Mostra in piazzetta Baglivi 4, a Lecce. Potrà essere visitata fino al 25 settembre 2022, da martedì a venerdì ore 16-19, sabato e domenica ore 10-13 e 16-19
«Una persona si aspetta di trovare il Sava giallo, e invece non trova nulla… il giallo c’è soltanto in Fiore del Salento». Salvatore Sava ci introduce così a L’altra scultura, mostra a lui dedicata nella sede della Fondazione Biscozzi | Rimbaud. L’aspetto cromatico richiamato dallo scultore riguarda i suoi lavori più noti, caratterizzati dall’utilizzo del colore giallo fluorescente, uno degli elementi distintivi del linguaggio artistico di Sava.
Le trentacinque opere si susseguono in un allestimento pausato, attento e calibrato e attingono selettivamente alla assai più vasta produzione della maturità artistica di Sava, ascrivibile all’ultimo trentennio. All’inverso di tante affastellate esposizioni che rendono faticosa la visita e poco chiaro il senso, questa mostra è capace di restituire uno sguardo generale sulla prolifera attività dello scultore e al contempo una dignità espositiva alle singole opere che così raggiungono il compimento della loro dimensione estetica.
La selezione è stata condotta con un confronto costante e diretto tra l’artista e il curatore, lo storico e critico dell’arte Paolo Bolpagni, facilitato, certo, dalla conoscenza di lunga data, avvenuta per tramite di Luciano Caramel, tra le più autorevoli firme degli studi sull’arte contemporanea. Dalla progettazione alle ultime fasi dell’allestimento, Sava e Bolpagni hanno stabilito in comune accordo dove e come disporre le opere, un buon principio metodologico da prendere ad esempio.
Non da meno, nella scelta si coglie anche una continuità cronologica e una coerenza stilistica con i due lavori già presenti nella collezione permanente dei Biscozzi Rimbaud, Sentieri interrotti (1998) e Rosa Selvatica (1999); a dichiarare un ulteriore legame tra la collezionista Dominique Rimbaud e il «grande artista» come lei pubblicamente lo annuncia.
Le opere accolgono il visitatore sin dall’ingresso. Di fronte all’entrata è collocata Xalento (2021), l’opera di più recente realizzazione, che racchiude in sé due problematiche di grande attualità: la cellula della Xylella, nella parte bassa, e la cellula del Covid, nella parte alta con le pietre disposte a comporre una sorta di corona. Accanto, nella piccola aiuola, le foglie di pietra (1999), idealmente connesse con i fiori di pietra (1997), sistemati nel giardino interno, sotto l’albero di arancio.
Nelle tre salette si alternano lavori di piccola e media dimensione che raggiungono e superano il metro; nella prima sala vi sono opere di più contenuto formato, come il ciclo della Magica Luna, della metà degli anni Novanta e dedicato agli ultimi album del cantautore genovese Fabrizio De André.
Il ciclo, per il curatore, è emblema del passaggio di Sava dalla bidimensionalità alla tridimensionalità: si apre con Lettera per il vento (1995) e Lettera per la magica luna (1995), opere realizzate con inchiostro di china su carta, e giunge alle lettere del 1996 in pietra leccese – perché «la carta non bastava e la penna non era all’altezza di esprimere certe sensazioni», ricorda Sava – e alla piccola Indiadolcenera (1997).
La piena affermazione della scultura dell’artista salentino si vede, però, nelle sale successive. Centrale è l’Albero della luna del 1997, che sancisce l’avvio alla scultura: «L’opera giusta – ci dice Sava – un’opera che piacque molto a Luciano Caramel e che Bolpagni ha subito individuato in studio».
Si intervallano lavori plastici e opere a muro, tra cui spiccano i grandi neri, polimaterici, aggettanti, realizzati sul finire degli anni Novanta per denunciare il dramma dell’inquinamento. Il fil rouge, infatti, che unisce la diversità materiale nella quale si addentra Sava è sempre quello della natura, «dalla quale proveniamo e che è la cosa più importante», per usare parole sue.
L’altra scultura consegna al pubblico la sua produzione inedita o poco conosciuta, e contestualmente ribadisce la sua unicità, la sua alterità, la sua forza e capacità di dire qualcos’altro, qualcosa di diverso dal mainstream. La scultura, ha precisato Bolpagni, «è forse la forma d’arte più difficile, da alcuni giudicata a torto inattuale ma che, certo, ha faticato più di altre a trovare una propria via contemporanea», e pur tuttavia Salvatore Sava ha trovato una sua via, come conferma l’esposizione leccese, aggiungendosi ad altre.
L’altra scultura segna un momento importante anche per lo scultore, che dopo aver operato sulla natura ed essersi dedicato ai suoi ulivi e alla sua terra, torna a pieno ritmo a praticare arte.
La mostra, organizzata con il patrocinio del Comune di Lecce, è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale. È visitabile presso la sede della Fondazione Biscozzi | Rimbaud a Lecce, piazzetta Baglivi 4, fino al 25 settembre 2022, da martedì a venerdì ore 16-19; sabato e domenica ore 10-13 e 16-19.
Rosanna Carrieri
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Foto in alto: Salvatore Sava
S. Sava, Xalento, 2021, ferro, pietra, acciaio inox e smalto, 190x123x123
S. Sava, Fiori di pietra, 1997, pietra e ferro, altezza massima 200 cm
S. Sava, L’albero della luna, 1997, ferro e pietra, 113 x 115 x 78 cm
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