e morbido nell’installazione site specific di Daniele Papuli, ora compatto e durevole nei lavori in cartapesta del duo Perino&Vele. La carta diviene con Caterina Crepax suntuoso tessuto con cui “cuce” abiti alla moda, e rimodellata sino a ottenere gentili casette dai tetti a punta nell’opera di Anila Rubiku allestita nella prima sala.
A. Rubiku, Houses of the rising sun, 2010, cartoncino bianco,
filo cotone, luci LED 30 casette, 12×8,5×7,5 cm ognuna. Dettaglio
I lavori di quest’ultima, artista italo-albanese, formata tra Tirana e Milano, accendono la luce su problematiche di carattere sociale e politico. L’esistenzialismo dell’uomo e la sua condizione, sono al centro delle sue riflessioni estetiche. Rubiku spazia dalla scultura, alla pittura, all’incisione. Le sue opere spesso sono caratterizzate da una decisa componente ironica a cui fa da controparte un’innata delicatezza che possiamo riconoscere nel calore familiare che intiepidisce la pallida carta utilizzata per Houses of the rising sun.
Si tratta di un villaggio di trenta piccole case, luogo “sacro” per l’uomo che affida a quelle mura la propria intimità. Luci a led illuminano l’interno delle abitazioni e, in un gioco di trasparenze, lasciando intravedere i diversi interni ricamati sulle facciate. Si riconosce una curiosa libreria dalla forma serpentina, un letto a baldacchino, sedie di design e un moderno divano che restituiscono un forte senso di vita, non è quindi un caso che l’artista si sia avvalsa della collaborazione – com’è nelle sue corde – dei volontari di un centro londinese per la cura del cancro.
Proseguendo nella seconda sala, allestiti come in una nota boutique di moda, gli abiti in carta dell’artista Caterina Crepax che, a partire dagli anni Novanta, si dedica quasi esclusivamente alla lavorazione di questo materiale. I suoi sono abiti dalla linea ricercata, indossabili per spettacoli e sfilate. “Cuce” vestiti dalla forma a clessidra con lunghe gonne svasate arricchiti, come nel caso dell’opera Lisa, da inserti floreali che riprendono il motivo decorativo della rosa (recuperato dalle grafiche di Lisa Conti). Motivo concentrato nello stretto busto, ulteriormente impreziosito da una vaporosa ruche disposta lungo la scollatura, e ripreso qui e lì nel morbido panneggio della gonna. E ancora corsetti con carta damascata, vestiti di gusto orientale e un busto femminile, interrotto in prossimità delle braccia, con il capo chino da cui si ramificano fili di carta con anima metallica ed elementi in cartoncino azzurro. Ventania, avvolta da un lungo cordino in carta, è stata realizzata mediante diverse stratificazioni di carta velina, indossa un corsetto con scollatura a cuore e punte con terminazioni arricciate nella parte inferiore.
Nella terza sala, si potevano ammirare le opere del duo composto da Emiliano Perino e Luca Vele, noti alla critica, sin dagli anni Novanta con il nome di Perino&Vele, le loro opere rivelano una particolare attenzione all’antica tecnica della cartapesta, indubbiamente riconducibile alla figura dell’artigiano (oggi diremmo “una specie in via d’estinzione”) ma che tanto ha permesso anche nelle arti figurative, si pensi alla ricca produzione scultorea partenopea, soprattutto d’iconografia sacra, a voler ricordare le origini campane dei due artisti.
Nel macerare la carta per le loro opere, il duo sceglie i quotidiani; trita, rimescola le parole e gli attribuisce una nuova forma e significato, recupera biglietti di Lottomatica, volantini dei supermercati, manifesti, scontrini in un’ottica anche sostenibile, che spesso affiancano ad altri materiali come metalli e resine. Per i loro soggetti tra ironia e paradosso, Perino&Vele pescano dal contesto quotidiano e attribuiscono a questi oggetti una dimensione monumentale come nel caso della scultura Boom una «sfera nera, che ricorda al tempo stesso un mappamondo senza geografia e una grande palla di cannone; le anfore che vi sono conficcate, che a loro volta ricordano i cannoni» – per riprendere la lettura che ne fa Gaetano Centrone – mitigata dalla presenza di spessi fogli colorati riproposti nell’opera ‘O databàs.
Il percorso espositivo si concludeva con l’opera site specific di Daniele Papuli, artista di origine salentina diplomato in scultura all’Accademia di Brera. Nel 1993, in occasione di un seminario internazionale, apprende delle possibili lavorazioni della carta che ben presto diviene cifra distintiva della sua produzione. Con l’aiuto di taglierini e rasoi recide la carta e, accarezzandola, le conferisce un moto ondoso, forme morbide e sinuose, un rapporto diretto, personale con la materia che sceglie personalmente sino a produrla egli stesso nel 1998 per la realizzazione di un libro d’arte.
Cartoframma Bianco si estendeva lungo la sala, come increspature d’acqua occupava lo spazio. Un lavoro meticoloso e cavilloso che si prestava a suggestive sensazioni cromatiche, effetti di luce che filtravano dalle pieghe del materiale conferendogli tridimensionalità e spessore. Sottofondo dell’opera echi sonori che ne ampliavano il fascino.
Alessia Brescia
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Foto in alto: D. Papuli, Cartoframma Bianco, 2023, 430 strutture modulari composte da 25,860 strisce di carta 3×70 cm uso mano 140 gr, recuperate da differenti tagli tipografici e selezionati per toni di bianco differenti e grammatura. Dimensioni ambientali. Dettaglio
C. Crepax, Lisa, 2001, carta di riso, carta orientale e motivi grafici ritagliati
dalle grafiche di Lisa Conti, pirottini per dolci, colla vinilica. Dettaglio
C. Crepax, Ventania, 2010, 2020, stratificazioni di carta velina, carta a mano, carta Silk,
scarti di cartoncini, filo di carta con anima di metallo, cartoncino di carta arrotolata
Perino&Vele, Boom, 2013, cartapesta (303 fogli), vetroresina, bitume, tempera, 223x209x196 cm