Arte contemporanea - 17 Lug 2022

Simbolo e volume nelle opere di Salvatore Spedicato

Visita alla casa-studio dello scultore salentino. Nuovo appuntamento del progetto “Studi d’Artista” curato dagli studenti del Dipartimento di Beni culturali di UniSalento

 


Spazio Aperto Salento

Siamo al terzo appuntamento di Studi d’artista, progetto promosso dal Consiglio studentesco del Dipartimento di Beni culturali, dell’Università del Salento che consente agli studenti e alle studentesse di accrescere la formazione acquisita in aula grazie al confronto diretto con gli artisti del territorio nell’ambiente in cui lavorano.

Si riconosce dalla strada la casa-studio di Salvatore Spedicato ad Arnesano. Fuori due opere della serie Radar, appartengono ad una delle tante fasi affrontate dall’artista nella sua carriera; la si riconosce anche dal modulo della foglia d’ulivo, ricorrente nella sua produzione, e con cui i balconi del piano superiore sono decorati.

Classe 1939, Spedicato si diploma presso l’Istituto “G. Pellegrino” di Lecce. Gli incontri di questi anni, quelli con l’intellettuale Vittorio Bodini, gli scultori salentini Aldo Calò, Raffaele Giurgola, costituiscono una parte importante della sua formazione, contraddistinta, nelle opere dei suoi esordi, da una tendenza figurativa. Negli anni successivi Spedicato, che per tanti anni è stato fra l’altro docente e poi direttore dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, guarda alla lezione delle avanguardie, muovendosi con maggiore libertà, nella materia e nella forma, per giungere ad orientamenti neocostruttivisti e ad esperienze plastiche modulari.

A partire dagli anni ’80, si riappropria del linguaggio figurativo senza però mai abbandonare ciò che negli anni precedenti aveva acquisito e si colloca in un contesto di atemporalità, in cui guarda al Museo e alla sua stessa produzione passata.

Ci accoglie Salvatore Spedicato, con lui tre suoi pronipoti che con noi lo seguono in questa visita, iniziando dal salotto di casa. Si muove nella stanza, orientato verso gli oggetti che l’arredano e di cui racconta con fierezza le circostanze che a questi lo legano; c’è la sua storia in quel salotto, le sue creazioni, i premi vinti, le opere donate da altri artisti, di quando era lui stesso a scrivere di loro. L’attività di Salvatore Spedicato non si limita, infatti, esclusivamente a quella di scultore, negli anni è stato anche attento osservatore degli eventi artistici territoriali e nazionali che ha commentato con spirito critico e impegnato; la sua prima pubblicazione in merito, Arte d’oggi – dal Salento a Venezia, pubblicata nel 1966.

Nella stanza accanto, ci mostra in anteprima un’opera destinata ad un noto museo italiano, lo fa senza riserve Spedicato, anzi, felice di poterci raccontare della sua nuova invenzione.

È un presepe, non il classico presepe, non sono i consueti personaggi «troppo comune fare il bue e l’asinello», sostiene. Nel presepe di Spedicato, in una tessitura di immagini figurative e geometriche c’è il cane, l’ombra di Dio, il gallo, lo spiritello maligno, la pecora nera, il cammello, tutto ciò che apparirebbe inadatto in un tradizionale presepe ma adatto ad un Presepe inconsueto, come intitola l’opera, un presepe che sfugge all’ovvietà.

Ci spostiamo verso un’altra ampia stanza, sul tavolo riviste, carte, appunti; sulla parete una grande biblioteca a muro, ricca dei libri e dei cataloghi con cui negli anni si è formato.

Al piano superiore, Spedicato, come una sorta di galleria, raccoglie in una sintesi l’itinerario della sua lunga e molteplice produzione, a partire da Mio nonno Angelo del 1956, indicata come sua prima opera conosciuta da Lucio Galante nel catalogo Spedicato. Sculture 1956 – 2011, realizzato in occasione dell’antologica sull’artista del 2012 presso il Palazzo Ducale di Cavallino.

Scendiamo, infine, nello scantinato, sembra essere questo il nucleo della casa in cui l’artista dà forma alla sua creatività, i materiali e gli strumenti da lavoro l’arredano e con questi altre opere, altri libri. Su un cavalletto gli schizzi di un nuovo progetto; Spedicato spiega che nei suoi lavori c’è sempre un discorso tra simbolo e volume, c’è un significato che tuttavia non tutti possono conoscere ed è per questo che ogni cosa deve innanzitutto funzionare in termini plastici.

Uno dei pronipoti ci dice che in realtà quello che abbiamo visto fino ad allora è solo una parte della sua ampia produzione, altro materiale è conservato nella vecchia casa. Si conclude con dei doni la visita presso la casa-studio di Salvatore Spedicato, l’artista ha omaggiato ognuno dei presenti con alcuni cataloghi riguardanti la sua produzione e, soprattutto, con la stampa di un suo lavoro colorata a mano, ricordo gradito a tutti della giornata.

Erika Presicce
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Foto in alto e sotto: alcune immagini della casa-studio di Salvatore Spedicato