Martano-Zollino - 26 Giu 2022

Apigliano, all’ombra di San Lorenzo, le Pozzelle di Re Pirro con fanti ed elefanti al seguito


Spazio Aperto Salento

L’esistenza delle Pozzelle di Apigliano era nota anche aldilà del Canale d’Otranto. Lo sapeva bene il Re dell’Epiro, quando chiamato dagli alleati di Taranto, decise di partire per aiutarli a difendersi dai Romani bramosi di nuove conquiste. Al seguito aveva 20mila fanti e soprattutto 20 elefanti sempre assetati. Le acque piovane raccolte nelle Pozzelle del Salento, sarebbero servite a dissetarli durante la necessaria sosta prima di raggiungere la Magna Grecia.

IL VILLAGGIO DI APIGLIANO

Oltrepassato un grosso masso a forma di menhir, l’antica leggenda c’introduce nel Villaggio di Apigliano: una distesa di campi di grano circondata da muretti a secco che sembrano costruiti ieri. Nell’area compresa fra i Comuni di Martano e Zollino, svetta una chiesetta. Per quanto non ci sembri ne abbia bisogno, già dall’esterno colpisce per i due contrafforti che la sorreggono. All’interno, lo sguardo si posa subito sui resti di affreschi il cui colore predominante è il rosso pompeiano, ma anche su un pavimento sottoposto rispetto al piano di calpestìo. Le note che leggiamo sui cartelli posti all’ingresso, suggeriscono che apparteneva al luogo di culto sul quale è ora la chiesetta, intitolata a Santa Maria, ma conosciuta per un altro Santo, Lorenzo. Il pavimento preservato da una ringhiera, è di grossi basoli di forma irregolare, uniti con la malta. Su tutti risalta quello che reca scolpita una scacchiera da gioco, scoperta assieme ad una moneta con la scritta CAROLVS V ROM I e l’effigie dell’Imperatore Carlo V.

Apigliano è noto ai più proprio per la presenza di questa bella chiesetta, sul cui portale è una scritta in greco, ma agli studiosi, per le importanti testimonianze del periodo medievale, scoperte con gli scavi del 1997 diretti dal docente di archeologia cristiana e medievale dell’Università del Salento, Paul Raymond Arthur. Sono venute alla luce nel vicino Parco Archeologico che troviamo indicato su un apposito segnale, e che nei già citati cartelli trovati all’ingresso di San Lorenzo, sono  elencati e suddivisi fra due periodi: Bizantino ed Angioino. Al primo appartengono un coltello, una punta di freccia, un punteruolo e l’anello di un funzionario tributario. Al secondo, orecchini, collane, fibbie, cinture, vestiti, un anello matrimoniale ed i 40 scheletri umani trovati nelle tombe. Non c’illudiamo di poterli ammirare in un Museo del posto, perché sappiamo bene, che per motivi di studio, prendono quasi sempre la via dei laboratori, prima di finire, se non dimenticati in qualche sotterraneo, nei Musei più grandi. Ma quanto una volta scoperto non può essere portato via, invece sì. Sono i resti delle abitazioni rurali fatte con legno e tetti di paglia ed il forno per la lavorazione dei metalli del periodo Bizantino, ed in più le tombe dell’Angioino: in tutto 52. Ma nel Parco dove prima una passerella consentiva di spostarsi a piacimento, non si può entrare. È da tempo abbandonato, e la vegetazione se n’è di nuovo impossessata. Non bisogna però disperare. “Un progetto finanziato con 600mila euro – ci viene incontro l’archeologo di UniSalento, Marco Leo Imperiale – è pronto per recuperarlo e per consentire nuovamente le visite”.

L’OBOLO DI CARONTE

Apigliano non è però solo medievale. Gli studiosi di archeologia hanno rinvenuto tracce di un insediamento preistorico, e nelle fondamenta di una fattoria, elementi d’epoca tardo romana. Ma anche altre tombe, come le due a ridosso della chiesetta di San Lorenzo, una delle quali d’un infante, che quasi certamente facevano parte di un piccolo Cimitero. Fra quelle trovate all’interno del Parco Archeologico, laddove sorgeva la chiesa del XIII secolo dedicata a San Giorgio, e dopo la ricostruzione del 2007, a San Nicola, quelle dei bambini erano ad essa letteralmente attaccate. Il perché è presto detto: toccando il luogo di culto, l’acqua piovana  così benedetta proprio per tale contatto, scendeva su di esse col suo nuovo carico di spiritualità. A differenza di quasi tutte le altre sepolture rinvenute nel Salento, buona parte delle tombe di Apigliano presenta una caratteristica unica. Oltre alla presenza, ai piedi degli scheletri, di una piccola anfora, sono state trovate diverse monete, alcune delle quali con incisa una croce. Con ogni probabilità, così come avveniva in epoca greca classica con il traghettatore di anime, Caronte, servivano per pagare l’obolo per il passaggio dalla terra all’altro mondo.

LE POZZELLE

Con gli abitanti in fuga dagli assalti dei Saraceni per trovare rifugio nei centri fortificati come Otranto e Corigliano d’Otranto, fra il XIV ed il XVI secolo, il Casale del Villaggio di Apigliano si svuotò. Abitazioni, chiese, strade, silos per la raccolta delle derrate e “butti” per la raccolta dei rifiuti, vennero abbandonati. Tutto sparì, meno le Pozzelle. Così come le conosciamo oggi, probabilmente, al tempo del Re Pirro (Epiro 318, Argo 272 avanti Cristo), non c’erano. Ciò che si sa per centro, è che fra Apigliano Grande ed Apigliano Piccolo, le due masserie sorte dopo l’abbandono del Casale, sono ancora lì, piene d’acqua, e molte  di esse potrebbero addirittura continuare ad approvvigionare i contadini della zona, a cominciare dai coltivatori che producono il famoso “pisello nano di Zollino”. Come ci ricordano le guide dell’associazione Zoom Culture, Paola Durante e Sofia Giammaruco, proprio a Zollino sono racchiuse in due Parchi. Il primo giusto ad Apigliano, dove per motivi di sicurezza, i fori d’ingresso sono chiusi da grate in metallo, ed il secondo a ridosso del centro abitato, dove a chiuderle sono invece grossi blocchi di pietra. Quest’ultimo, conosciuto come le Pozzelle di Pirro, è appunto quello dove secondo la leggenda, il Re dell’Epiro si accampò col proprio esercito e con i venti elefanti al seguito, prima di proseguire alla volta di Taranto. Le Pozzelle, che con tale nome si trovano in molte zone del Salento, da Copertino a Castrignano dei Greci, devono la loro fortuna alla costituzione delle cavità, simili a doline, profonde dai tre ai sette metri, che le ospitano. Costruite sui banchi di roccia affiorante, continuano a resistere ed a raccogliere le acque piovane, grazie alla sottostante pietra leccese, friabile e porosa, ed allo strato sabbioso che la segue, prima di raggiungere il deposito di terra rossa.

Toti Bellone
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Foto in alto: la chiesetta di San Lorenzo retta da contrafforti (© T.B.) 

 

Una veduta dall’interno dell’antico luogo di culto (© T.B.)

Il pavimento a basoli irregolari tenuti con la malta (© T.B.)

Una delle aree dove è possibile ammirare le Pozzelle (© T.B.)

Il Parco Archeologico abbandonato e chiuso (© T.B.)

La moneta con l’effigie dell’imperatore Carlo V (© T.B

Una grossa pietra a forma di menhir segna l’ingresso del Villaggio di Apigliano (© T.B.)