Salento - 02 Lug 2024

Lecce, fra vigneti ed alberi da frutto, la preziosa gemma dell’Abbazia di Cerrate

Assieme a San Nicola di Casole ad Otranto e Santa Maria del Mito a Tricase, nel Medioevo era centro religioso e culturale fra i più importanti d’Europa


Spazio Aperto Salento

Nel Salento orientale, laddove il territorio di Lecce incontra, lungo la strada prossima al mare di Casalabate, i Comuni di Squinzano e Trepuzzi, una gemma preziosa illumina la campagna di vigneti ed alberi da frutto. È l’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, che abitata da monaci italo-greci guidati da un Abate, con San Nicola di Casole ad Otranto e Santa Maria del Mito a Tricase, nel Medioevo era centro religioso e culturale fra i più importanti d’Europa. Riemersa dall’abbandono con corposi interventi di restauro, grazie alla dinamica gestione del Fai (Fondo ambiente italiano), dall’inizio del secondo millennio, ha intrapreso la risalita volta a riconquistare interesse e prestigio internazionali. Anche attraverso la riproposizione, ogni anno in primavera, dell’antichissima Fiera “Lu panieri”, con l’esposizione di manufatti dell’artigianato verace: sedie di paglia, cesti di vimini, sculture in legno e ceramica, ricami al telaio ed al tombolo.

Cerrate durante la Fiera “Lu panieri” (© T.B.)

STORIA E LEGGENDA

Storicamente, per volere del militare normanno Boemondo I d’Hauteville (1051-1111), poi italianizzato in Altavilla, principe di Taranto e fra i comandanti della Prima Crociata, la sua costruzione risale all’XI secolo. Leggenda e tradizione orale, la attribuiscono invece allo zio Tancredi (980-1041), conte di Lecce e poi Re di Sicilia, che la fece erigere in onore della Vergine apparsagli in una grotta, durante una battuta di caccia, fra le corna di un cervo. Per questo detta Santa Maria di Cervate, successivamente variato in Cerrate, fu Monastero dei religiosi seguaci di San Basilio Magno in fuga dalle persecuzioni turche di Bisanzio, e prosperò sino a che la Chiesa con annesso Convento dei Santi Niccolò e Cataldo, innalzata nella vicina Lecce nel 1180, non la soppiantò, almeno come polo di aggregazione religiosa.

Il sigillo (© T.B.)

Nel 1531, l’amministrazione dell’ospedale degli incurabili di Napoli, alla quale venne donata dal cardinale fiorentino Niccolò Gaddi (1499-1552), la trasformò in Masseria per la produzione di cereali e la lavorazione delle olive, ed oltre alla Chiesa a tre navate, che era ed è in stile Romanico Pugliese, venne dotata di alloggi per i contadini, stalle, un pozzo, due frantoi ipogei, poi dismessi a favore delle macine, e persino un mulino con l’attiguo forno per la preparazione del pane, le cui forme venivano marchiate con un sigillo, fortunosamente rinvenuto ai piedi della Chiesa, dove venne forse seppellito per i posteri dagli ultimi monaci della zona, uno dei quali aveva nome Gioacchino.

Nel 1711 venne saccheggiata e fortemente danneggiata dai pirati saraceni, che così facendo, ne decretarono il declino. Nel corso dei secoli, Cerrate è stata impoverita dalle ruberie di altari, colonne e capitelli, ma nonostante le tante ferite subite, ha avuto miglior destino delle Abbazie di Otranto e Tricase, andate pressoché distrutte, e nel 1965, col ripristino di quanto era andato perso, i lavori ordinati dalla Provincia proprietaria, le hanno restituito l’originaria bellezza. Nel tempo, oltre a confermarne l’attività in epoca medievale, unitamente alla scoperta di numerosi “posthole”, i buchi da palo per l’inserimento di legni o pietre, gli scavi archeologici curati dall’Università del Salento, hanno svelato sepolture databili fra il VII e l’VIII secolo, nonché, sotto l’abside della Chiesa Romanica, una tomba che ha spinto gli studiosi ad ipotizzare l’esistenza di una struttura monastica del primo periodo dell’epoca bizantina, e dunque precedente all’età dei normanni Boemondo e Tancredi d’Altavilla.

BELLEZZE MOZZAFIATO

Il pozzo (© T.B.)

Varcato l’ingresso della cittadella all’interno della quale, con altri fabbricati, l’Abbazia è oggi racchiusa, lo sguardo viene subito catturato dal lato sinistro del complesso architettonico. Una accanto all’altra, sono due bellezze mozzafiato, che come per incanto, sembrano propagarsi dalla Chiesa. Sono, in ordine, il  Pozzo ornamentale del XVI secolo, rimesso a nuovo anche con i finanziamenti della maison di moda, Prada, ed il Chiostro del XIII secolo, ricco di 24 colonne cilindriche ed ottagonali, che reggono altrettanti capitelli con figure zoomorfe, metà uomo e metà animale, tratte dal Bestiarium Medievale. Unitamente alla facciata della Chiesa che si staglia poco oltre, costituiscono un unicum, che fa di Santa Maria di Cerrate, uno dei monumenti più belli ed importanti di Puglia e dell’intero Italico Paese. La facciata si presenta con un rosone al centro sapientemente inserito nel portale duecentesco, nel cui intradosso giacciono i rilievi, anch’essi figurati, dell’Annunciazione della Vergine, di Santa Elisabetta, dei Re Magi e la scena della fuga in Egitto.

UNA GALLERIA D’ARTE

Entrati nel luogo di culto, avvolti da un’atmosfera che è allo stesso tempo di spiritualità e magia, il primo impatto è con l’esuberanza per numero, grandezza e varietà di colori, degli affreschi che coprono i muri.

Alcuni degli affreschi che rendono unico il complesso architettonico (© T.B.)

Il più sorprendente è della Dormitio Virginis, che è riproduzione tipica della tradizione orientale, e per questo rara in Occidente, sebbene nel solo Salento, ne esistano nel castello di Acaya, nella basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina e nella Cripta della Madonna del Gonfalone a Tricase. Ed una seconda si trova nella stessa cittadella di Cerrate, ove brilla nell’attiguo Museo, all’interno del quale, accanto al Miracolo della Cerva, a San Giorgio con la principessa, Sant’Anna, San Gioacchino con la Maria Vergine, San Demetrio, San Michele ed altre immagini di Santi, fanno bella mostra gli affreschi staccati dalla Chiesa durante i restauri.

Interno (© T.B.)

All’interno, la Galleria di dipinti due e trecenteschi, al riparo del soffitto di travi, canne e tegole, prosegue con Cristo in Gloria, Angeli e Santi nelle absidi, ed una Vergine col Bambino, e nei sottarchi, un’altra serie di Santi. Prima di guadagnare, da un’uscita laterale, una volta ancora la vista del bellissimo ed elegante Chiostro, da ammirare sono anche, sopra l’altare maggiore, il baldacchino del 1269, e gli altri tre altari: della Madonna, di Sant’Oronzo e di Sant’Irene, patrona di Lecce, prima di essere spodestata proprio dal vescovo Oronzo, che secondo il credo religioso, salvò la capitale dell’antica Terra d’Otranto dalla devastante Peste del 1656.

Toti Bellone
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Foto in alto: l’Abbazia con il Chiostro in primo piano (© T.B.)