• mercoledì , 23 Ottobre 2024

Caserma “Zappalà” - 02 Lug 2024

Lecce, la Scuola di Cavalleria ricorda Amedeo Guillet

Presentato nell’aula multimediale “Baracca” della caserma “Zappalà”, il libro “La mia tela yemenita”, memorie storiche e biografiche dell’ufficiale di Cavalleria e diplomatico italiano


Spazio Aperto Salento

Presentato nei giorni scorsi, a Lecce, presso l’aula multimediale “Baracca” della caserma “Zappalà”, sede del Comando Scuola di Cavalleria, il libro “La mia tela yemenita”, memorie storiche e biografiche dell’ufficiale di Cavalleria e diplomatico italiano Amedeo Guillet. L’opera, pubblicata nel 2022 in due volumi da Ismeo (Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente), è stata curata da Rosangela Barone e Alfredo Guillet

L’incontro di presentazione è stato preceduto dalla celebrazione dell’Alzabandiera solenne, alla presenza del generale di Brigata Claudio Dei, comandante dell’Istituto militare, di Luca Rotondi, prefetto di Lecce, e numerose autorità militari, civili e dei Reparti schierati. Il Tricolore è giunto in Piazza d’Armi trasportato da 4 binomi a cavallo in uniforme storica di Cavalleria e consegnato nelle mani di Alfredo Guillet, figlio dell’illustre ufficiale per poi essere issato dai marescialli allievi del 24° Corso di specializzazione. Un tributo alla storica e iconica figura del Comandante “Diavolo”, come soprannominato per la sua audacia sui campi di battaglia, e riferimento per tutta la Cavalleria militare.

A seguire, nell’aula “Baracca”, con introduzione a cura del generale Dei, promotore dell’evento, ha avuto luogo la presentazione dell’opera “La mia tela yemenita”. Un parterre di relatori di livello istituzionale e accademico. Hanno partecipato, approfondendo rispettivamente i vari temi connessi alla figura di Amedeo Guillet, la ministra plenipotenziaria del Ministero Affari Esteri, Giuliana Del Papa, Mario Spedicato, dell’Università del Salento, Salvatore Capodieci, esperto di storia militare, Anna Maria Andriani, storica e presidente dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, e Alfredo Guillet, diplomatico. L’opera racconta la storia di Amedeo Guillet ricostruita in un lavoro che raccoglie documenti, memorie, fotografie dell’ufficiale italiano che nell’aprile del 1941, quando i britannici presero Asmara strappando a Roma l’Eritrea, decise di seppellire divisa e sciabola di ufficiale di cavalleria per prendere panni e scimitarra arabi mettendosi alla testa di un gruppo di guerrieri locali con il nome di Ahmad Abdullah. In precedenza i due volumi sono stati presentati anche all’Istituto Italiano di Cultura del Cairo, città in cui Amedeo Guillet ricevette l’incarico di ambasciatore dopo essere stato segretario della prima ambasciata aperta dall’Italia in Yemen, nel 1953.

Lo Yemen era il Paese in cui Guillet si rifugiò per sfuggire agli inglesi, dopo aver esaurito viveri e rifornimenti. Vi rimase per più di un anno, ospite del sovrano, l’Imam Yahhya, e diventando grande amico del figlio, il principe ereditario Ahmad. Quanto fosse profonda quell’amicizia si capì quando vi fece ritorno dieci anni per iniziarvi la carriera diplomatica: l’amico principe, ormai salito al trono, lo salutò pubblicamente dicendo “Grazie a Dio sei tornato a casa, Ahmed Abdullah”. È da questo speciale legame tra Amedeo Guillet e lo Yemen che nasce il nome dell’opera, “La mia tela yemenita”, che gli autori hanno voluto firmare anche col il nome di battaglia dell’ufficiale, appunto Ahmed Abdullah Al Radai. Dopo l’incarico di segretario d’ambasciata in Yemen, Guillet fu ambasciatore d’Italia in Giordania, Egitto, Marocco e India.

Da Comandante di Cavalleria, con la sua improvvisata compagnia costituita da cavalieri ascari fedelissimi, per lo più eritrei, etiopici e yemeniti, Guillet diede filo da torcere agli inglesi, che cercarono di fermarlo in ogni modo, anche mettendo sulla sua testa una taglia che all’epoca corrispondeva alle 50mila sterline di oggi. Non riuscirono a catturarlo, perché lo proteggevano sia i suoi uomini, che lo avevano ribattezzato “Comandante Diavolo”, sia le tribù locali, che simpatizzavano per gli italiani e osteggiavano gli inglesi, dei quali temevano il progetto di assorbire l’Eritrea nel regno d’Etiopia.

 

Foto in alto: un momento della presentazione dell’opera (28 giugno 2024)

 

Binomi a cavallo in uniforme storica di Cavalleria

L’Alzabandiera