Lecce/Arte contemporanea - 04 Mar 2023

“Unknown Ukrainian Art. Dal Costruttivismo al Realismo Socialista”, la mostra sull’arte ucraina al Must


Spazio Aperto Salento

Una mostra tanto inattesa quanto impegnata quella in corso di esposizione al Must di Lecce Unknown Ukrainian Art. Dal Costruttivismo al Realismo Socialista, fruibile fino al 30 aprile. L’esposizione offre un’interessante selezione di oggetti d’arte del XX secolo provenienti dalla Soibelmann Art Collection (SAC) di Mainz.

L’ampia collezione si è contraddistinta per varietà e qualità tra le più grandi raccolte d’arte dell’Europa occidentale annoverando oltre 6.000 opere, molte delle quali presenti in esposizioni dal respiro internazionale. L’abitudine di raccogliere oggetti d’arte è nota fin dall’antichità greco-romana ed è conseguenza di ambizioni personali e stretti criteri di selezione, quindi “un’attività soddisfacente di per sé stessa. Una realtà totalizzante, in cui proiettare interamente la propria identità, come fosse una sorta di organismo dotato di vita autonoma” per dirla con Francesco Poli.

A discapito della lacunosa omogeneità, che sovente ricorre nelle collezioni private, spesso frutto di approcci puramente estetici, la SAC denota un gusto decisamente orientato verso la produzione artistica e artigianale dell’Europa orientale e, più nello specifico, delle ex Repubbliche Sovietiche.

La mostra, curata dalla studiosa Snejanka Bauer, si articola nelle sale del piano terra del museo leccese dove sono esposte opere datate a partire dagli anni Dieci del Novecento, che riflettono a pieno il clima di ricerca e sperimentazione che è proprio delle Avanguardie Storiche.

Tele dal titolo Cubo-Futuristic Composition oppure Cubo-Futuristic Landscape dell’artista Oleksandr Kostjantinovic Bogomazov documentano l’accostamento dei caratteri propri del linguaggio cubista al dinamismo del Futurismo italiano. Si distingue il Gondolier di Archipenko: un olio tutto giocato su una tavolozza di colori bruni e spessi contorni, in linea con gli interessi dell’artista ucraino per la figura in movimento e per la sua fisicità; d’altro canto, il quadro polimaterico di Ermilov riflette l’attitudine di impiegare oggetti d’uso comune privi di valore estetico, per realizzare opere: l’arte come costruzione, riassumibile con il termine russo faktura. Non mancano le sculture come i piccoli bronzetti dell’artista Dorothea Charol o i nudi femminili in terracotta a firma di Jacob Loutchansky.

Una sezione dell’allestimento palesa una puntuale attenzione alle diverse forme artistiche utilizzate per scopi propagandistici; in sintonia con i movimenti rivoluzionari dell’Unione Sovietica, gli esponenti dell’avanguardia russa hanno sostenuto i nuovi ideali sociali e artistici in opposizione all’arte borghese dominante. Questo mito per il progresso si riflette nella cospicua presenza del tema dell’aeroplano, emblema della modernità come nella Cup Airplanes esposta.

Un’intera sala è dedicata ai manifesti politici e alle stampe cosiddette lubok; immagini stilizzate, scritte grandi e spesse, vignette provviste di didascalie hanno ricoperto, soprattutto negli anni della guerra civile russa, un ruolo determinante per la diffusione degli avvenimenti in corso e per la persuasione delle masse.

I lubok chiarivano il ruolo del popolo e delle classi meno abbienti nella lotta a favore del nuovo credo rivoluzionario ricorrendo, spesso, ad immagini contrapposte che precisavano la differenza tra comportamenti ritenuti giusti e sbagliati affinché fossero chiari anche agli analfabeti.

È il caso dei manifesti intitolati rispettivamente: If we feed our homeland army enought… e But if we don’t feed our homeland army… nel primo foglio, riconosciamo un gruppo di contadini adulti e una figura più minuta, una bambina con veste azzurra, intenti ad offrire cibo in abbondanza ai numerosi soldati. Espressione di un corretto comportamento e una giusta educazione, simboleggiata dal giovane personaggio. Il secondo caso presenta la vicenda contraria: i contadini sono accusati di non aver prodotto abbastanza alimenti per poter sfamare l’intero esercito e, per questa mancanza, vengono puniti. L’individuo in divisa leva il braccio nell’atto di colpire con durezza l’uomo che in ginocchio gli volge le spalle.

Anche i due disegni realizzati da Oleksandr Ivanovc Sirotenko, hanno come soggetto principale i contadini. Datati attorno agli anni Trenta, sono entrambi intitolati Holodomor: espressione che deriva dalla combinazione dei termini ucraini “fame e uccidere” utilizzato per indicare le misure governative adottate dal regime sovietico ai danni del popolo ucraino.

Sala dedicata alla Progettazione di costumi teatrali

Il percorso espositivo prevede una sala dedicata alla Progettazione di costumi teatrali, i numerosi acquerelli allestiti nell’ambito di questa esposizione si presentano come “bozzetti in movimento” che fanno dell’abito non soltanto una veste, ma una seconda pelle in grado di dare origine a “misteriose creature inquietanti” colte, talvolta, in pose eccentriche ed innaturali, come nel caso del costume ideato da Meller per lo spettacolo The False Mephisto, scelto per la copertina del corposo catalogo a corredo della mostra.

Un focus particolare è stato riservato agli artisti in qualche modo legati all’Ecole de Paris e facenti parte della comunità ebraica. Fino alla fine degli anni Trenta del Novecento Parigi era considerata “la Mecca dell’arte” per riprendere il saggio in catalogo della Bauer. Non stupisce, dunque, che diversi artisti ucraini si siano trasferiti nella capitale francese per periodi più o meno lunghi, venendo così in contatto con le esperienze artistiche che erano state proprie del contesto parigino. Echi impressionisti e post-impressionisti si colgono nel nudo femminile di Mania Mavra e nelle figure a mo’ di esquisse dell’olio di Alexandre Magaram.

Unknown Ukrainian Art. Dal Costruttivismo al Realismo Socialista, in ultimo, non manca di trattare – come il titolo stesso ci suggerisce – il progressivo tramonto delle Avanguardie a favore di un nuovo fare arte più in sintonia con lo Stato. Il Realismo Socialista nei diktat sovietici – di cui Ždanov fu estensore – volle imporre una vera e propria rivoluzione culturale intenta a porre l’accento sulla collettivizzazione tra operaio e contadino. Soviet Combines on Albanian Fields si presenta, d’altronde, come il ritratto collettivo di un uomo “nuovo” sano e forte calato nella sua quotidianità.

Gli oggetti d’arte della Soibelmann Art Collection sono conseguenza del fare artistico delle ex Repubbliche Sovietiche, in un arco cronologico che grossomodo interessa la prima metà del secolo scorso. Una mostra da gustare, indubbiamene complessa, ma che offre possibilità di studio e arricchimento.

Alessia Brescia
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Foto in alto: Rostislav Gavrilovic Gorelov, Soviet Combines on Albanian Fields, 1952, olio su tela, 92×148

 

Alexandre Magaram, Paris le parc Monceau, 1930ca, olio su tela, 46×55

Mania Mavra, Cowering nude, 1930, olio su cartone, 33,5×48

Alexander Archipenko, Gondolier, 1914ca, olio su tela, 50×35