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Alessano - 27 Nov 2022

Macurano, l’antico villaggio rupestre abitato dai monaci basiliani

Più di trenta grotte nella piana delle carraie tracciate lungo il percorso dell’antica Via Sallentina


Spazio Aperto Salento

Una lingua d’asfalto che corre verso l’incanto di Novaglie, annuncia il mare verde smeraldo di quel tratto di Adriatico. Da una parte, appena fuori Alessano di medievali origini, un balcone lavorato nel tufo striato di nero, presenta l’antica masseria Santa Lucia, dall’altra una Cappella con un affresco raffigurante Santo Stefano ed un’area picnic con l’invitante scritta intagliata su due assi di legno: “Insediamento rupestre”.

IL CASALE DI MACURANO

Nella piana che non t’aspetti, ampia e silente com’è, due grandi cavità scavate nella pietra viva dal tempo millenario e da mani sapienti, sembrano pronte a mostrare dipinti con guano ed ocra come nella fantastica grotta dei Cervi della vicina Badisco. Ma a differenza di quanto si verificò in quello che gli studiosi hanno definito il Louvre della Preistoria, sebbene credibile, qui la presenza dell’antenato della razza umana, non è stata mai accertata. Croci graffite di foggia greca e latina sui muri interni, rimandano invece l’abitazione del Casale Macurano, ai monaci seguaci di San Basilio da Cesarèa (329-379 dopo Cristo), che nel Salento come nella confinante Calabria, trovarono riparo dopo la fuga dal Medioriente per sfuggire alle persecuzioni dell’imperatore Leone III Isaurico (675-741 dopo Cristo). Trappeto Sauli la più spaziosa e Trappeto Santa Lucia la più piccola, sono dette le due grandi grotte situate ai piedi della Serra di Montesardo, la frazione d’epoca messapica della già citata Alessano. Tutto attorno, altre grotte per un totale di trenta ed anche più, molte delle quali non più accessibili perché pericolanti oppure riconquistate dalla natura, costituiscono il fulcro del sorprendente Villaggio Rupestre. Al tempo dei basiliani, venivano utilizzate per ricovero di uomini, animali, attrezzi e derrate, queste ultime prodotte in gran quantità, grazie alla disponibilità dell’acqua piovana, raccolta in generose cisterne attraverso la creazione di canalizzazioni, in parte visibili ancora oggi.

I FRANTOI OLEARI

Dell’abbondanza di acqua proveniente da Montesardo, località a quasi duecento metri sul livello del mare, hanno beneficiato anche i frantoi oleari, che nelle grotte hanno trovato posto nei decenni del Cinquecento. Dopo l’abbandono, a causa della crisi agraria della metà del XIV secolo, seguita alla Peste del 1348, le terre “molto produttive delle campagne attorno a Montesardo, specie nella pianura Macurano”, come le descrive il medico scopritore dell’Anfiteatro Romano di Lecce, Cosimo De Giorgi (1842-1922), vennero destinate alla coltivazione dell’olivo, ed una dopo l’altra, le cavità vennero trasformate in frantoi ipogei. Con macine e torchi, un paio sono ancora al loro posto, nel grande Trappeto Sauli, che nel periodo di Natale, ospita i personaggi del Presepe Vivente. Ripopolato il Villaggio ed avviata la nuova produzione, nel  Cinquecento sorgono la Masseria Fortificata, la Torre coronata da beccatelli, una sorta di mensolette poste a sostegno del parapetto del terrazzo, e su uno spuntone di roccia, la Cappella intitolata a Santo Stefano. Ma la presenza delle carraie, anch’esse scavate nella roccia, suggerisce che Macurano era frequentata pure in epoca romana. Al tempo in cui il Casale era Stazione di sosta per chi era diretto a Leuca, proveniente, lungo la Via Sallentina, dalla messapica Veretum, l’odierna Patù, e da Leuca proseguiva, lungo la stessa Via, per Castrum Minervae (Castro) ed Hydruntum  (Otranto).

UN INSEDIAMENTO UNICO

Nel Salento, il Villaggio Rupestre di Macurano è unico nel suo genere. Le due grandi grotte e le altre che s’incontrano nella zona solcata dalle carraie, e che al di là del binario delle Ferrovie Sud Est, si perde in direzione del mare, assieme ai resti di un Cimitero Medievale, alle cisterne, ai silos, ed a ridosso della Masseria Fortificata, di un palmeto ed una vasca alimentata dalle acque di un vicino pozzo, costituiscono un insediamento di rilevanza storico-paesaggistica, che da solo potrebbe rappresentare la mèta turistica da visitare almeno una volta nella vita. Ma nonostante tanta prepotente e selvaggia  bellezza, di fatto è abbandonato a se stesso. Poco valorizzato e poco conosciuto dagli stessi salentini, deve la sua salvaguardia al rispetto dei pochi visitatori, stranieri in testa, compresi i giovani della zona, che al riparo della tettoia dell’area picnic posta all’ingresso, trovano spazio per giochi ed improvvisate riunioni.

Toti Bellone
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Foto in alto: la grotta grande di Macurano detta Trappeto Sauli (© T.B.)

 

“Insegna” in legno di Macurano (© T.B)

Una veduta della piana delle Grotte (© T.B)

Il Trappeto Santa Lucia (© T.B.)

Uno scorcio interno del Trappeto (© T.B.)

La Torre costruita nel Cinquecento (© T.B.)

L’antica masseria vista dall’area picnic (© T.B.)

La Cappella di Santo Stefano (© T.B.)

Resti delle carraie  (© T.B.)