Ambiente - 27 Lug 2025

Il Canale della Lacrima a Campi Salentina e i boschi ripariali della Puglia meridionale


Spazio Aperto Salento

 

Siderum insedit vapor siticulosae Apuliae
(né mai calò dalle stelle tanta afa sulla Puglia assetata)
Orazio, III Epodo

 

Dalle strade nere e calde che tagliano le terre in ogni direzione si allargano vigneti, campi di grano, il nero degli incendi, ulivi grandi e secchi; e poi il metallo scintillante dei pannelli solari e il bianco e grigio delle case, le casupole, i paesetti che si confondono bassi all’orizzonte. È una sintesi un po’ acre, ma probabilmente veritiera, di quello che è oggi il paesaggio della Puglia meridionale. Il risultato di profondi cambiamenti ambientali, sociali e culturali avvenuti negli ultimi secoli, spesso poco documentati a livello locale. Gli ecosistemi della pianura salentina, prima delle grandi trasformazioni agrarie, erano sicuramente più variegati ed in salute: accanto a querceti, garighe e arbusteti, esistevano ecosistemi umidi, come le grandi paludi costiere e le foreste ripariali nelle stazioni più umide. A partire dal XVIII secolo, con la pressione agricola crescente, le bonifiche idrauliche e l’intensificazione dell’uso del suolo, gran parte di questi ambienti umidi sono stati cancellati o ridotti a lembi marginali. La memoria di questi habitat è oggi affidata a fonti cartografiche come l’Atlante del Regno di Napoli di Rizzi-Zannoni (1788–1822) e ad alcuni rari studi storici e fitosociologici. È in questo contesto che assume valore la recente scoperta di un nucleo relitto di foresta ripariale lungo il canale della Lacrima, tra Campi Salentina e Villa Baldassarri. Un frammento che restituisce una tessera perduta del mosaico ecologico del Salento.

La scoperta

Un team di ricercatori dell’Università del Salento, impegnato in delle ricognizioni per un progetto sulla rete ecologica regionale, nel 2021 individua prima da remoto (con GIS e Ortofoto) e poi sul campo, un frammento forestale davvero interessante per queste aree: si tratta di due nuclei vegetazionali composti da pioppi bianchi (Populus alba), olmi (Ulmus minor) e querce virgiliane (Quercus virgiliana), riconducibili all’habitat 92A0 secondo la Direttiva Habitat dell’Unione Europea, nei pressi del Canale della lacrima, un corso d’acqua temporaneo situato nelle vicinanze di Villa Baldassarri. È un pezzo di foresta tecnicamente denominato “a galleria di salice bianco e pioppo bianco”, ormai raro in Puglia e primissimo ritrovamento a Sud di Taranto. Questo nucleo quindi costituisce un raro reperto di foresta ripariale storica, o Biodiversity Heritage Relict (BHR), sopravvissuto nel tempo in un contesto oggi dominato da seminativi, uliveti e vigneti.
Durante il censimento non sono stati rinvenuti esemplari di salice bianco (Salix alba); ma la tipologia dell’habitat lascia supporre con buona certezza che in epoche passate questi alberi fossero presenti, insieme a molte altre specie arboree e arbustive tipiche delle foreste planiziali, come il salice da vimini (Salix purpurea), la sanguinella (Cornus sanguinea) e la cappella di prete (Frangula alnus), per fare degli esempi. Da distinguere nettamente da queste sono specie come il salice piangente (Salix babylonica), originiario della Corea e della Cina, introdotto in tempi recenti come curiosità esotica e del tutto estraneo alla composizione floristica delle antiche foreste ripariali autoctone europee.
Anche se gli alberi adulti censiti sono solo sette, l’abbondanza di giovani piante e piantine ha rivelato condizioni ecologiche ancora favorevoli allo sviluppo di questa comunità vegetale, che si mantiene stabile finché restano costanti le condizioni idrologiche.

Perché è così importante questa scoperta?

Perché ci restituisce una fotografia inedita e più articolata del paesaggio naturale storico del nord Salento. Il ritrovamento di una piccola foresta a galleria, data praticamente per estinta, suggerisce che un tempo questi habitat potessero essere molto più diffusi lungo il fitto reticolo di corsi d’acqua superficiali e stagionali che solcano il territorio, in particolare nelle zone più basse e pianeggianti, caratterizzate da terreni profondi e argillosi. In passato, la copertura vegetale doveva essere complessivamente più estesa e continua. La presenza di formazioni forestali igrofile come quella rinvenuta, indicava un buon approvvigionamento idrico e contribuivano anche a conservarlo: un ecosistema vegetale più strutturato e stratificato trattiene meglio l’umidità, rallenta il deflusso delle acque piovane e riduce erosione e temperature elevate al suolo. È plausibile che queste foreste costituissero, in epoca storica, un elemento tipico del paesaggio salentino più umido, alternandosi con comunità vegetali più adatte ai suoli asciutti e alle quote leggermente superiori, come le leccete, gli arbusteti e le garighe, ancora oggi presenti e riconoscibili in molte aree della regione.

