Arte - 06 Mar 2021

La Fondazione Biscozzi Rimbaud: uno spazio per il contemporaneo a Lecce

L’esposizione permanente comprende una selezione di 70 delle oltre 200 opere d’arte contemporanea della collezione Biscozzi Rimbaud


Spazio Aperto Salento

Con l’arrivo di marzo la Fondazione Biscozzi Rimbaud ha aperto a Lecce le sue porte per il momento solo al pubblico del territorio pugliese, nel rispetto delle restrizioni, ma presto diverrà, a nostro avviso, un polo dedicato all’arte contemporanea di richiamo nazionale.

Lo spazio espositivo è alloggiato tra le mura di un edificio situato nel centro storico di Lecce, in piazza Baglivi, sviluppato su due piani. Accoglie l’esposizione permanente di una selezione accurata di 70 delle oltre 200 opere d’arte contemporanea della collezione Biscozzi Rimbaud, distribuita al primo piano della struttura, con qualche inserimento anche in esterno – nei cortili su cui le sale si affacciano – e nelle zone del piano terra. Non solo, ma è anche, al pianterreno, luogo per mostre temporanee e sede di una biblioteca specializzata con oltre 2000 volumi. Quest’ultima, parte essa stessa della collezione, è ancora in fase di sistemazione e sarà fruibile soltanto nei prossimi mesi, insieme ad uno spazio dedicato alla didattica museale.

La Fondazione prende il nome dai coniugi che l’hanno costruita, collezionando dal 1969 e per i decenni successivi opere del ventesimo secolo. In anni recenti i due hanno avviato interlocuzioni con le istituzioni del territorio sino a trovare una sintonia con il Comune di Lecce, in particolare con l’assessorato alla cultura, incarico allora ricoperto da Antonella Agnoli, ed individuare un luogo idoneo ad ospitare la collezione e metterla così a disposizione della collettività.

Il legame della coppia con il capoluogo salentino è presto spiegato: Luigi Biscozzi, profilo di spicco della consulenza fiscale di Milano, era (egli è deceduto poco dopo aver dato avvio ai lavori nel settembre del 2018) originario di Salice Salentino e sentiva nei confronti della sua provincia d’origine un certo “debito di riconoscenza” che ha animato in lui il desiderio di portare a Lecce la collezione.

Dopo la morte del marito, Dominique Rimbaud ha proseguito i lavori: la nomina di Paolo Bolpagni a direttore scientifico e curatore della Fondazione e la pubblicazione del catalogo curato da Roberto Lacarbonara ed edito da Silvana Editoriale.

In copertina al volume primeggia una riproduzione dell’opera Notturno (1957) di Osvaldo Licini, a dichiarare il grado di interesse dei coniugi collezionisti per la produzione astratta della metà del ventesimo secolo.

L’ossatura della collezione è costituita, infatti, da lavori grafici, pittorici e scultorei, realizzati nel secondo dopoguerra, tra gli anni ‘50 e gli anni ’70: Informale, Realismo esistenziale, Astrattismo e Gruppo Forma 1, Spazialismo, Optical, Gruppo Zero, per citarne alcuni.

Tra gli artisti presenti, a riaccendere immediatamente nella memoria ricordi dalle ultime pagine dei manuali di Storia dell’Arte, figurano Filippo de Pisis e Arturo Martini – frutto di recenti acquisizioni -, Josef Albers, Pietro Consagra, Alberto Burri, Fausto Melotti, Mario Schifano e altre personalità del panorama artistico nazionale e internazionale.

Sono esposti anche alcuni lavori di artisti di origine pugliese – Aldo Calò, Salvatore Esposito, Michele Guido, Salvatore Sava –, in collezione per affinità di gusto con gli interessi dei Biscozzi Rimbaud.

L’esposizione è pensata per raccontare al visitatore alcune delle tendenze artistiche del secondo novecento, senza prescindere da una iniziale contestualizzazione sulle origini del contemporaneo nella prima sala, in cui, a partire da Dalie di de Pisis, si attraversano le avanguardie storiche per giungere all’informale.

Nelle sale successive il percorso è costruito in tappe non date da una continuità cronologica, ma dettate da una sequenza di ricerche artistiche, scandite dalla divisione degli spazi; si incontrano i lavori dell’informale europeo, linguaggi astratti, il filone cinetico-programmatico, indagini concettuali, la pittura analitica.

Nelle soluzioni degli allestimenti, sapientemente ideate attraverso l’utilizzo di materiali principalmente locali, riecheggia l’eredità di Carlo Scarpa: l’attenzione alla luce naturale combinata a quella artificiale, i pannelli neutri su cui sono poste le opere che sembrano quasi confondersi con le pareti, pur lasciandole libere, e i supporti delle sculture che sono realizzati appositamente per ognuna di esse, considerandone la materia, la dimensione, lo spazio a disposizione.

Al piano terra, in tre sale, è stata predisposta la prima mostra temporanea, visitabile fino al 7 novembre 2021, curata da Bolpagni e dedicata ad Angelo Savelli, noto come “l’artista del bianco” per le sue ricerche monocromatiche intraprese a partire dagli anni Sessanta, su cui si scriverà prossimamente.

A queste andranno presto ad affiancarsi altre iniziative – “Dpcm” permettendo – che mirano a rendere, in prospettiva, la Fondazione Biscozzi Rimbaud un centro culturale della città a vocazione dinamica.

Rosanna Carrieri

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Foto in alto: Collezione Biscozzi Rimbaud – Matino, Schifano, Zorio, Verdirame, Esposito

 

Oslvaldo Licini, Notturno, 1957, olio su carta applicata su tela, 19×28,5, Collezione Biscozzi Rimbaud

 Filippo de Pisis, Dalie, 1931, olio su tela, 82×61, Collezione Biscozzi Rimbaud


Arturo Martini, Cacciata di Adamo ed Eva, circa 1946, terracotta, 18x10x7, Collezione Biscozzi Rimbaud


Josef Albers, Homage to te square, 1958, olio su masonite, 41×41, Collezione Biscozzi Rimbaud

Aldo Calò, Senza titolo, 1962, bronzo, 44x31x15,5 e Carlo Sergio Signori, Torso nero, 1959, marmo nero di Carrara, 58x13x10, base 8x13x12, Collezione Biscozzi Rimbaud

Alberto Burri, Cellotex, 1983, cellotex, acrilico e collavinilica, 49×71,5, Collezione Biscozzi Rimbaud