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Lecce - 08 Gen 2021

Museo “Faggiano”, un luogo magico e misterioso nel cuore di Lecce

All’antica struttura di via Ascanio Grandi, nel 2015 il prestigioso “New York Times” ha dedicato un lungo e dettagliato articolo


Spazio Aperto Salento

C’è un Museo, a Lecce, che in quattro stanze racchiude più di duemila anni di storia. È un Museo atipico non tanto per la grandezza, quanto per la sua stessa nascita. Sì, proprio per la nascita, che non era affatto prevista, e che in quanto tale si deve giusto al caso.

GLI INIZI

Le quattro stanze vennero acquistate nel 2001 da Luciano Faggiano, classe 1955, al ritorno dall’Inghilterra, dove per imparare la lingua e tentare la strada dello stuart, serviva nei ristoranti. Uno in particolare, nella cittadina di Coventry, il “Quo Vadis”.

Di quelle stanze ubicate in via Ascanio Grandi, nel centro storico appena dentro Porta San Biagio, voleva farne abitazione al primo piano e trattoria a pianoterra, da chiamare proprio “Quo Vadis” come quella in cui aveva lavorato aldilà della Manica.

Tutto era pronto per l’avventura nel campo della ristorazione, ma al momento di rifare il pavimento per rinnovare la rete fognante, ecco la sorpresa. E che sorpresa! Uno dopo l’altro affiorano antichi tratti di mura, vasellame, epigrafi e persino tombe, e poi ancora le limpide acque del fiume Idume, che scorre sotto la città antica, prima di uscirne fuori e sfociare nella marina di Torre Chianca.

Negli anni e prima dell’apertura ufficiale del Museo nel 2008, da quel momento conosciuto come “Faggiano”, in via Ascanio Grandi vengono recuperate circa tremila testimonianze del passato, risalenti ai periodi storici messapico e romano, quindi medievale e rinascimentale. Quasi tutte si trovavo nel Castello di Carlo V e nel Museo provinciale “Sigismondo Castromediano”, sempre a Lecce, e quasi tutte non sono fruibili. In una teca del “Faggiano” è possibile ammirarne solo una piccolissima parte, perlopiù costituita da pezzi di vasellame.

Attraverso l’associazione culturale “Idume”, il Museo celebrato fra gli altri, nel 2015, da un articolo del prestigioso New York Times a firma di Jim Yardley, in vacanza nel Salento con la famiglia, viene gestito dallo stesso Luciano Faggiano, assieme alla moglie Anna Maria Sanò ed ai figli Davide, Marco ed Andrea.

LA STORIA

Fra le altre note, la sua lunga storia vuole che fra l’Anno Mille ed il 1200, come testimoniato da una “rosetta” che segnava l’arrivo in un luogo sacro, le sue stanze fossero sede di una Casa Templare e poi, sino al 1600, convento delle suore francescane dell’Ordine di Santa Chiara, di cui rimangono la parte di un altare e l’epigrafe “Si Deus Pro Nobis Quis Contra Nos” (se Dio è con noi chi è contro di noi). Ma percorrendole sino in fondo, si possono notare i resti di mura messapiche risalenti al V secolo avanti Cristo, una tomba ipogea, profonde cisterne per la raccolta delle acque, ed ancora, un silos dell’Anno Mille, tracce di un affresco del Cinquecento, una pietra decorata del XVII secolo e due vasche d’epoca romana per la lavorazione del grano e dei metalli. Ma ci sono anche una sepoltura messapica nella quale venne posato un neonato, una parte del dormitorio del convento, un solaio cinquecentesco, e sul terrazzo che si snoda su più livelli, un’elegante torretta di avvistamento.

IL FUTURO

Ma le sorprese del Museo “Faggiano” non sono finite. Per la famiglia che lo gestisce e che presto darà finalmente vita alla trattoria “Quo Vadis”, le ricerche nella struttura che ogni anno viene visitata da circa duemila persone, sono ormai diventate una passione. Altri scavi sono infatti previsti in un futuro prossimo, in una nuova stanza acquistata di recente, il cui affaccio è sulla confinante Corte dei Balduini. Su uno dei suoi quattro muri, Luciano ed i suoi figli, che ad essa si dedicano in tutti i momenti liberi dal lavoro nel bar “Astoria” con giardino ed annessa gelateria ubicati nella vicina piazzetta di Porta san Biagio, hanno già individuato un’epigrafe geometrica, ancora da datare, le cui linee incise sulla pietra formano una croce a forma di svastica.

I FANTASMI

Luogo magico, unico e visionario qual è, nel “Faggiano” non poteva mancare anche la leggenda. Riguarda la presenza dei fantasmi: sono di un cavaliere templare e di un monaco, in ogni caso, di una figura luminosa dalle sembianze umane, che indossa un saio fornito di cappuccio. Più di un turista giura di averli visti, e per intercettarli, con sofisticate telecamere ai raggi infrarossi e supporti per captare i suoni, si sono dati da fare, a volte fermandosi per più di una notte, gli esperti di ghost hunting come il campano-salentino Mario Contino.

Toti Bellone

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La famiglia Faggiano, alle spalle l’articolo del New York Times

La teca con i pezzi di vasellame

Il pozzo del fiume Idume

Una sezione di antiche mura

Le cisterne per la raccolta delle acque