Arte contemporanea - 18 Apr 2021

Intervista a Dominique Rimbaud, presidente della Fondazione Biscozzi | Rimbaud

L’Istituzione ha arricchito l’offerta artistica e culturale del Salento e della Puglia. All’inizio di marzo ha inaugurato una rilevante esposizione permanente d’arte contemporanea nella sede di piazzetta Baglivi a Lecce


Spazio Aperto Salento

L’intervista a Dominique Rimbaud si è svolta presso la Fondazione Biscozzi | Rimbaud in occasione di una visita all’esposizione, che propone opere di diverse personalità della scena internazionale dell’arte contemporanea. A tal riguardo si è già scritto su queste pagine.

La Fondazione – che si precisa essere uno spazio privato, acquistato e ristrutturato dai collezionisti – è collocata nel centro storico di Lecce, in piazzetta Baglivi 4, e sarà nuovamente visitabile appena le indicazioni governative lo consentiranno.

La collezione annovera più di duecento opere, frutto di quarant’anni di acquisizioni. Per l’esposizione sono stati selezionati circa settanta lavori, c’è l’idea di prevedere una rotazione per esporre anche il resto della collezione?

Abbiamo scelto questa palazzina con la consapevolezza degli spazi disponibili. Il percorso ideato prima da mio marito, poi rivisto e migliorato dal nostro direttore, Paolo Bolpagni, è un percorso che ha una sua storia, è fluido e contemporaneamente storico: non si possono spostare, togliere o aggiungere tasselli. Per i prossimi due o tre anni non prevediamo rotazioni per l’esposizione permanente e dipenderà anche dall’affluenza, ma sfrutteremo lo spazio del pian terreno, quello destinato alle esposizioni temporanee, per dare spazio e fare scoprire altre opere al pubblico. È ciò che stiamo già facendo con la mostra di Angelo Savelli, la gran parte delle opere è nostra e, grazie alla disponibilità di altri prestatori, abbiamo potuto aggiungere le opere che rendono il percorso leggibile.

Nella composizione della vostra collezione avete costruito un rapporto più solido, di crescita e scambio reciproco o di sostegno, con qualche artista?

Abbiamo avuto delle frequentazioni con diversi artisti, fatte di grandi e lunghe conversazioni sull’evoluzione della loro arte. Se dovessi citare un artista che abbiamo sostenuto sarebbe senz’altro Tino Vaglieri. Un grandissimo artista che non c’è più, sfortunatamente dimenticato dalla critica e dal mercato.

Nella collezione ci sono opere di artisti originari del Salento: lavori di Aldo Calò, di Salvatore Sava, di Salvatore Esposito, di Michele Guido. Si tratta di acquisti fatti sul territorio, in contatto diretto con gli artisti, o attraverso la mediazione di galleristi? Penso, ad esempio, nel caso di Salvatore Sava, al tramite della Galleria San Carlo di Milano…

Con Salvatore Sava c’è amicizia: tanti anni fa abbiamo visitato una sua mostra al Castello Carlo V, presentata da Luciano Caramel, con il quale avevamo già rapporti per altre strade. È stato lui a segnalarci la mostra. Siamo andati a vederla e siamo stati conquistati dalle opere di Salvatore. Da lì è nato un rapporto, un’amicizia. Michele Guido lo abbiamo conosciuto per tramite della sua galleria, ma subito dopo è scattata una amicizia. Vittorio Matino, che pur essendo originario del Nord ha trascorso per tanti anni la stagione estiva ad Otranto, lo abbiamo incontrato tramite un gallerista, ma poco dopo siamo diventati grandi amici. Questo tipo di rapporto non nasce con tutti gli artisti, ma in alcuni casi succede.

In catalogo il testo Pro/memoria, lascito di Luigi Biscozzi, accenna al rapporto dello stesso con l’arte e del vostro fortunato incontro nel 1970, in cui lei fa presente di aver visitato una mostra del gruppo COBRA. Qual è stato il suo percorso, il suo rapporto con l’arte precedente al 1970?

Ho avuto la fortuna da piccola di vivere in un paesino della Provenza, nel Luberon, Ménerbes. In questo paesino – parlo degli anni Cinquanta – abitavano Picasso, Nicolas De Staël, Dora Maar, alcuni galleristi. C’era anche, ad Avignone, il teatro di Gerard Philipe. Insomma, c’era un gran fermento culturale. Mio padre portava me e i miei fratelli in tutti i musei e le gallerie, appena c’era qualche novità. A lui piacevano molto i prearaffaelliti, ma intorno a noi succedeva tantissimo. Sono stata fortunata non solo a crescere lì, ma ad avere un papà che mi ha messa di fronte a tutto questo. Mio marito invece è sempre stato animato da una forte curiosità, ed è molto ammirevole questo. La nostra è stata una buona combinazione, è stata una scintilla: il mio acquisito e la sua curiosità.

Nel catalogo si fa riferimento alle ultime acquisizioni, tra cui Cacciata di Adamo ed Eva, terracotta di Arturo Martini. Come si sono articolate queste ultime fasi della composizione della collezione?

Ci sono state due fasi. La prima, tra il 2017 e il 2018, degli ultimi acquisti di mio marito: Filippo de Pisis, Arturo Martini, Mario Schifano. I primi due per completare la prima stanza, quella delle origini dell’arte contemporanea, utile a spiegare il percorso e mostrare quali sono le radici di quello che si vede dopo. La seconda fase invece ha visto l’acquisizione delle due carte di Luigi Veronesi. Mio marito trent’anni fa aveva cercato, senza successo, dei lavori di Veronesi di quel periodo. Dopo la sua morte, Paolo Bolpagni li ha trovati. L’ho preso come un segnale positivo ed un incoraggiamento ad andare avanti con il nostro progetto.

Avete in progetto di allargare la collezione, continuando con l’acquisizione di altri pezzi?

Per il momento no, vogliamo dare priorità alla Fondazione.

Tra le sale della Fondazione vi è anche uno spazio dedicato alla biblioteca, con numerosi testi che saranno presto consultabili. Si tratta di una vostra collezione libraria?

Sì, sono tutti libri accumulati negli anni, man mano che andavamo avanti. È principalmente composta da letteratura che riguarda gli artisti presenti in collezione. Ci sono anche cataloghi di mostre importanti che abbiamo visto in giro per il mondo, libri di divulgazione culturale, cataloghi di artisti che, pur non avendo in collezione, abbiamo amato molto.
Nella nostra struttura abbiamo, oltre la biblioteca, anche uno spazio didattico per bambini più piccoli, dai 3 ai 6-7 anni, con libri illustrati e adatti alla loro età.

Quali saranno i prossimi passi, anche in termini di collaborazioni con le istituzioni presenti sul territorio?

Certamente. Noi siamo una realtà molto giovane, anche se sono più di dieci anni che con mio marito stiamo lavorando a questo progetto. Questa prima fase sarà di rodaggio, ma abbiamo già preso contatti con diverse istituzioni pubbliche e strutture formative.

Rosanna Carrieri

© Riproduzione riservata

Foto in alto: I coniugi Luigi Biscozzi e Dominique Rimbaud

 

Interno Fondazione Biscozzi ǀ Rimbaud

Una delle sale della mostra Angelo Savelli, l’artista del bianco

 

Leggi anche:

La Fondazione Biscozzi ǀ Rimbaud: uno spazio per il contemporaneo a Lecce