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Arte contemporanea - 13 Apr 2025

L’arte di unire: il potere di “Building Bridges” di Lorenzo Quinn a Martina Franca


Spazio Aperto Salento

«Bisogna creare ponti, non barriere. L’umanità non è avanzata quando ci siamo chiusi, è sempre avanzata quando ci siamo aperti». Con queste parole lo scultore italiano di fama internazionale Lorenzo Quinn trasmette un messaggio di apertura, unità e cooperazione umana, che è alla base dell’opera Building Bridges, installata ed inaugurata venerdì 4 aprile in Piazza XX Settembre a Martina Franca. In questo particolare momento storico, segnato da conflitti, divisioni e crisi globali, Building Bridges lancia un messaggio simbolico e universale: un appello a costruire connessioni umane che ci uniscano, come le mani dell’opera di Quinn che si tendono l’una verso l’altra.

L’esposizione, organizzata con il patrocinio e il sostegno dell’Assessorato al Turismo e al Marketing Territoriale del Comune di Martina Franca, è curata dalla direttrice creativa Felicia Cigorescu e sarà in mostra fino al 31 agosto.

Nato nel 1966 a Roma dall’attore americano vincitore di due premi Oscar Anthony Quinn e dalla costumista Iolanda Addolori, Lorenzo Quinn, sotto l’influenza del padre attivo anche nel campo della pittura e della scultura architettonica, inizia a studiare all’Accademia di Belle Arti di New York per poi specializzarsi nel campo della scultura, ispirandosi per le sue opere ai grandi maestri della storia dell’arte come Michelangelo, Bernini e Rodin. Dopo aver lasciato gli Stati Uniti si trasferisce in Spagna, luogo di grande ispirazione per l’artista in cui prendono vita i suoi maggiori capolavori, affermandosi a livello internazionale. Quinn riceve commissioni da tutto il mondo, confermando la forza simbolica e universale della sua arte. Ha collaborato con le Nazioni Unite per la realizzazione di The tree of life, simbolo di pace e unità, per il Vaticano, per lo Stato del Qatar e per gli Stati Uniti, esponendo i suoi capolavori in contesti culturali e geografici tra i più diversi.

L’idea di Building Bridges nasce nel 2019 in occasione della 58ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia ed eseguita su misura per l’ingresso dell’Arsenale. L’installazione artistica, realizzata in resina e composta da sei coppie di mani alte 15 metri, è stata concepita appositamente per Venezia, identificata non a caso come la “Città dei Ponti” come ha dichiarato l’artista in occasione dell’esposizione: «Venezia è una città patrimonio dell’umanità ed è la città dei ponti. È il luogo ideale per diffondere un messaggio di pace e unità mondiale, in modo che molti di noi in tutto il mondo costruiscano ponti con gli altri anziché muri e barriere».

Dopo la sua esposizione alla Biennale, l’opera è diventata fin da subito emblema di connessione, dialogo e apertura, tanto da spingere l’artista a realizzare una copia di dimensioni più piccole e itinerante per rendere il messaggio di pace più accessibile e ad ampia diffusione. Da Vieste a Marina di Pietrasanta in Toscana, fino ad arrivare a Martina Franca, Building Bridges diventa un potente strumento di comunicazione universale, sottolineando il ruolo centrale dell’arte come veicolo di messaggi e riflessioni sulle sfide della società contemporanea.

Percorrendo Piazza XX Settembre dall’Arco di Santo Stefano verso Corso Italia si incontrano sei “ponti”, ognuno dei quali simboleggia un valore universale. Il primo rappresenta due mani che si stringono, che si danno sostegno reciproco, simbolo dell’Aiuto. Non è soltanto una stretta di mano fisica, ma un contatto profondo, simbolo di fratellanza, solidarietà e fiducia. Ogni dettaglio della scultura, dalla tensione dei muscoli alle venature ben visibili, contribuisce a comunicare la forza di chi aiuta e la vulnerabilità dell’altro che si affida.

Il secondo ponte rappresenta la Speranza, caratterizzato dalle mani di una madre e di una figlia che si intrecciano come metafora della fiducia verso il futuro, quella stessa fiducia che una madre ripone nella propria prole. In un periodo storico segnato da tensioni sociali, ambientali e politiche il ponte della speranza invita l’umanità a credere nel cambiamento.

