Nuovo appuntamento con la “buona lettura” a Salice Salentino. Domani giovedì 10 novembre, alle 18.30, nella Chiesa madre “Santa Maria Assunta”
Nuovo appuntamento con la “buona lettura” a Salice Salentino. Sarà presentato domani giovedì 10 novembre, alle 18.30, nella Chiesa madre “Santa Maria Assunta”, il volume “San Giovanni della Croce, una luce antica per la spiritualità contemporanea” (Effatà Editrice, Collana “Il respiro dell’anima”, 2022, pagine 176).
Si tratta dell’ultima fatica letteraria della salicese Maria Tondo (in foto), quinta opera pubblicata dopo “Donna profezia futuro” (1997), “Di fronte al progetto di vita” (2007), “Con Maria di Magdala” (2009) e “La Straniera” (2015). Il programma della serata prevede, dopo i saluti del parroco, monsignor Massimo Alemanno, e del consigliere comunale delegato alla Cultura, Luigi Palazzo, l’intervento di apertura dell’autrice e la presentazione del libro a cura di Antonio Scandone, docente di Lettere. L’iniziativa è stata promossa dal Comune e dalla Parrocchia Santa Maria Assunta, in collaborazione con Salic’è.
Il volume, che presenta una piacevole veste grafica curata da Silvia Aimar, si caratterizza per una scrittura fine ed elaborata, nella profondità spirituale e “poetica” dei temi trattati. Comprende la prefazione firmata da Sabino Chialà e l’introduzione della stessa Tondo. È diviso in tredici capitoli (“L’incontro inatteso”, “Per una nuova partenza”, “Con lo sguardo al nostro tempo”, “Cominciando da lontano”, “In compagnia di Maria”, “Immersi nel silenzio”, “Con la forza poetica dei simboli”, “Nel più profondo centro”, “La Fiamma viva d’amore”, “Con l’eredità spirituale”, “Verso il nuovo orizzonte”, “Della fede luminosa”, “Rimettersi in cammino”).
“L’opera letteraria di Giovanni della Croce – spiega Antonio Scandone – è tutta intrisa di profondo misticismo, come lo è stato il percorso dell’intera sua esistenza. E tuttavia Tondo, in questa sua ultima opera, non ha inteso tessere l’ennesima biografia del santo spagnolo. Semmai l’autrice ha rivissuto la vicenda interiore del personaggio, attraverso i suoi scritti e le sue scelte di vita, come rispecchiamento mediato della sua stessa esistenza. Fino al punto da autorizzare il lettore ad interpretare tale lavoro come il tracciato di una sobria e discreta autobiografia in parallelo. Della quale la stessa autrice ci consegna tra le mani il filo conduttore, quando afferma che scrivere un libro è sempre un raccontarsi, manifestare se stessi”.
Nella Prefazione, Sabino Chialà fra l’altro scrive: “Giovanni (Della Croce, ndr.) si presenta come un teologo atipico, tra quelli che per parlare di Dio preferiscono ricorrere al linguaggio della poesia, piuttosto che a quello della definizione dogmatica, riallacciandosi così a un’antichissima tradizione che vede in Efrem il Siro uno dei migliori esempi, non a caso dichiarato dottore della Chiesa universale poco prima di Giovanni, nel 1920. Due teologi che prediligono l’immagine, il paradosso, la metafora, come peraltro il loro Maestro che, catturato dalle realtà più semplici e quotidiane, ne faceva parabole del Regno. Maria Tondo (…) entra in dialogo con questo gigante del passato, non per volgersi indietro, ma quasi per invitarlo a dialogare con il nostro mondo, con le sue sfide e le sue opportunità. Intessendo così un dialogo di riconoscenza, in cui l’autrice dice di voler rendere conto di un incontro avvenuto tanti anni or sono, ma ancora vivo e fecondo”.
Rosario Faggiano
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