Le antiche leggende vogliono che per la costruzione dei due luoghi di culto, sia stato invocato l’intervento del Signore delle tenebre
A voler dar retta alla credenza popolare, l’una e l’altro sarebbero nati nel segno di Satana. A Tricase, la Chiesa, sconsacrata dal 1878, detta dei Diavoli, a Soleto, uno dei dodici paesi della Grecìa Salentina dove persistono i racconti di màcare e strìe, le streghe delle antiche leggende, la Guglia di Raimondello.
LUOGHI MAGICI
Intitolata, così come si legge sull’architrave, alla Madonna di Costantinopoli, per forma e struttura la Chiesa dei Diavoli di Tricase è pressoché unica nel suo genere (nel Salento ne esiste una simile a Veglie, la Chiesa della “Madonna dell’Iconella” del 1686). L’originale forma ottagonale, rimanda a Castel Del Monte, l’austera fortezza pugliese delle Murge meridionali, voluta nel XIII secolo dall’imperatore del Sacro Romano Impero e re di Sicilia, Federico II di Svevia.
Tricase, immagini della Chiesa dei Diavoli (© T.B.)
Da parte sua, la Matrice Maria Santissima Assunta di piazza della Cattedrale a Soleto, sfoggia un Campanile di quaranta metri, che lo storico inglese Arthur Shaw Briggs, paragonò addirittura alla Torre Campanaria del Duomo di Firenze, il capolavoro gotico italiano progettato da Giotto di Bondone. Su Chiesa e Campanile, l’ombra del maligno aleggerebbe perché i racconti tramandati nei secoli, vogliono che chi ne ordinò la costruzione, abbia fatto ricorso proprio a Satana.
Soleto, particolari del Campanile (© T.B.)
A Tricase, il principe feudatario Stefano III Gallone, per veder sorgere la Chiesa dei Diavoli in una sola notte, in cambio della propria anima e di un’ostia consacrata da dare in pasto ad un caprone, avrebbe invocato l’intervento del signore del male, dal quale ottenne pure un forziere ricolmo d’oro. L’opera venne realizzata, ma furbo ed avido, il nobiluomo, che peraltro si vantava di prendere in giro il maligno, chiedendogli di annodare fascine con l’acqua e la sabbia, non mantenne la promessa, scatenandone così l’ira. Per ripicca, il Diavolo avrebbe scavato un canale dalla Chiesa al mare, nel quale gettò i quattro altari dedicati alle Vergini di Costantinopoli e del Carmine, a Sant’Anna e a San Liborio, gli arredi sacri e le campane, il cui sinistro rintocco, nelle notti di tempesta, qualcuno giura di udire ancora oggi.
Non un blasonato, bensì un uomo d’ingegno, il filosofo e medico Matteo Tafuri, al solo fine di lasciare ai posteri un segno tangibile dei suoi poteri, compresi quelli di alchimista e veggente, avrebbe fatto ricorso a demoni e streghe, per veder sorgere, in una notte di procella, il grande Campanile di Soleto. Il desiderio, che era allo stesso tempo un monito ai prelati che lo osteggiavano ed ai soletani che lo deridevano, venne esaudito, ma il caso volle, che mentre issavano gli ultimi capitelli, quattro fra i diavoli, restassero pietrificati agli angoli del penultimo ordine della Guglia, ove tuttora affiorano sotto forma di mostruose statue. Tanto erano intenti a compiacere il versatile e bizzarro ingegno, dedito anche ad occultismo ed esoterismo, e per questo in odore di magia, da dimenticare di rientrare negli Inferi prima del canto del gallo.
LA VERA STORIA
In realtà, il Campanile di Soleto con la Guglia ricca di decori, che termina in una cupola ornata da maioliche colorate, si deve alla volontà di un altro nobiluomo, il principe di Taranto, Raimondo Del Balzo Orsini, detto semplicemente “Raimondello”. E tanto in rapporto al riferimento temporale dell’epigrafe di cui si legge in alcuni scritti del Settecento, sulla quale viene riportato il nome di chi la completò nel 1397 (Magister Franciscus Colaci suburbien), che è il periodo in cui, tra il 1361 ed il 1406, visse proprio Raimondello. Ma studi più recenti confortati da documenti e riscontri stilistici sul cosiddetto “gotico fiorito”, ne spostano invece la costruzione al XV secolo, quando venne commissionato da un altro Del Balzo Orsini, Giovannantonio, che di Raimondello era figlio.
Quanto alla Chiesa dei Diavoli, nota anche come Chiesa Nuova, nel 1685, progettista Leonardo Callato da Lequile, prese il posto di una Cappella Votiva intitolata alla stessa Madonna di Costantinopoli. A patto che fosse di forma ottagonale, la finanziò Jacopo Francesco Arborio di Gattinara, marchese di San Martino, conte di Sartirana, cavaliere dell’ordine di Santiago, nonché condottiero e duce dei regnanti cattolici Filippo IV e Carlo II di Spagna. A Tricase, il mecenate approdò assieme alla figliastra Teresa Giovanna Colconero y Gattinara, che nel 1681, andò in sposa proprio a Stefano III Gallone.
GUGLIA E CHIESA DEI DIAVOLI OGGI
Nel canale che a Tricase il Diavolo scavò allorché venne tradito, la storia ha intravisto l’attuale Canale del Rio, che più esattamente, non la Chiesa dei Diavoli, ma la pregevole area delle Serre, congiunge al mare. Nel tempo, oltre che sotto il pavimento del luogo di culto, anche lungo il suo percorso, in molti hanno cercato il forziere, che a suggello del diabolico patto, il nobiluomo pretese ed ottenne dal maligno. Oggi nella Chiesa, murata sino al 2002 e restituita nel 2016 ai tricasini dal Comune proprietario, si tengono concerti e si svolgono manifestazioni culturali. Ma gioielli e monete d’oro non sono mai venuti alla luce.
A Soleto, la Guglia di Raimondello, non visitabile per motivi di sicurezza, si può ammirare solo volgendo lo sguardo al cielo, e per chi come noi ha avuto il privilegio di raggiungere, grazie alla disponibilità del parroco don Daniele Albanese, l’attiguo terrazzo della chiesa, un po’ più da vicino. A quasi quaranta metri di altezza, le quattro mostruose statue nelle quali vennero pietrificati i diavoli, sono poco distinguibili. Ma anche così, la bellezza dell’intero Campanile, adornato di grifoni, leoni e maschere antropomorfe, oltre che dallo stemma dei Del Balzo Orsini montato al rovescio in segno di lutto per la morte di Raimondello, restano intatte, ed assegnano il monumento fra i magnifici dell’intero italico Paese. E se un neo esiste, nella pur fantasiosa vicenda che lo lega all’ingegno di Matteo Tafuri formatosi, fra le altre, nelle prestigiose università di Salamanca e della parigina Sorbona, è che la vicina casa del medico e filosofo al cui Cenacolo sedevano alcune fra le menti più brillanti del Salento, versi dimenticata, quando dovrebbe essere trasformata almeno in un Museo.
Toti Bellone
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Foto in alto: “Chiesa dei Diavoli” Tricase, l’architrave con la dedica alla Madonna di Costantinopoli (© T.B.)
Tricase, la “Chiesa dei Diavoli” (© T.B.)
Soleto, il Campanile visto dal terrazzo della Chiesa (© T.B.)