Il terzo ponte evoca il valore dell’Amicizia, caratterizzato dalle mani di due bambini che si toccano con fermezza: «È la mano di mio figlio e di un suo amichetto. Gli amici rappresentano la famiglia che una persona sceglie, e quindi si crea un legame di bene e di fiducia», afferma Quinn in un’intervista per la Biennale di Venezia. Ad essere celebrato è il valore dell’amicizia vera, uno spazio sicuro in cui la persona si sente accettata ed ascoltata.

Proseguendo nella piazza ritroviamo il quarto ponte: una piccola mano che afferra le dita del padre, simbolo del valore della Fede. Ad ispirare l’artista c’è la fiducia che lui stesso ha riposto nel proprio padre, il quale gli ha trasmesso l’amore per l’arte. Per Quinn il rapporto figlio-genitore rappresenta la fiducia cieca: la mano del padre è tesa verso il basso, pronta ad accogliere e sorreggere, mentre quella del bambino si aggrappa senza esitazione. Il ponte invita ad affidarsi all’altro, creare legami autentici, evitando la chiusura verso il resto del mondo.

Il quinto ponte rappresenta la Saggezza ed è caratterizzato dalla mano di un’anziana che tocca la mano di una bambina. Entrambe hanno qualcosa da insegnare all’altra: la bambina l’innocenza e la speranza verso un futuro migliore, l’anziana l’esperienza. La saggezza non è intesa come un insieme di informazioni, ma come la capacità di comprendere le situazioni e guidare le azioni in modo consapevole, promuovendo il dialogo e la comprensione reciproca tra persone appartenenti a contesti diversi.

Il sesto ed ultimo ponte evoca l’Amore, un valore universale che l’artista ha voluto trasformare in immagine tangibile con la rappresentazione della sua mano e quella della moglie che si stringono. Come suggerisce Quinn. sempre in occasione della Biennale veneziana, «ciò che unisce tutti è l’amore ed è l’unico che può superare ogni barriera e divisione». Il ponte dell’amore ha lo scopo di riconnetterci a ciò che ci rende umani, quindi la capacità di amare, di prenderci cura l’uno dell’altro, di provare empatia e creare dei legami autentici.

Le mani nell’arte di Quinn sono un elemento ricorrente in quanto rappresentano uno degli strumenti più espressivi che un essere umano possiede: con le mani si comunica, si crea, si sostiene e si accoglie, ma allo stesso tempo si respinge e si aggredisce. In Building Bridges e in altre opere dell’artista come Support, installata a Venezia nel 2017 a sostegno delle pareti di Ca’ Sagredo, e Together realizzata in occasione del Cannes Film Festival del 2021 ed esposta successivamente alla mostra d’arte contemporanea Forever is Now ai piedi della Piramidi di Giza, le mani assumono un valore simbolico di responsabilità collettiva, dalla costruzione di un dialogo tra le persone alla protezione del pianeta.

In occasione dell’inaugurazione a Martina Franca, la curatrice dell’esposizione Felicia Cigorescu e l’assessore al Turismo e al Marketing Vincenzo Angelini hanno sottolineato l’importanza delle mani intrecciate come «simbolo potente di connessione, celebrando la diversità e incoraggiando l’incontro tra culture». L’ invito a tendere la mano, ad offrire supporto e a costruire ponti è il messaggio che riecheggia chiaramente nell’opera di Lorenzo Quinn.

Chiara Bruni
© Riproduzione riservata

 

 

Foto in alto: Lorenzo Quinn, Building Bridges, copia dell’opera installata a Venezia in occasione della Biennale del 2019, resina bianca. Allestimento a Martina Franca, Piazza XX Settembre (particolare)

 

Lorenzo Quinn, Building Bridges, “ponte” dell’Aiuto

Lorenzo Quinn, Building Bridges, “ponte” della Speranza

Lorenzo Quinn, Building Bridges, “ponte” dell’Amicizia

Lorenzo Quinn, Building Bridges, “ponte” della Fede

Lorenzo Quinn, Building Bridges, “ponte” della Saggezza

Lorenzo Quinn, Building Bridges, “ponte” dell’Amore