Gli sviluppi

A settembre del 2021, il Comune di Campi Salentina inaugura l’“Oasi naturalistica itinerante del bosco ripariale della Lacrima”. Grazie a un finanziamento della Regione Puglia nell’ambito del POR 2014–2020, vengono impiantati nuovi nuclei boschivi lungo il canale, che nel frattempo è stato rinaturalizzato e riqualificato. Nasce così un piccolo parco, attraversato da un percorso ciclopedonale, pensato per valorizzare il paesaggio e renderlo accessibile alla comunità.
A soli tre anni dall’intervento, però, l’area mostra i segni di un progressivo degrado. Pontili e staccionate risultano danneggiati o vandalizzati, alcuni elementi sono stati persino incendiati. Lungo il tracciato si accumulano rifiuti di vario genere, dai sacchi della spazzatura fino a rottami e pezzi di auto. Il Comune segnala la difficoltà di sorvegliare un’area così estesa e decentrata, ma assicura il massimo impegno nella sua tutela.

Estinzione funzionale e relitti

Le foreste ripariali planiziali nel Salento sono scomparse gradualmente nell’arco di almeno due secoli. A partire dal XIX secolo, infatti, l’espansione agricola intensiva ha comportato vasti disboscamenti nelle aree pianeggianti per fare spazio a seminativi, vigneti e oliveti. Parallelamente, soprattutto nel ‘900, numerosi canali sono stati rettificati e molte zone umide drenate per combattere la diffusione della malaria e aumentare la superficie coltivabile, alterando in modo irreversibile l’equilibrio idrologico necessario alla sopravvivenza di habitat igrofili. A questa trasformazione fisica del territorio si è aggiunto un progressivo abbandono del bosco come risorsa economica e culturale. Le foreste non sono più state curate né gestite, diventando marginali rispetto alle nuove priorità produttive. Infine, lo sviluppo urbano diffuso ha frammentato ulteriormente il paesaggio, consumando suolo e interrompendo le connessioni ecologiche che permettevano a queste comunità vegetali di rigenerarsi. Tutti questi fattori, sommati nel tempo, hanno portato all’estinzione funzionale di questi ecosistemi: sopravvivono solo in nuclei isolati. La scoperta del relitto forestale nei pressi di Villa Baldassarri dimostra che piccoli frammenti potrebbero ancora esistere in altre aree, invisibili all’occhio non esperto.

Da relitti a redivivi

La riscoperta di una foresta a galleria nel Nord Salento è un segnale importante, che ci racconta com’era il paesaggio prima delle trasformazioni profonde avvenute negli ultimi secoli. Ci mostra quello che abbiamo perso, ma anche quello che, con un po’ di impegno, potremmo recuperare. La presenza di giovani piante e di nuove piantine indica che questo habitat ha ancora una sua vitalità e potrebbe espandersi in condizioni ambientali adeguate. In un territorio come quello della Puglia meridionale, dove l’agricoltura intensiva e l’urbanizzazione hanno ridotto al minimo le aree naturali, la presenza anche di piccole oasi verdi è fondamentale. Servono a mantenere viva la biodiversità, a regolare il microclima, a trattenere l’acqua e a proteggere il suolo. Sono utili anche all’agricoltura stessa, che ne trae vantaggi indiretti ma significativi. In un momento in cui molte aree interne stanno vivendo abbandono e crescente rischio di incendi e reati ambientali, intervenire per rinaturalizzare i canali potrebbe essere una scelta strategica. Vorrebbe dire non solo tutelare la natura, ma anche rendere questi luoghi più vivibili, più resilienti e più attraenti per chi ci vive e per chi ogni anno li visita.

Giuseppe Scandone
© Riproduzione riservata

 

Immagine in alto: sulla sinistra, i pioppi bianchi, e sulla destra, le querce virgiliane lungo il Canale (foto G. Scandone, 2024)

 

 Il gruppo di Populus alba. Sono visibili i segni di un incendio sulla corteccia e tra l’erba (foto G. Scandone, 2024)

Grande e antico esemplare di Quercus virgiliana (foto G. Scandone, 2024)

I germogli di quercia virgiliana testimoniano la presenza di condizioni favorevoli allo sviluppo dell’habitat (foto G. Scandone, 2024)

 

FONTI

– Semeraro, A. Turco, S. Arzeni, G. La Gioia, R. D’Armento, R. Taurino, & P. Medagli, (2021), Habitat restoration: an applicative approach to “biodiversity heritage relicts” in social-ecological systems, Land, 10(9), 898.
– https://www.rainews.it/tgr/puglia/video/2025/01/vandalizzata-oasi-naturale-del-canale-del-bosco-della-lacrima-a-campi-salentina-75bb6103-c51f-4cbb-bfae-cc2c1443cbda.html.
– https://www.lecceprima.it/green/campi-salentina-oasi-naturale-bosco-lacrima-14-settembre-2021.html.
– http://vnr.unipg.it/habitat/.
– Giovanni Antonio Rizzi Zannoni (autore), Giuseppe Guerra (incisore), Atlante Geografico del Regno di Napoli compito e rettificato sotto i felici auspicj di Giuseppe Napoleone I re di Napoli e di Sicilia, Napoli 1808.