Turismo - 17 Gen 2021

Lecce, il Campanile di piazza Duomo: un gioiello architettonico simbolo del Salento

Le meraviglie del monumento raccontate dal giornalista e scrittore Toti Bellone


Spazio Aperto Salento

Per i più è il simbolo dell’intero Salento. Di certo è fra i suoi monumenti più significativi, ma anche fra i più belli, se non addirittura il più bello fra tutti, in questo caso assieme ai ricami barocchi della basilica minore di Santa Croce e senza nulla togliere, sempre in tema di bellezza, alla basilica maggiore dei Santi Niccolò e Cataldo, inserita nel mirabile complesso architettonico del Convento degli Olivetani.

IL CAMPANILE DI PIAZZA DUOMO

è il Campanile della magnifica piazza del Duomo di Lecce, costituita dalla Cattedrale, dall’Episcopio, dimora dell’arcivescovo Domenico Seccia, dall’antico palazzo del Seminario e dall’ingresso monumentale caratterizzato dai Propilei.

Commissionato dal vescovo mecenate Luigi Pappacoda nel 1659, venne consacrato tre anni dopo, e venne progettato dall’architetto Giuseppe Zimbalo, detto Zingarello.

Oltre alle centinaia di operai che lo hanno costruito e che nei secoli hanno provveduto alla sua manutenzione, pochi hanno salito i suoi circa 300 gradini, per raggiungere l’ultimo dei cinque ordini di cui si compone, prima di raggiungere la cupola maiolicata, sulla cui sommità sventola la sagoma stilizzata in rame del patrono della città, sant’Oronzo, al quale è dedicato.

Noi siamo fra loro, e grazie alla disponibilità del parroco della Cattedrale, don Flavio De Pascali, lo abbiamo fatto anche per esaudire un desiderio vecchio di più di  cinquant’anni. Più esattamente dal giorno in cui, per realizzare un compito assegnato a scuola, per più di un’ora, al tramonto, lo abbiamo scrutato ed ammirato per disegnarlo e colorarlo su di un foglio da disegno.

UN ASCENSORE PER I TURISTI

A memoria d’uomo, il Campanile non è stato mai aperto al pubblico. Probabilmente per motivi di sicurezza, e forse anche perché, oltre ad essere tortuosa, la scalata è  stretta al punto da poter ospitare una sola persona per volta, ed oltretutto buia. Ma le cose stanno per cambiare. Grazie al via libera della Soprintendenza, un vecchio progetto dell’architetto della Curia, Giuseppe  Fiorillo, è stato infatti rispolverato, e con i dovuti aggiornamenti, riproposto per far sì che il Campanile, o meglio, la sua parte interna, possa essere finalmente fruibile da tutti.

Entro l’estate dell’anno in corso, il 2021, un ascensore, sì, proprio un ascensore, porterà i leccesi, i salentini e tutti i turisti che passando da Lecce per nessuna ragione rinuncerebbero alla sfolgorante meraviglia dell’unico esempio in Europa di piazza chiusa, sino a 43 dei suoi 72 metri di altezza.

La gabbia metallica, che potrà ospitare sino ad un massimo di cinque persone, si bloccherà poco prima di raggiungere il complesso campanario, composto da quattro possenti campane di bronzo, su una delle quali è inciso il nome Fabrizio Pignatiello, proprietario della fonderia che le realizzò.

Più oltre, evidentemente, l’ascensore non poteva spingersi, e dunque, leccesi, salentini e turisti, dovranno accontentarsi – si fa per dire – di… spiare l’antica Lupiae dall’altezza di cui s’è detto: 43 metri, appunto.

Da lì, il mare Adriatico distante una decina di chilometri potrà sì e no vedersi, ma in compenso si potranno ammirare i tetti del centro storico, le cupole delle chiese, uno spicchio di Anfiteatro, l’intero Teatro Romano, e poi anche la facciata della chiesa di Santa Maria della Grazia con uno scorcio di piazza Sant’Oronzo, il Convitto Palmieri, il Convento dei Teatini e così via.

LE DEDICHE AI SANTI

Se l’intero Campanile, fra i più alti d’Italia (il primo, con 161 metri, è quello di Mortegliano in provincia di Udine), è dedicato a Sant’Oronzo, gli ultimi tre dei suoi cinque ordini, tutti contraddistinti da guglie floreali, obelischi angolari e graziose colonnine, sono invece dedicati rispettivamente alla Vergine Assunta, ai santi Giusto e Fortunato ed alla protettrice di fulmini e saette, Sant’Irene. E dedicate sono pure due delle sue quattro grandi campane: una a Maria Oronza ed un’altra a Irene Fortunata. Fra di esse, è una aggraziata colonnina in pietra leccese, sulla quale è incisa la data 1696, che quasi certamente indica l’anno in cui vennero installate.

Toti Bellone

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Il complesso campanario

La balconata del quarto ordine

La colonnina datata 1696

I tetti del centro storico

Piazza del Duomo vista dall’alto

Un’altra veduta dal Campanile, in primo piano l’ex Seminario

Una veduta notturna di piazza del Duomo a Lecce